Vaccino antiinfluenzale e COVID-19
Influenza: un po’ di storia
Il nome di questa infezione fu adottato in Italia nel quattrocento, secondo la concezione astrologica e la dottrina masmatico-umorale, che sosteneva che questa malattia fosse causata dall’influenza degli astri.
Persino Ippocrate aveva descritto i sintomi influenzali più di 2000 anni fa.
È nel 1580 che si registra la prima pandemia causata da un virus, sviluppatasi in Asia e poi estesasi in tutta Europa.
La più famosa e letale pandemia fu la cosiddetta “Influenza spagnola” (influenza di tipo A, sottotipo H1N1), che comparve dal 1918 al 1919 e che fu definita “il più grande olocausto medico della storia” per aver causato dalle 50 alle 100 milioni di vittime nel mondo.
Bisognerà aspettare fino al 1931, quando Richard Schope scoprì, nei maiali, che l’influenza era causata dai virus della famiglia Orthomyxoviridae, e fino al 1933 per ottenere l’isolamento del virus nell’uomo, da parte di un gruppo di ricercatori guidato da Patrick Laidlaw al Medical Research Council.
Fu nel 1944 che si assiste ad un primo vero passo per prevenire l’influenza: dobbiamo, infatti, alle osservazioni di Thomas Francis Jr., utilizzate poi dai ricercatori dell’Università del Michigan, lo sviluppo di un vaccino (si era basato sul lavoro precedente di Frank Macfarlane Burnet, che aveva dimostrato la perdita di virulenza del virus quando coltivato in uova di gallina fertilizzate).
Ci furono altre pandemie causate da questi virus: l’influenza asiatica del 1957 (tipo A, ceppo H2N2) e l’influenza di Hong Kong del 1968 (tipo A, ceppo H3N2), che, seppure “minori”, causarono milioni di morti. Dal 1968 non ci furono pandemie, quasi sicuramente grazie all’immunità ai ceppi di influenza delle precedenti pandemie e alla vaccinazione!
I virus influenzali
L’influenza è una malattia infettiva respiratoria acuta causata dal virus dell’influenza, un virus a RNA della famiglia degli Orthomyxoviridae. Esistono tre generi di virus influenzali dell’uomo: Influenzavirus A, Influenzavirus B, Influenzavirus C. I virus A e C infettano diverse specie, mentre il virus B infetta quasi esclusivamente l’uomo.
Struttura del virus dell’influenza A
Il virus dell’influenza A è un virus a RNA segmentato, a singolo filamento. Il virione dell’Influenza A ha un diametro di 80–120 nm e normalmente è di forma sferica. Il genoma, composto da 13.588 (“lettere universali presenti nel DNA e nell’RNA), è diviso in 8 segmenti che codificano per 11 diverse proteine (HA, NA, NP, M1, M2, NS1, NEP, PA, PB1, PB1-F2, PB2). Questa natura segmentata del materiale genomico consente lo scambio dei frammenti tra i diversi sottotipi virali (di seguito la descrizione da dove derivano questi sottotipi) durante la co-infezione di uno stesso organismo.
Virus dell’influenza al microscopio elettronico (© wikipedia)
Tra queste proteine virali, due grandi glicoproteine (proteine abbellite con degli zuccheri), che si trovano sulla superficie esterna delle particelle virali, sono l’emoagglutinina (HA), che consente al virus di entrare nelle cellule (un po’ come la proteina Spike di SARS-CoV2), e la neuraminidasi (NA), un enzima coinvolto nel rilascio di nuove particelle virali.
Sono proprio le possibili combinazioni tra le diverse forme di emoagglutinina (H) e di neuraminidasi (N) a determinare i diversi sottotipi: esistono infatti 18 differenti tipi di emoagglutinina (da H1 a H18) e 11 differenti tipi di neuroaminidasi (da N1 a N11).
Per esempio:
Virus dell’influenza A sottotipo H1N1 causò la spagnola
Virus dell’influenza A sottotipo H2N2 causò l’asiatica
Virus dell’influenza A sottotipo H3N2 causò l’influenza di Hong Kong
Virus dell’influenza A sottotipo H7N7 ha un potenziale zoonotico
Virus dell’influenza A sottotipo H1N2 è endemica negli umani e nei suini
Come mai ogni anno i vaccini antiinfluenzali cambiano? Deriva antigenica e Spostamento antigenico
La replicazione dei virus influenzali comporta costantemente la produzione di mutazioni o un riassortimento, che determinano la comparsa di nuove varianti virali.
Spesso i cambiamenti (o mutazioni) avvengono a carico delle proteine emagglutinina e neuramidasi sulla superficie del virus: si parla di deriva antigenica (drift) che crea una “variante di ceppo”. Uno di questi ceppi può diventare più virulento, dominante, e può diffondersi rapidamente nella popolazione, spesso causando un’epidemia.
Quando il virus acquisisce antigeni (qualsiasi cosa estranea riconosciuta dal nostro sistema immunitario) del tutto nuovi (per esempio nuove proteine che permettono al virus di entrare e replicarsi), per riassortimento tra i ceppi aviari e i ceppi umani, si parla invece di spostamento antigenico (antigenic shift). La produzione di antigeni completamente nuovi determina l’insorgenza di un nuovo tipo di influenza, che, oltre a renderci vulnerabili, potrebbe propagarsi causando una nuova pandemia.
Data l’elevata variabilità dei ceppi virali influenzali, è necessario adattare ogni anno i ceppi virali contenuti nel vaccino con quelli che si presume caratterizzino la stagione influenzale in corso.
Il vaccino antiinfluenzale
Il vaccino per l’influenza è un vaccino inattivato trivalente, preparato con virus coltivati in embrioni di pollo. Il vaccino si definisce inattivato quando è formato da virus completi, che hanno subìto qualche trattamento fisico o chimico che li rende inattivi. I “disattivanti” più utilizzati sono la formaldeide e agenti chelanti come ossido di etilene, propiolattoni, etilenomina. Questi agenti producono unioni incrociate nelle catene degli acidi nucleici, inattivando il virus, ma senza modificare le sue proteine e il suo involucro, per non alterare la risposta immunitaria.
Questi vaccini presentano come principali vantaggi, rispetto ai vaccini attenuati, la stabilità e la sicurezza, oltre al sistema di conservazione. Tuttavia, inducono, solitamente, una risposta immunitaria minore rispetto ai vaccini attenuati, fondamentalmente legata ai linfociti CD4+ (cellule che fanno parte del nostro sistema immunitario) con produzione di anticorpi.
Si dice trivalente in quanto fornisce copertura contro tre sierotipi: i due sierotipi H1N1 e H3N2 per il tipo A ed un sierotipo per il tipo B.
Il vaccino inattivato può essere formulato anche con l’aggiunta di un adiuvante (MF59, liposomi) che serve per amplificare la risposta anticorpale e che permette di impiegare quantità minori di materiale virale. Un conservante tanto discusso è il tiomersale, che contiene etilmercurio ed è presente in alcune formulazioni di vaccino influenzale inattivato. In virtù del suo potere antisettico, viene utilizzato come conservante dei vaccini, nelle preparazioni di immunoglobuline, sieri anti-veleno, soluzioni disinfettanti per uso oftalmologico e nasale e negli inchiostri per tatuaggi.
I vaccini contengono mercurio! Dicono i no-vax! Una piccola minoranza del movimento antivaccinista ritiene che il tiomersale causi l’autismo, nonostante numerosi studi e ricerche scientifiche abbiano ampiamente dimostrato l’assenza di correlazione tra questo derivato del mercurio e l’autismo. Il tiomersale è eliminato dall’organismo rapidamente e nei vaccini non supera i 50 mcg/dose. I dati di tossicità acuta e cronica che, alcuni antivaccinisti cercano di tirar fuori a cadenza stagionale, si riferiscono al metilmercurio, che non viene utilizzato nella preparazione dei vaccini!
Il vaccino influenzale ha una efficacia parziale intorno al 46%. Come mai? Lo si deve al fatto che abbiamo diversi virus che causano l’influenza e che i vaccini non sono riescono a proteggerci contro tutti i tipi di virus. Se ritenete che la copertura sia un limite, vediamo assieme i numerosi motivi per i quali vaccinarsi durante la pandemia COVID-19.
COVID-19 e vaccino antinfluenzale 2020/2021: perché è importante vaccinarsi
Con l’arrivo dell’autunno e dei primi freddi, come sempre fa capolino l’influenza stagionale. Data la presenza della nuova infezione COVID-19 e l’elevato rischio di co-infezione, i vaccini antinfluenzali rivestiranno un ruolo fondamentale.
- Evitare di chiamare il medico e soprattutto evitare un tampone nasofaringeo o doverlo ripetere di continuo, visto che i sintomi influenzali e da COVID-19 si somigliano moltissimo.
- Un recente studio pubblicato su The Lancet ha dimostrato come alcuni virus influenzali potrebbero facilitare l’ingresso del SARS-CoV-2 nei polmoni.
Il vaccino contro l’influenza permetterebbe una semplificazione della diagnosi e della gestione dei casi sospetti a causa della sintomatologia sovrapponibile con il COVID-19; una maggiore protezione contro il coronavirus, in quanto un soggetto già indebolito dall’influenza potrebbe avere conseguenze più serie se contrae successivamente il COVID-19.
Sintomi dovuti ai due virus (© dal web)
- Uno studio inglese effettuato su quasi 20000 persone ha evidenziato non solo un aumento significativo di casi gravi di COVID-19, ma anche il raddoppio della mortalità, soprattutto in pazienti di età superiore ai 60 anni. Per esempio negli ultrasessantenni la mortalità è passata dal 23% (pazienti solo con COVID-19) al 50% (pazienti con influenza e COVID-19): spaventoso!!
- Uno studio italiano ha invece evidenziato, sempre su un grande campionamento della popolazione, che nelle regioni con una maggiore copertura vaccinale contro l’influenza, ci sono state minori ospedalizzazioni da Covid e meno decessi.
Al netto di questi risultati, possiamo, quindi, concludere che il vaccino influenzale ci protegge, almeno parzialmente, contro la COVID-19, sebbene ulteriori studi saranno necessari a validare ulteriormente questo trend. Questo fenomeno, tuttavia, non è nuovo: è noto che il vaccino contro la tubercolosi risulta essere potrettivo contro altri virus respiratori. Questo meccanismo di difesa è dovuto alla cosiddetta “immunità allenata”: il vaccino stimolerebbe un altro tipo di cellule del sistema immunitario (meno specifiche e meno durature), capaci di agire contro un virus diverso da quello per il quale siamo stati vaccinati. E, infine, la mascherina: ne abbiamo sentite tante, tuttavia esse ci proteggono, limitando la diffusione di entrambi i virus. Ricordiamoci che il vaccino antinfluenzale non basta (46% copertura!)
Soprattutto quest’anno, la vaccinazione antinfluenzale (sperando si risolva il problema legato alla sua disponibilità) e la mascherina sono DAVVERO cruciali: è bene ricordare che le vaccinazioni e le mascherine, il cui valore sociale si riflette sia sul singolo individuo sia sulla collettività, non solo proteggono noi stessi, ma anche le persone che non possono essere vaccinate.
Biochimica, giocoliera di macromolecole e vivo nel meraviglioso mondo di Proteinlandia. Ho un dottorato in Scienze Biochimiche (Università Sapienza di Roma). Lavoro in UK, dove cerco di svelare l’intricato mondo di batteri cattivissimi.
Sogno ricorrente: vestita da astronauta, con taniche piene di cristalli, e in viaggio verso la ISS, dove una volta arrivata faccio esperimenti di cristallografia delle proteine!
Faccio divulgazione perché ho bisogno di raccontare la Bellezza, quella a livello atomico, che non tutti hanno la fortuna di poter ammirare direttamente.