L’uomo che sconfisse l’HIV: una chiave per la cura all’AIDS?
Oggi vi raccontiamo una storia che ha dell’incredibile. Una di quelle storie che coinvolge una sola persona ma allo stesso tempo l’intera umanità, una storia che parla di speranza, fiducia nella ricerca e voglia di vivere. Questa storia ha come protagonista Timothy Ray Brown, per noi Tim, un cittadino statunitense conosciuto anche come il “Paziente di Berlino”, nome che si è portato dietro insieme al grande peso di ciò che ha vissuto. Tim, ad oggi, è considerata la prima persona identificata al mondo a essere guarita dall’infezione di HIV, sconfiggendo l’AIDS. La storia che c’è dietro la sua guarigione è molto lunga.
Il virus e la malattia
Si parte dal 1995, anno in cui, a Berlino, Tim scopre di essere sieropositivo al virus dell’HIV.
Nei mesi successivi presero piede sul mercato le prime terapie antivirali standard, che servono a mantenere a bada l’infezione e la moltiplicazione del virus, ma non riescono ad eliminarlo totalmente in quanto questo può nascondersi nelle cellule entrando in uno stato dormiente. Proprio per questo tale terapia deve essere seguita per tutta la vita.
Grazie alla terapia antivirale, fortunatamente Tim riuscì a tenere a bada il virus per più di dieci anni, svolgendo una vita quasi normale, fino a quando, nel 2006, gli venne diagnosticata una leucemia mieloide acuta, un tumore delle cellule del sangue. Questo complicò gravemente le cose. Tim iniziò un ciclo di chemioterapie durante le quali riscontrò diverse infezioni molto gravi che lo portarono al coma farmacologico. Questo era dovuto sia al tumore in sé, sia al fatto che dovette alternare interruzioni e riprese della terapia antivirale, facendo sì che il virus si ripresentasse a momenti ad alte concentrazioni nel suo corpo. Tutto questo ha avuto delle conseguenze disastrose sulle difese immunitarie di Tim, rendendolo suscettibile a ogni minima infezione durante le cure.
L’ultima soluzione per Tim era quella di sottoporsi ad un trapianto di midollo, procedura che permette di sostituire completamente le cellule del sangue con cellule sane da donatore. L’operazione però era molto rischiosa e nel suo stato poteva risultare fatale. Tim rinunciò al trapianto in quanto, nonostante tutto, la leucemia sembrava rispondere bene alle chemioterapie e, dopo poco tempo, Tim riprese la sua terapia antivirale.
Il trapianto e la guarigione
Negli ultimi mesi del 2006, però, il tumore si ripresentò più forte di prima. Tanto forte da non lasciare altra scelta a Tim, che decise di sottoporsi al trapianto di midollo. Nel 2007, Tim ricevette il primo di due trapianti di midollo e sospese per un lungo periodo gli antiretrovirali. Il trapianto fu molto rischioso, e lo costrinse alla sedia a rotelle per diversi mesi e per Tim quello fu il periodo più disastroso.
Eppure, nonostante non prendesse più il farmaco antivirale, i medici notarono che dopo mesi dal primo trapianto nel suo sangue non vi era più traccia del virus. Nel 2008, ricevette un secondo trapianto sempre dallo stesso donatore e a febbraio dello stesso anno è stato dichiarato “HIV-free” alla conferenza Croi di Boston. Tim non prendeva più antivirali contro l’HIV e non aveva più né il tumore né l’AIDS.
È riuscito a sbarazzarsi di entrambi i mali che lo hanno afflitto per tanto tempo, ma soprattutto divenne l’unica persona identificata al mondo (è conosciuto un altro caso simile ma non dichiarato) a guarire dall’infezione da HIV.
Come ci è riuscito?
Tim ha ricevuto un trapianto di midollo da un donatore che aveva una mutazione rarissima della proteina CCR5. Questa proteina rappresenta una delle due porte di ingresso (l’altra è la proteina CD4) necessarie all’HIV per l’entrata nelle cellule del sangue. Tale proteina, essendo mutata e, quindi, cambiata nel midollo che Tim ha ricevuto, ha fatto in modo che il virus non riuscisse a passare nelle nuove cellule di Tim. Per tanto col tempo la sua carica virale (concentrazione di virus nel sangue) è calata drasticamente, fino a scomparire del tutto.
La vittoria di Tim ha fatto ben sperare nella lotta all’HIV e nella ricerca di una cura all’AIDS, anche se tutti i tentativi di replica della terapia che lui ha ricevuto sono stati disastrosi in altri pazienti. Per questo nel 2012 Tim fondò la Timothy Ray Brown Foundation a Washington che collabora ancora oggi con scienziati, medici, istituzioni e università per la ricerca di una cura e di possibili vaccinazioni contro l’HIV.
Lui stesso dichiarò che “non si sarebbe fermato fino a quando non fosse riuscito a trovare una cura per l’HIV”.
Il ritorno della leucemia e la morte
Dopo quasi 12 anni di completa guarigione, purtroppo la leucemia che aveva spinto Tim verso il suo storico trattamento tornò. A settembre del 2020 Tim rivelò che era malato terminale e si spense a Palm Springs, in California, il 29 di quel mese. Con lui non si spegne però la speranza che egli ha donato a molti malati e alla ricerca. Fino al giorno della sua morte, Tim è sempre risultato negativo al virus dell’HIV, dimostrando al mondo che, in qualche modo, è possibile guarire dall’AIDS. Noi di Missione Scienza facciamo il tifo per la ricerca, che ancora oggi studia e tenta di replicare il caso di Tim, nella speranza di riuscire a capire come curare questa brutta malattia.
Fonti:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4287108/
https://www.ilpost.it/2014/10/11/cura-hiv-paziente-berlino/
http://science.sciencemag.org/content/332/6031/784
Mi sono laureato in Biotecnologie a Parma, poi ho conseguito la Laurea Magistrale in Biotecnologie Mediche a “La Sapienza” Università di Roma. Attualmente mi occupo di ricerca nell’ambito della genetica medica. Partecipo al progetto Missione Scienza dal 2017, spacciandomi per finto divulgatore della scienza e contribuendo nell’aspetto grafico e visivo.