Tunguska, il boato di una foresta
“Se un albero cade in una foresta e nessuno lo sente, fa rumore?”. Secondo George Berkeley, vescovo irlandese del ‘700 che per primo formulò questo pensiero, la risposta era “no”.
Chissà se la squadra guidata dal mineralogista Leonid Kulik si è posta la stessa domanda una volta giunta presso il bacino del fiume Tunguska, nella Siberia settentrionale.
Qui, infatti, oltre ottanta milioni di alberi risultavano abbattuti da un’esplosione. Ma causata da cosa?
Da qualche parte lungo il fiume Tunguska
È l’alba del 30 giugno 11.908 EU (1908 d.C.) e ci troviamo nel cuore della Siberia. Attorno alle ore 07:17, come raccontarono testimoni oculari, il cielo fu attraversato da un bagliore bluastro luminoso quanto il Sole stesso. La luce corse rapidamente verso l’orizzonte e lì si spense, in una colonna di fumo e fiamme.
Chi ancora dormiva fu improvvisamente svegliato da un’immensa onda d’urto, tale da polverizzare le finestre delle abitazioni e mandare gambe all’aria i testimoni oculari dell’evento. L’esplosione non si fermò alla gelida taiga russa. Le scosse sismiche furono registrate in tutto il territorio euro-asiatico e non solo, anche negli Stati Uniti.
Fu stimato che nei territori limitrofi l’esplosione, l’onda d’urto abbia generato un terremoto di magnitudo tra i 5 e gli 8 della scala Richter. Un valore superiore al terremoto del Messico del 12.014 EU (2014) e di poco inferiore a quello provocato dalla detonazione della più potente arma termonucleare mai testata, la Zar.
Ci si aspetterebbe che un evento di tale portata abbia immediatamente attirato le attenzioni scientifiche di tutto il globo. Tuttavia, per i primi studi sul campo bisognò attendere quasi un decennio.
La spedizione di Leonid Kulik a Tunguska
L. Kulik è il primo a ipotizzare l’origine meteoritica dell’esplosione. Accompagnato dai ricercatori dell’Accademia Sovietica delle Scienze, si fa guidare da un gruppo di cacciatori verso l’area considerata il ground zero dell’esplosione. Una volta giunto sul luogo, scopre con non poco stupore la completa assenza di un cratere d’impatto.
Il terreno è perfettamente pianeggiante, sebbene tutti gli alberi nel raggio di 8 km siano stati completamente carbonizzati. In lontananza, gli alberi iniziano a coricarsi, in un pattern che sembra accentuarsi allontanandosi dal “centro” di questo fenomeno. Il mineralogista scatta diverse foto, di cui quella a seguire.
Date le forti limitazioni nella strumentazione del tempo, ad esempio l’impossibilità di scattare fotografie aeree, le successive spedizioni di Kulik non conducono a grandi scoperte.
L’ipotesi dell’esplosione a mezz’aria
Nel decennio tra il ’50 e il ’60, le operazioni di investigazione si intensificano e, con il crescente interesse, giungono le prime conferme scientifiche. Attraverso un processo di setacciatura nell’area di interesse, si identificano sfere microscopiche composte da magnetite e silicati.
In particolare, le sfere composte da magnetite mostravano livelli relativamente alti di nickel, una caratteristica tipica dei meteoriti. Andando a osservare la distribuzione di queste tracce ferrose nel terreno, l’ipotesi di un’esplosione a mezz’aria di un corpo di origine extraterrestre diviene quella più fondata.
A partire dal ’98, diversi ricercatori russi prelevano dei campioni dai fondali delle paludi del territorio e analizzano la firma isotopica di idrogeno, azoto, carbonio e iridio. Secondo i loro studi, i campioni presentano firme anomale rispetto a quanto rinvenuto in stratificazioni di aree più distanti, a conferma dell’ipotesi meteoritica.
Studi più recenti sembrerebbero smentire queste ultime misurazioni, sostenendo che i campioni prelevati da altri gruppi di ricerca nelle medesime aree non riportano alcuna delle anomalie sostenute.
Asteroide, meteoroide o meteorite?
Per definizione, un asteroide è un piccolo corpo celeste (nell’ordine dei chilometri) composto da rocce e metalli (o ghiaccio, in quel caso è chiamato cometa) vagante per lo spazio interno al Sistema Solare, spesso in orbite elevatamente eccentriche. Un corpo celeste decisamente più piccolo di un asteroide (nell’ordine della decine di metri) è definito meteoroide.
Un meteoroide che entra a contatto con l’atmosfera terrestre e ne sopravvive alle forze di attrito prende il nome di meteorite.
Questa precisazione è necessaria poiché negli anni si sono susseguite numerose ipotesi circa la classificazione di questo corpo celeste, persino riguardo la sua provenienza.
Andando indietro nel tempo, nel 11.930 EU (1930 d.C.) il meteorologo F. J. W. Whipple ipotizzò si trattasse di una cometa. Questa, essendo composta da polveri e ghiaccio, si sarebbe completamente vaporizzata una volta detonata a diversi chilometri dalla superficie terrestre. Ipotesi che bene si sposava con le testimonianze oculari dei nativi dell’area.
Questo modello fu contestato in due studi distinti, il primo di inizio anni ’80 e il secondo dei primi anni duemila. Nel 12.001 EU (2001), infatti, un gruppo di ricercatori italiani poté escludere con fermezza la teoria di Whipple. Attraverso dei modelli orbitali estratti dalla traiettoria atmosferica del corpo celeste di Tunguska, essi sono riusciti a rintracciarne l’origine nella cintura degli asteroidi, con una probabilità dell’83%.
L’ipotesi bolognese del lago Čeko
Nel 12.007 EU (2007), un team dell’Università degli Studi di Bologna identifica nel bacino del lago Čeko i resti del corpo celeste esploso sopra i cieli di Tunguska. Il lago, infatti, presenta una serie di caratteristiche che bene lo inseriscono nel quadro di esplosione del corpo celeste:
- L’ecoscandaglio del fondale testimonia un’origine “artificiale”, coerente con quello di un impatto meteoritico.
- Indagini del fondale testimoniano la presenza in profondità di un corpo ferroso di qualche metro.
- L’asse distale del lago punta esattamente all’epicentro dell’esplosione di Tunguska.
Lo studio è stato più volte oggetto di discussione a causa di incongruenze nelle analisi dei sedimenti del lago, oltre che nella fisica dell’impatto. Ricerche sulle origini del lago Čeko, e dunque la validità dell’ipotesi, sono ancora in corso.
L’evento di Čeljabinsk, come Tunguska?
Il 15 febbraio 12.013 (2013), gli abitanti della città di Čeljabinsk, negli Urali, assistono a un evento non dissimile da quanto accaduto a Tunguska. Un meteoroide di circa venti metri squarcia il cielo ed esplode con una forza pari a 500 chilotoni, venticinque volte la potenza atomica di Little Boy.
Fortunatamente, l’evento provoca “soltanto” un migliaio di feriti, principalmente a causa dei frammenti delle finestre esplose.
Dall’evento scaturiscono meteoroidi di dimensione minore, insufficienti a creare veri e propri crateri. Date le analogie tra i due eventi, la comunità scientifica ritiene l’evento pressoché identico a quello verificatosi a Tunguska.
Il boato di una foresta
A meno di ulteriori rinvenimenti, o teorie pseudo-scientifiche, si ritiene che il corpo celeste di Tunguska fosse un meteoroide esploso a una quota di circa 10 km, con una dimensione tra i 50 e gli 80 metri in diametro.
Si stima che l’energia rilasciata nella detonazione fosse tra i 10 e i 30 megatoni, pari a quella dell’eruzione del Monte St. Helens, o millecinquecento volte la bomba atomica sganciata su Hiroshima.
Fonti
Circa il fenomeno riguardante il meteorite siberiano: Whipple, F.J.W. (1934), On Phenomena related to the great Siberian meteor. Q.J.R. Meteorol. Soc., 60: 505-522. https://doi.org/10.1002/qj.49706025709
Un possibile cratere di impatto per l’evento di Tunguska: Gasperini, L et al. (2007), A possible impact crater for the 1908 Tunguska Event. Terra Nova, 19: 245-251. https://doi.org/10.1111/j.1365-3121.2007.00742.x
Rinvenimento di iridio e altri elementi anomali nei pressi dell’esplosione: Hou, Q. L. et al. (1998). Discovery of iridium and other element anomalies near the 1908 Tunguska explosion site. Planetary and space science, 46(2-3), 179-188. https://doi.org/10.1016/S0032-0633(97)00174-8
Probabile origine asteroidale del corpo celeste di Tunguska: Farinella, P. et al. (2001). Probable asteroidal origin of the Tunguska Cosmic Body. Astronomy & Astrophysics, 377(3), 1081-1097.
https://doi.org/10.1051/0004-6361:20011054
Laureato in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi di Ferrara e studente magistrale in Molecular and Cell Biology presso l’Alma Mater Studiorum di Bologna. Profondamente innamorato della Scienza in tutte le sue diramazioni, di musica elettronica e cyberpunk.