SCIENZE

Tarocchi e lettura a freddo

Avete mai avuto a che fare con i tarocchi o con altri trucchi utilizzati dai cartomanti, medium, indovini, sensitivi? Oppure avete mai letto l’oroscopo e vi siete ritrovati in quanto scritto per il vostro segno zodiacale?

Spesso accade di rimanere sbigottiti davanti a predizioni sul nostro futuro o sulle nostre sensazioni che ci sembrano così realistiche. Ma spesso questo è dovuto al nostro senso di unicità, così forte da farci scambiare una previsione che andrebbe bene con chiunque, come personale.

Ma è davvero tutta fuffa? Come funzionano i tarocchi e gli altri trucchi?

Seppur vi possa sembrare un qualcosa che non ha nulla a che fare con la scienza, vi sbagliate di grosso. Tutte le tecniche usate nella cartomanzia (e negli altri trucchi) hanno molto a che fare con noi. Tant’è che ricadono negli stessi effetti usati da chiunque voglia venderci qualcosa, anche dai politici che vogliono il nostro voto e la nostra approvazione.

Dopo aver parlato della tavola Ouija e della telepatia ora parleremo dei tarocchi, o più in generale della lettura a freddo.

Cos’è la lettura a freddo?

Lettura a freddo e lettura a caldo: differenze

Come lettura a freddo si intende la capacità di leggere le persone utilizzando strumenti non convenzionali ed esoterici. Gli strumenti usati cambiano in base alla cultura.

Per esempio, in Cina e in Giappone gli indovini usano la lettura dei bastoncini (kau cim) e degli oracoli di carta (omikuji), dall’Europa dell’Est si è diffusa nel mondo la lettura della mano, dall’Italia medievale provengono i tarocchi, e così via.

Esiste anche un altro tipo di lettura psichica, ovvero la lettura a caldo. Essa inizia ancora prima di incontrare la persona, raccogliendo quante più informazioni possibili al riguardo. Ad esempio, in passato, persone anche molto importanti (come re, principi o altri reali) chiedevano un consulto a un cartomante. Il nostro cartomante poteva reperire informazioni a riguardo facilmente. Spesso, infatti, interrogava amici o altre persone vicine al nobile.

Mettiamo che il cartomante scopra che il nobile ha appena comprato un carico di oro che arriverà l’indomani. Quando il cartomante sta effettuando la lettura e scopre un re di denari, potrà dire “Ah, un re di denari, come il carico d’oro che state aspettando. Avrete molta fortuna stavolta”. Il nobile a questa affermazione resterà incredulo e si chiederà “Come fa a sapere del carico in arrivo?”. D’altra parte, resterà anche appagato perché di certo è confortante sapere di avere fortuna.

Ma la lettura a caldo ha grossi limiti, perché richiede un’iniziale raccolta di informazioni non indifferente. Sarebbe sicuramente fallace se il consulto venisse richiesto da uno sconosciuto o, addirittura, ne andrebbe della propria reputazione se si venisse a sapere delle domande poste.

Qui interviene la tecnica della lettura a freddo, elaborata apposta per casi come questo. Al contrario dell’altra, si basa su indizi molto più vaghi, ma non per questo meno impressionanti. Il nostro corpo dice tutto di noi (come abbiamo visto negli articoli prima citati), basta saperlo ascoltare.

Come fa a funzionare la lettura a freddo?

Il punto di forza della lettura a freddo è senza dubbio il suo linguaggio vago, che si basa sul non aggiungere subito dettagli. Successivamente, quando si è conquistata la fiducia della persona, si dovranno aggiungere sempre più dettagli usando però tecniche precise.

Shotgunning

Questa tecnica prende proprio il nome dallo “shotgun”, un fucile che spara tanti piccoli proiettili con la speranza che almeno uno colpisca il bersaglio.

Possiamo anche immaginare che l’indovino stia parlando con una platea, invece che con una solo persona, dicendo: “Vedo una persona anziana di nome Marco”. Sicuramente almeno una persona nella stanza conoscerà qualche anziano con questo nome, sentendosi quindi interpellata.

Oppure riferendosi a una sola persona potrebbe dire: “Vedo un problema cardiaco con una persona paterna nella tua famiglia”. Difficilmente non c’è un parente, anche alla lontana, nella nostra famiglia che non ha avuto un problema cardiaco (visto che le patologie cardiovascolari sono la prima causa di morte nei paesi più industrializzati). Poi dicendo “figura paterna” potrebbe riferirsi a chiunque: padre, zio, nonno, bisnonno ecc.

Anche una previsione così approssimativa può sembrarci invece specifica, ed è qui che entra in gioco l’effetto successivo: “l’effetto Forer”.

Effetto Forer (o Barnum)

È l’effetto per cui una predizione vaga e abbastanza generale, che potrebbe essere vera per la maggior parte delle persone, viene invece individuata come precisa e adatta alla propria persona. È proprio l’effetto che utilizza l’oroscopo, ed è inoltre usato dalla lettura dei tarocchi, dalla lettura dell’aura e da alcuni test di personalità.

Vi faccio un esempio prendendo un oroscopo casuale dal web e vediamo se indovinate a quale segno fa riferimento:

“Stai attento, più diventi esigente nei tuoi confronti e più tenderai a bloccarti, imprigionandoti entro dei parametri che non sono adeguati alle tue possibilità in questo momento. Puntare su un atteggiamento rigido non ti è d’aiuto perché ti impedisce di adattarti e dare il meglio di te in funzione delle infinite varianti di una situazione. Cerca di mettere in valore tutto quello che ti rende unico!”

Questo è proprio un esempio perfetto, infatti si conclude con una frase chiave “Cerca di mettere in valore tutto quello che ti rende unico”. … Andiamo, chi tra noi non si sente unico? Quest’oroscopo sta palesemente parlando di me… (Di che segno parlava? Non importa, questo è il punto.)

L’effetto Forer rientra nel “fenomeno dell’accettazione”. Ovvero, se una credenza, un’aspettativa o un’ipotesi ce lo impone, tendiamo a creare correlazioni che tra loro non esistono. Questo è il motivo per cui alcune persone credono all’oroscopo: perché cercano una corrispondenza tra i suoi contenuti e la percezione della propria personalità. Soprattutto poi se l’oroscopo ci viene a dire che “siamo unici”.

L’esperimento di Forer

Nell’11.948 EU (1948 d.C.), lo psicologo Forer diede un test di psicologia ai suoi studenti che lo compilarono. Dopodiché fu detto che veniva consegnata loro una vignetta personale basata sulle loro risposte al test.

Successivamente, gli studenti dovevano valutare quanto la vignetta rispecchiasse la loro personalità. I risultati erano sbalorditivi, la maggior parte degli studenti diede alla vignetta un voto alto, dicendo di rispecchiarsi totalmente nei risultati.

Il problema, però, era che le vignette che avevano ricevuto gli studenti erano tutte uguali e recitavano quanto segue:

  1. Hai un grande bisogno che le altre persone ti apprezzino e ti ammirino.
  2. Hai la tendenza a essere critico con te stesso.
  3. Hai una grande quantità di capacità inutilizzata che non hai trasformato a tuo vantaggio.
  4. Mentre hai alcune debolezze della personalità, sei generalmente in grado di compensarle.
  5. Il tuo adattamento sessuale ha presentato problemi per te.
  6. Disciplinato e autocontrollato all’esterno, tendi a essere preoccupante e insicuro dentro.
  7. A volte hai seri dubbi sul fatto che tu abbia preso la decisione giusta o fatto la cosa giusta.
  8. Preferisci una certa quantità di cambiamenti e varietà e diventi insoddisfatto quando sei circondato da restrizioni e limitazioni.
  9. Ti fidi di essere un pensatore indipendente e non accetti le affermazioni degli altri senza prove soddisfacenti.
  10. Non hai trovato saggio essere troppo franco nel rivelare te stesso agli altri.
  11. A volte sei estroverso, affabile, socievole, mentre altre volte sei introverso, diffidente, riservato.
  12. Alcune delle tue aspirazioni tendono a essere piuttosto irrealistiche.
  13. La sicurezza è uno dei tuoi principali obiettivi nella vita.

C’è da considerare anche un aspetto importante, ovvero il “principio di autorità”. Infatti, se a dare il questionario non fosse stato il loro professore ma un loro collega, forse i risultati sarebbero stati diversi.

Il principio di autorità

Ovviamente, la lettura a freddo sortirà un effetto ben diverso in base alla credibilità dell’indovino. Difficilmente tenderemo a credere a un nostro amico che, un po’ per scherzo, ci legge le carte. Mentre, specie i meno scettici, più facilmente crederanno a una cartomante che si presenta formale e ben curata.

Affinché una premonizione sia efficace deve però deve soddisfare l’interlocutore. Non c’è niente di più bello che sentire notizie positive e che qualche progetto futuro darà i suoi frutti. Per questo, un altro aspetto fondamentale è la piramide dei bisogni di Maslow.

Piramide di Maslow

Maslow, psicologo del 120° secolo EU (XX secolo d.C.) formulò, in seguito allo studio delle terribili conseguenze della guerra fredda, una teoria rivoluzionaria. Evidenziò come non è solo il fisico a necessitare qualcosa per sopravvivere, ma anche la mente. Quindi, oltre che mangiare, dormire, respirare, bere ecc. abbiamo bisogni psicologici per soddisfare i quali faremmo di tutto.

Maslow formulò quindi una piramide di bisogni psichici dell’essere umano, tra cui (in maniera romanzata e molto semplificata):

  • Sicurezza: chiunque necessita di sicurezze nella propria vita, da quelle lavorative alle famigliari.
  • Amore: l’amare e l’essere amati è spesso fondamentale per ogni singolo individuo.
  • Varietà: la noia è nemica letale del cervello umano. Il senso di alienazione è per noi una minaccia costante e facciamo di tutto per evitarlo, tanto che oggi molti dei più ricchi sono coloro che offrono distrazioni (attori, influencer, cantanti ecc.)
  • Riprova sociale: fenomeno che i social hanno senza dubbio amplificato, ovvero la ricerca di approvazione da parte di altri.

Quindi con la lettura a freddo è possibile manipolare tutti questi bisogni, ad esempio dicendo:

  • Sicurezza: “Sei in grado di superare qualsiasi ostacolo grazie alla tua forza di determinazione”.
  • Amore: “Ora va male, ma presto troverai l’amore della tua vita” o “La tua anima gemella ti sta solo aspettando”.
  • Varietà: “Tra poco farai un viaggio entusiasmante”.
  • Riprova sociale: “Leggo nelle stelle che farai grandi cose”

Come dicevo, chiunque ha bisogno di sentirsi dire cose positive. Che poi, talvolta, è proprio pensare positivo che ci porta a fare avverare davvero i nostri desideri. Come una profezia che si autoavvera.

L’effetto Pigmalione

Quest’effetto è anche chiamato “effetto della profezia che si autorealizza”, il cui assunto di base è spesso così posto: “Se gli insegnanti credono che un bambino sia meno dotato, lo tratteranno, anche inconsciamente, in modo diverso dagli altri; il bambino interiorizzerà il giudizio e si comporterà di conseguenza; si instaura così un circolo vizioso per cui il bambino tenderà a divenire nel tempo proprio come l’insegnante lo aveva immaginato.”

Questo assunto deriva da un esperimento fatto da un ricercatore americano chiamato Robert Rosenthal, che negli anni ’60 ideò un esperimento nell’ambito della psicologia sociale, sottoponendo un gruppo di alunni di una scuola elementare californiana a un test di intelligenza.

Successivamente, scelse in modo casuale, senza utilizzare i risultati del test, alcuni studenti e informò gli insegnanti che si trattava di alunni molto intelligenti. Dopo un anno, Rosenthal ripassò nella scuola e fece ripetere un test di intelligenza. Dai risultati vide che i suoi selezionati, seppur scelti casualmente, avevano confermato in pieno le sue previsioni migliorando notevolmente il proprio rendimento scolastico fino a divenire i migliori della classe.

L’effetto pigmalione non riguarda solo l’ambito scolastico, ma è possibile estenderlo a qualsiasi relazione interpersonale (dal rapporto con i genitori, a quello con il proprio capo) fino anche al campo delle credenze.

Infatti, più tendiamo a credere che una cosa si realizzi, più questa cosa è probabile che lo faccia. Ad esempio, se un cartomante ci dice che supereremo un certo esame, ci avrà dato una spinta in più per studiare e arrivare così tanto preparatз che sicuramente l’esame sarà un successo.

Capiamo bene come, quindi, credere che un evento si possa verificare, non è proprio un male. Come esseri umani necessitiamo di credere a qualcosa, che sia a un Dio o a una profezia. Credere ci fa vivere meglio.

Nella lettura a freddo, fondamentale è il metodo di comunicazione, alla base poi di qualsiasi discorso di successo. Affinché funzioni, un discorso deve utilizzare precisi meccanismi comunicativi. Ne è un esempio il discorso improvvisato di Martin Luther King con il suo “I have a dream”.

Meccanismi comunicativi

Cancellazioni

Continuamente riceviamo dall’ambiente esterno una miriade di informazioni. Il nostro cervello, però, non è in grado di fare attenzione perfettamente a tutte, quindi le meno importanti le cancella. Ad esempio, se stiamo parlando con qualcuno in modo molto attento, tutto ciò che ci circonda passa in secondo piano. Ovvio, però, che se intorno a noi succede qualcosa di eclatante, come un incidente stradale, subito viene richiamata la nostra attenzione.

Nella comunicazione succede la stessa cosa. Ci focalizziamo su quelli che sono i punti cardine del discorso, talvolta tralasciando i minuscoli particolari.

Generalizzazione

Quando siamo bambini riceviamo dall’ambiente esterno tantissime nuove informazioni, alcune le elaboriamo e facciamo nostre. Ad esempio, vediamo come i nostri genitori aprono la porta della nostra camera da letto. Osservando giornalmente la porta che si apre, capiamo che per aprirla basta afferrare la maniglia, abbassarla e tirare o spingerla.

Da allora, qualsiasi porta troviamo davanti a noi, anche se non l’abbiamo mai vista prima, sappiamo come aprirla. La nostra mente, quindi, ha generalizzato che la porta si apre in quel modo e che tutte le porte si apriranno così.

Quindi, le generalizzazioni sono quei fenomeni involontari che, una volta raccolta un’informazione limitata, la generalizzano e la applicano a tutti i concetti. Lo svantaggio di questi fenomeni è che ci fanno cadere nell’errore di “fare di tutta l’erba un fascio”.

Spesso, la generalizzazione è molto utilizzata nella comunicazione specie da parte dei politici, che creano in questo modo polarizzazioni devastanti. Affinché la comunicazione funzioni, il messaggio deve essere semplice e vago, dando la libertà a chiunque di generalizzarlo e farlo proprio.

Deformazione

L’ultimo meccanismo comunicativo è la deformazione, che dipende dall’esperienza del singolo individuo. Facciamo un esempio.

È sera e siamo soli in casa. Coraggiosamente decidiamo di vedere un film horror. Dopodiché andiamo a letto, ma immediatamente sentiamo rumori strani provenire dal balcone. Ci spaventiamo e lentamente sgattaioliamo verso il balcone armati di coltello. Affacciandoci vediamo però che si tratta semplicemente del vento.

Le deformazioni sono quindi quei fenomeni della mente che, sulla base della nostra esperienza, distorcono la realtà. Sebbene questi fenomeni a volte ci facciano cadere in inganno, essi sono un elemento chiave della nostra immaginazione.

La nostra mente, quindi, ogni volta che è sottoposta alla realtà cancella, generalizza e distorce l’informazione. La realtà è poi archiviata nella mente sotto forma di immagini, suoni, sensazioni, odori e gusti.

Comunicazione e lettura a freddo

Applichiamo questi fenomeni alla lettura a freddo con un esempio. Immaginiamo che da poco un nostro amico ci ha salutato per un lungo viaggio di studio all’estero e non lo vedremo per un anno. Andiamo da un indovino che ci dice: “Vedo che vi manca qualcuno. Sì, forse un amico. Dovrebbe essere andato via da poco”.

Ovviamente l’indovino dirà tutte queste parole lentamente, valutando minuziosamente la nostra reazione. Noi magari gli rispondiamo: “Sì, è partito da poco”. Quindi gli abbiamo dato un’informazione in più senza accorgercene, ora l’indovino sa che il nostro amico che è “andato via” non è morto ma è in viaggio. Quindi lui risponde: “Vedo che è partito per un lungo viaggio per fare una nuova esperienza. Ti manca molto.”.

Quindi noi, dopo la seduta, restiamo sbigottiti e pensiamo: “Wow! Come ha fatto a sapere che il nostro amico è partito per un anno per studiare all’estero”. Peccato però che l’indovino ha usato una frase molto generale. A chi non manca qualcuno? Poi studiando le nostre reazioni ha continuato ad aggiungere maggiori informazioni.

Tra l’altro gli abbiamo anche suggerito che è partito per un viaggio, ne è stata una logica conclusione che se ci manca allora è partito per un lungo viaggio. Quindi noi abbiamo ascoltato l’indovino che ci ha lanciato un’informazione molto generalizzata e di libera interpretazione, poi l’abbiamo distorta e applicata alla nostra realtà, cancellando il fatto che in realtà la risposta ce la siamo dati da sola.

Ed ecco la magia della comunicazione.

Ma queste tecniche non bastano, perché tra tutte le cose che l’indovino ci avrà detto, ce ne sarà qualcuna che non avrà beccato. Ma tanto non è un problema, perché ci pensa il bias di conferma.

Bias di conferma

In psicologia, il bias di conferma è quella distorsione cognitiva per la quale le persone tendono a muoversi entro un ambito delimitato dalle loro convinzioni acquisite.

Le persone mostrano questo pregiudizio quando selezionano le informazioni che supportano le loro opinioni, ignorando quelle contrarie, o quando interpretano le prove ambigue come se supportassero i loro atteggiamenti esistenti. L’effetto è più forte per i risultati desiderati, sia per le questioni emotivamente cariche che per le convinzioni profondamente radicate.

Il bias di conferma non può essere eliminato, ma può essere gestito, ad esempio, attraverso l’educazione e la formazione al pensiero critico.

Ed è proprio su di questo bias che giocano molto gli indovini. Infatti, facendo un grande numero di asserzioni ambigue in ogni seduta, il chiaroveggente fornisce al cliente molte opportunità per trovare agganci alla propria vita. Inoltre, tenderemo a ricordare essenzialmente le asserzioni che più ci riguardano, dimenticando i punti dove invece l’indovino ha fallito.

Conclusione

Quindi, può sembrare strano, ma possiamo concludere che i tarocchi funzionano. Badate bene però, questo non significa che i tarocchi sono in grado di predire il nostro futuro. Semplicemente siamo portati, come esseri umani, a crederci. Così come siamo portati a credere all’oroscopo, alle storielle, a chi ci vuole vendere qualcosa.

Tutto questo perché qualunque persona è affetta da bias cognitivi, anche la più intelligente sulla faccia della Terra. Ma sapere riconoscere di essere fallibili, mettere in dubbio anche le nostre più assolute certezze, forse può aiutare a migliorarci. Perché è proprio il pensiero critico che poi fa la differenza.

Fonti

Meridda, A. (2012). Lettura a Freddo. Bruno Editore

Hyman, R. (2007). Manuale di cold reading. CICAP

Esperimento di Forer
Forer, B. R. (1949). The fallacy of personal validation: a classroom demonstration of gullibility. The Journal of Abnormal and Social Psychology44(1), 118. doi: 10.1037/h0059240

Effetto pigmalione
Rosenthal, R., & Jacobson, L. (1968). Pygmalion in the classroom. The urban review3(1), 16-20. doi: 10.1007/BF02322211

Bias di conferma
Nickerson, R. S. (1998). Confirmation bias: A ubiquitous phenomenon in many guises. Review of general psychology2(2), 175-220. doi: 10.1037/1089-2680.2.2.175

Tommaso Magnifico

Sono Tommaso Magnifico, studente di Medicina e Chirurgia dell'Università degli Studi di Bari e Socio Mensa (The high IQ society). Scrivo articoli specialmente riguardati la medicina in tutte le sue sfaccettature: dal pronto intervento alla psicologia. Potere alla scienza!!!

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