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La struttura megalitica di Stonehenge – mito e scienza

La famosa struttura megalitica di Stonehenge ha una storia poco nota che la rende affascinante e misteriosa.

Il celebre cerchio monumentale di pietre , che si erge nello Wiltshire della Gran Bretagna, si trova a 130 km a ovest di Londra, nella piana di Salisbury. Si tramanda che ben ottanta generazioni hanno creato questa opera, per un totale di 1600 anni di costruzione. Un autentico record! I blocchi di arenaria che ritroviamo ora, però, sono stati riallineati nella prima metà del 1900 durante i lavori di ricostruzione.

Per più di quattro secoli, archeologi e geologi hanno cercato di determinare l’origine geografica delle pietre, senza però riscontrare particolari informazioni convincenti. Ma qualcosa è cambiato!

L’opera archeologica e i suoi misteri

Il mito più affascinante, generato intorno a questo luogo di origine preistorica, tramanda che il complesso sia opera di giganti, nei tempi antichi. I titani avrebbero trasportato grandi pietre levigate dal continente africano fino all’Irlanda! Con queste pietre edificarono, quindi, un circolo sacro sul monte Kilarus, come sepolcro funebre dei 460 nobili soldati di Ambrosio Aureliano, morti valorosamente contro i Sassoni.

Si dice, inoltre, che il re Uther Pendragon (padre di Re Artù) chiese aiuto al mago più famoso della storia, dopo Silvan, ovvero Merlino, affinché potesse trasportare con la sua magia il plesso lapideo di Amesbury, definita da quel giorno “la pietra sospesa” Stonehenge (‘sospesa’, in relazione agli architravi).

Un esempio di teorie mistiche dall’internet.

La costruzione originale era formata da 162 elementi litici (di roccia), probabilmente erti dai romani, sassoni, danesi e druidi, ma più probabilmente potrebbero essere state comunità agricole inglesi a costruirle. Questa è la teoria più accreditata, essendo un’opera rudimentale costituita da massi che pesano diverse tonnellate ciascuna.

Inoltre, l’ingegneria dell’epoca era abbastanza semplice, infatti, usavano trasportare i massi con tronchi mobili e corde. Un’impresa titanica!

Si ritiene che alcune delle pietre abbiano avuto origine da una cava nel Galles (vedi foto sotto), a circa 225 km di distanza dal monumento del Wiltshire.

Stonehenge, ovvero struttura architettonica preistorica di pietra (da ‘stone’ e ‘henge’), è a tutti gli effetti un monumento in quanto è stato realizzato appositamente per pratiche religiose, sorto alla fine del neolitico (3100 a.C. circa). Nelle campagne anglosassoni sono comuni queste opere per rituali religiosi locali.

Kazzenger e altri esperti di vite extraterrestri (vi ricordate che ansia era Mistero?) hanno dedotto da solidissime intuizioni notturne di insonnia e noia quotidiana che i costruttori, invece, fossero gli alieni.

Il solstizio d’estate

Essendo una costruzione realizzata in 1500 anni, le celebrazioni ed il loro significato potrebbero essere cambiate nel tempo.

Gli storici considerano che le comunità agricole venerassero il periodo più fertile e fruttuoso dell’anno che intercorre tra la primavera e l’estate (il solstizio d’estate) a differenza dell’autunno e l’inverno, le stagioni di carenza. Il ciclo delle stagioni era quindi di vitale importanza per chi viveva di raccolto, perciò dovevano sfruttarlo al meglio!

Stonehenge durante il solstizio d’estate: il sole è perfettamente visibile dal dolmen di riferimento, all’alba e al tramonto.

Per farlo, avevano pensato bene di costruire questa opera circolare per osservare l’allineamento dei raggi solari del solstizio d’estate seguendo l’ombra del monumento. Questo periodo ricade tra il 21 e il 24 giugno, quando il sole è allo zenit (il giorno più lungo dell’anno), mentre il solstizio d’inverno, il 21 dicembre, segna il giorno più breve.

Le fasi di costruzione

Gli storici, inoltre, pensano che l’anello di pietre fosse stato costruito in diverse fasi, di cui il primo completato circa 5.000 anni fa dai britannici del Neolitico, che usavano strumenti più primitivi.

Fase 1

La prima versione era un grande terrapieno (Henge) comprendente le buche di Aubrey, costruite intorno al 3100 a.C. Gli scavi hanno rivelato ossa umane cremate, ma i fossi, probabilmente non erano tombe, ma facevano parte del rituale religioso. Dopo di che, Stonehenge fu abbandonata per più di mille anni.

Fase 2

La fase più ‘pesante è iniziata intorno al 2150 a.C., quando 82 pietre blu delle montagne del Preseli, nel Galles sud-occidentale, furono trasportate nel sito. Si pensa che le pietre (di 4 tonnellate l’una) siano state trascinate su rulli e slitte, attraverso i fiumi locali dove furono caricate su zattere lungo la costa meridionale del Galles, prima di essere nuovamente trascinate via terra a Warminster e Wiltshire.

Il viaggio si estendeva per più di 380 km e, una volta sul posto, le pietre furono disposte al centro per formare un doppio cerchio incompleto. Durante lo stesso periodo, l’ingresso originale è stato allargato e sono state erette due Heel Stones (pietre di riferimento per osservare l’allineamento dei raggi solari).

I complessi megalitici sono strutture preistoriche costituite da grandi rocce di vari tipi, ovvero i menhir (singoli megaliti monolitici) e i dolmen (tombe megalitiche preistoriche a camera singola).

Fase 3

La terza fase si svolse intorno al 2000 a.C., periodo in cui furono trasportate le pietre di sarsen (un tipo di arenaria), più grandi delle pietre blu. La più grande di queste pesa 50 tonnellate, perciò il trasporto via acqua non sarebbe stato possibile.  Si sospetta, quindi, che siano state trasportate con slitte e corde. Alcuni studi fatti hanno dimostrato che ci sarebbero voluti 500 uomini con corde di cuoio per tirare una pietra e 100 uomini in più per posare i rulli davanti alla slitta.

Fase 4

L’ultima fase ebbe luogo poco dopo il 1500 a.C., quando le pietre blu più piccole furono ridisposte a ferro di cavallo. Il numero originale di pietre nel cerchio di pietre blu era probabilmente di circa 60, ma da allora queste hanno subito danni e una progressiva erosione.

Gli studi su Stonehenge

Anche gli scienziati, ora, credono che Stonehenge sia il risultato del lavoro di diverse tribù nel corso del tempo. L’esperto archeologo, Mike Pitts, ha descritto lo scavo di una fossa di circa sei metri di diametro, oltre alla Heel Stone nel 1979, che si trova a 75 metri dal centro del cerchio di pietra.

Se si guarda in direzione della Heel Stone dall’interno di Stonehenge, si può osservare il sole che sorge e tramonta proprio nel periodo del solstizio d’estate e d’inverno. Quindi è una sorta di “chiave di lettura” del complesso archeologico (vedi foto).

Queste pietre, di varie dimensioni, si trovano sia nella pianura di Salisbury, che nel Marlborough Downs nel Wiltshire, ma anche nel Kent e in quantità minore nel Berkshire, nell’Essex, nell’Oxfordshire, nel Dorset e nell’Hampshire.

I ricercatori hanno scoperto che 50 su 52 sarsen, esistenti in questa area, provenivano dal sito di West Woods, a 25 km a nord di Stonehenge nella contea del Wiltshire. La Stone 26 e la Stone 160, invece, non corrispondono a nessuno dei siti studiati.

Poiché dalla costruzione di Stonehenge sono andati perduti fino a 30 sarsen, è impossibile sapere se quelle due pietre siano singole o se siano i resti di un grande complesso di rocce portate da un sito diverso da West Woods.

Westwood è molto più vicina a Stonehenge, rispetto al Galles, quindi è più verosimile questa scoperta!

La “firma chimica” delle rocce

I ricercatori hanno esaminato le caratteristiche, sia macroscopiche che microscopiche, dei monoliti di Stonehenge confrontandole con quelle dell’affioramento da cui sono state prelevate. A quanto emerge dalle analisi, le pietre più piccole sono originarie del Galles sud occidentale, in quanto combacianti con campioni locali.

La loro composizione chimica è molto simile, perciò si pensa che la loro formazione sia avvenuta in contemporanea. I dati, che anni fa non erano sufficienti a rilevare l’origine delle pietre, dal 2018 hanno permesso di constatarne l’origine. Questa scoperta è stata possibile grazie all’analisi su un campione estratto da uno dei sarsen, durante il restauro del 1958, che per 60 anni aveva fatto parte di una collezione privata.

L’Università di Brighton richiese campioni della pietra per approfondire le analisi. Adoperando due tipi di spettrometria di massa,  hanno determinato, nel carotaggio (una speciale tecnica di campionamento), i livelli di 22 elementi in traccia, che possiamo definire come una ‘firma chimica’.

Gli stessi ricercatori confrontarono, poi, i campioni del sito di Stonehenge con altri, che provenivano da 20 siti sparsi nell’Inghilterra meridionale. L’esito ha dimostrato che le analisi combaciavano con i sarsen di West Woods, un’area di 6 km quadrati circa a sud del fiume Kennet, spesso trascurata dalla ricerca archeologica.

Questo rileva che le pietre di West Woods risalgono, probabilmente, alla seconda fase di costruzione (intorno al 2500 a.C.) del luogo di culto. Ne avevano di forza sovrumana per spostare monoliti così pesanti!

Conclusioni

Come avranno fatto uomini preistorici del Neolitico a trasportare queste pietre giganti di peso medio di 20 tonnellate? Il mistero si infittisce, ma almeno una prova tangibile sulla provenienza l’abbiamo! Intanto gli archeologi immaginano che questi abbiano creato un’ampia rete di coordinamento sociale, che ha permesso di effettuare questi trasporti. Ora gli esperti stanno cercando di scoprire e ricostruire il percorso seguito dai costruttori di Stonehenge. Si è aperta una porta per future indagini e studi della cultura del tempo.

Servono, ovviamente, ulteriori approfondimenti.

Non possiamo far altro che aspettare le prossime notizie!

FONTI

Il recente studio nel dettaglio 

La notizia su Scientific American

Notizia sulla scoperta: Le Scienze

Le fasi e altri approfondimenti

Soft

Curiosa su molti fronti, sono laureata in Analisi e Gestione dell'Ambiente. Dopo il lockdown, ho innalzato i valori di serietà e abbassato quelli del cazzeggio. Il team di Missione Scienza mi ha accolta in modo tale da poter recuperare questa mia "deficienza fisiologica". Sono lunatica, cambio facilmente argomento quindi, per ora, vi dico che scriverò di ecologia, ma potrei inabissarmi in altro. Divulghiamo la divulgazione scientifica! “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario.” (P. Levi)

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