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Sigarette, tabacco e nicotina – le importanti differenze

Un articolo scritto per fare i dovuti distinguo e chiarire le idee sul perché fumare sigarette faccia male e sia così difficile smettere.

Parte 1 – Tabacco

Il tabacco è un prodotto agricolo.

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Una piantagione di tabacco. © Fonte
Il tabacco si ottiene a partire dalle piante del genere Nicotiana (una serie di arbusti della famiglia delle Solanacee, la stessa di pomodori, melanzane, patate e peperoni). Consiste nelle foglie della pianta seccate al sole.

E si fuma.

Il tabacco si fuma da tantissimo tempo.
Era di uso comune nel continente americano, molto prima dello sbarco dei colonizzatori europei, dove veniva usato a scopi rituali e ricreativi. Non che al di qua dell’oceano fossimo meno inclini a bruciare piante secche e respirarne i fumi. Prima dell’avvento del tabacco, in Europa si usava fumare un po’ di tutto.
Con pipe, narghilè e cannule (in genere di legno o osso), i nostri antenati fumavano canapa, ginepro, misti di erbe aromatiche, come la lavanda e l’anice, funghi e varie altre interessanti combinazioni di spezie.
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Un valido messere che si spara una pipa di chissà quale misto di spezie. Stampa del XVI secolo. © Fonte
Data la grande attrattiva dell’uso ricreativo in Europa, come bene importato dalle colonie, il tabacco divenne uno dei più importanti prodotti del “nuovo mondo”; incentivò grandemente la colonizzazione dell’America meridionale, causa dei primi conflitti con i nativi locali, e divenne una delle principali motivazioni (insieme alla produzione di cotone) per lo sfruttamento del lavoro di schiavi nelle piantagioni.
Il tabacco entrò nella routine europea.

Non con poca resistenza.

Leggi che limitavano la possibilità di fare uso di questa sostanza vennero promulgate in Inghilterra, Russia e nello Stato Vaticano (dove la pena per l’uso di tabacco era addirittura la scomunica!).
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Martin Lutero: anche lui venne scomunicato per aver mandato in fumo della carta… Evidentemente i Papi disapprovano il fumo in generale. © Fonte
La grande popolarità del tabacco, però, lo fece rimanere una vera miniera d’oro: tanto per avere un’idea, fino al 1883 le tasse sul commercio del tabacco rappresentarono un terzo di tutte le entrate dal governo degli Stati Uniti.
Il tabacco è un ingrediente fondamentale delle sigarette.

Parte 2 – Sigarette

La sigaretta è un prodotto commerciale.
La storia della sigaretta è controversa e di dubbia provenienza, varie leggende di dubbia fonte ne collocano la nascita in un arco temporale che va dal 1500 al 1800.
Quello che si sa per certo è che fu la Francia a cominciare a produrre questi tubetti di carta (o foglie di tè o tabacco stesso) ripieni di tabacco tritato, sotto forma di monopolio di stato, nel 1845 sotto il nome di “cigarette”, da cui la terminologia moderna.
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Pubblicità della Marlboro invecchiate malissimo (probabilmente come quel bambino). © Fonte
Sebbene la produzione delle sigarette ebbe un picco intorno al 1880 (con lo sviluppo di procedimenti industriali che sostituirono quelli manuali), l’uso delle sigarette divenne globale e diffuso solo nel ventesimo secolo. Negli Stati Uniti, ad esempio, il consumo annuale di sigarette pro capite passò da circa 50 nel 1900 a quasi 4300 nel 1965.

Ma ogni età dell’oro è destinata a finire.

All’inizio degli anni Cinquanta, il giovane inglese Richard Doll pubblicò il primo studio in cui si mostrava una diretta connessione fra il fumo e il rischio di malattie cardiovascolari e polmonari.
Le società di produzione del tabacco risposero colpo su colpo, cercando di negare ed eliminare qualsiasi nesso logico fra fumo e malattia, il coinvolgimento economico era troppo fruttuoso.
“La malattia si sviluppa in anni e anni e, durante questo lasso di tempo, siamo esposti ad altre forme di inquinamento. Risulta quindi impossibile trovare una prova diretta del legame fra fumo e cattivo stato di salute” cantilenavano molti negazionisti. Fortunatamente per tutti, questo legame (oggi dato quasi per scontato) fu evidenziato con i meravigliosi strumenti della statistica.
Successive ricerche, infatti, svelarono che superati i 50 anni il rischio di morte per malattie legate all’apparato cardiovascolare e respiratorio aumentasse del 52% per i fumatori.

Fumare fa male. Ma perché?

Il problema cardine della tossicità del fumo è proprio la combustione del tabacco. La maggior parte delle sostanze tossiche e potenzialmente cancerogene è, infatti, contenuta nel residuo del fumo: queste sostanze possono danneggiare direttamente l’apparato respiratorio, irritandone le mucose, accumulandosi nei polmoni e compromettendone l’attività.
Sono essenzialmente prodotti della combustione totale e parziale di tabacco e carta, resi volatili dalla relativamente elevata temperatura della brace.
Tra queste sostanze si contano catrame, idrocarburi policiclici aromatici (IPA), monossido di carbonio, acroleina, acetaldeide e altre sostanze ossidanti. Tutte queste sostanze hanno diversi gradi di tossicità e sono, principalmente, molecole cancerogene, agenti mutageni e sostanze citotossiche.
Ma non la nicotina.

Parte 3 – Nicotina

La nicotina è una molecola organica.
nicotina
Struttura della nicotina
È un alcaloide che si trova, particolarmente concentrato, nelle foglie delle piante del genere Nicotiana, ma che è presente in quantità minori in pomodori, patate, melanzane e peperoni (tutti membri della famiglia delle Solanacee).
Ebbene sì, nei pomodori ci sono tracce di nicotina. Subito ritorna alla mente il meraviglioso tomacco. © Fonte
Le piante la producono come sistema di difesa verso gli erbivori: assunta in dosi elevate, infatti, la nicotina causa paralisi dei muscoli scheletrici e blocco respiratorio. Assunta in piccole dosi, la nicotina stimola un rilascio anomalo di dopamina e altri neurotrasmettitori, come serotonina, vasopressina e adrenalina. Tutto questo genera un senso di euforia nel consumatore.

La nicotina è, a tutti gli effetti, una sostanza stupefacente.

Genera una forte dipendenza psichica, simile a quella generata da eroina e cocaina, e una meno marcata dipendenza fisica.
La nicotina ha una capacità straordinaria di superare la barriera ematoencefalica, cioè passa nel sangue attraverso i polmoni e dal sangue al cervello in tempi brevissimi. Interrompere improvvisamente l’assunzione di nicotina può generare una sindrome di astinenza che porta a irrequietezza, scatti d’ira e altri sintomi fisici più lievi.
Cosa che rende smettere di fumare particolarmente difficile.
Sorprendentemente, schiacciare le sigarette con il vostro pugno non aiuta in nessun modo a smettere di fumare. Però, ehi, tentar non nuoce. © Fonte
Ogni sigaretta contiene in media fra i 10 e i 12 mg di nicotina, dei quali solo 2 (approssimativamente) vengono assorbiti dal corpo durante l’atto del fumo, il che, in realtà è più che positivo! Circa 30 mg di questa sostanza sono abbastanza per uccidere un uomo adulto in meno di 2 ore.
Queste esigue quantità sono abbastanza per creare dipendenza, ma non sono la causa principale della pericolosità del fumo (che risiede, come abbiamo detto, nelle altre circa 4000 sostanze generate dalla combustione della carta e del tabacco umido e introdotte nel corpo tramite l’inalazione dei fumi).
Insomma, citando liberamente J.R.R. Tolkien, “2 mg di nicotina per trovarli, 2 mg di nicotina per domarli, 2 mg di nicotina per ghermirli e far respirare loro enormi quantità delle classi di molecole peggiori esistenti sulla faccia della Terra”.

Fonti:

Approfondimenti

Luca Ricciardi

Laurea in chimica-fisica dei sistemi biologici, ottenuta all'università "La Sapienza" di Roma, PhD in Chimica Organica ottenuto all'università di Twente (Paesi Bassi), attualmente parte dell'Editorial Office di Frontiers in Nanotechnology e Frontiers in Sensors, a Bologna. Mi identifico come napoletano (anche se di fatto a Napoli ci sono solo nato). Un ricettacolo di minoranze (queer, vegano, buddista…) con una grande passione per la divulgazione.

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