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Serendipità: scoperte scientifiche e non (Pt. 1)

Il mondo della ricerca è un mondo fatto di curiosità e passione, ma anche di sacrifici e innumerevoli ostacoli da superare. Per raggiungere un obiettivo possono volerci anni e anni. Quindi, è un mondo fatto per chi non si arrende e per chi sa pazientare, perché la voglia di contribuire a qualcosa di grande è più forte del desiderio di scappare dal laboratorio per andare al mare o a farsi una bevuta con gli amici.

In tutto ciò, oltre all’impegno e al sacrificio, serve anche un pizzico di fortuna. Tra provette, sostanze varie (non pensate a male eh) e imprecazioni, una botta di sedere ogni tanto è il minimo no?

Ed è qui che entra in gioco la cosiddetta Serendipità.

Cosa si intende per “serendipità”?

Sembrerebbe il nome di uno di quei paesini al centro delle serie TV thriller-fantascientifiche. Quelle in cui non accade mai niente e poi arriva un gruppo di amici e inizia a succedere di tutto.

No, la serendipità non ha nulla a che fare con tutto questo.

La serendipità è infatti il termine che descrive ciò che ci succede quando stiamo cercando il cellulare perché l’abbiamo perso (ovviamente pure senza suoneria) ma, durante l’ardua ricerca, ci imbattiamo in tutt’altro.

Ritroviamo per caso un altro oggetto che avevamo ormai perso diecimila anni prima ma, si sa, le cose non le trovi mai quando le stavi cercando. Sbucano solo quando vogliono loro e quando ormai eri alla ricerca di altro.

Più formalmente, la serendipità indica l’occasione di fare scoperte felici e inattese per puro caso. Trovare una cosa non cercata e imprevista mentre se ne stava cercando un’altra.

Per essere quasi romantici si potrebbe sintetizzare il tutto come un “non ti cercavo, non ti aspettavo, ma sono stato fortunato a incontrarti”.

Origine del termine

Il termine serendipità nasce proprio da un’affascinante fiaba persiana che racconta il viaggio dei tre principi di Serendippo, antico nome di quello che è attualmente lo Sri Lanka.

Le tre altezze reali fecero un viaggio tutto fuorché rilassante e tranquillo ma, anzi, all’insegna dell’avventura. Si imbatterono infatti in tutta una serie di scoperte casuali di cose che non stavano affatto cercando.

Durante il loro viaggio riuscirono a intuire che un cammello era cieco dall’occhio destro poiché si accorsero che l’erba, pur essendo migliore a destra, era stata mangiata solo a sinistra.

Fu proprio la scoperta della cecità dell’occhio destro che portò lo scrittore inglese Horace Walpole a elaborare il concetto di serendipità nel XVIII secolo: in questa situazione, infatti, i tre principi di Serendippo mostrarono un forte spirito di osservazione.

Questo dimostra che la serendipità non è solo fortuna ma è anche il frutto di un atteggiamento volto e predisposto alla ricerca. Fondamentale è la capacità di trarre dalle esperienze anche un valore diverso da quello per cui sono nate.

Un esempio particolarmente noto di serendipità è rappresentato da Cristoforo Colombo che era convinto di aver raggiunto l’Asia navigando verso Occidente e invece si ritrovò a scoprire un nuovo continente.

Serendipità nella scienza

In campo scientifico la serendipità è una coincidenza supportata dal bagaglio di esperienze e nozioni che ogni ricercatore porta sempre con sé e che gli consente di avere i cosiddetti colpi di genio. Insomma, serve la combo colpo di genio + botta di sedere, mica poco!

Lo scienziato deve quindi sfruttare al meglio la dea bendata intravedendo in un risultato strano e inaspettato una scoperta decisiva e rivoluzionaria. Insomma, deve avere un occhio bello attento e anche un pizzico di immaginazione e creatività.

Come disse Louis Pasteur, padre della microbiologia: “La fortuna favorisce le menti preparate”. E chi siamo noi per contraddirlo?

Scoperte rivoluzionarie all’insegna della serendipità

Ecco a voi una bella carrellata di scoperte rivoluzionarie fatte per caso, in modi anche piuttosto bizzarri e divertenti.

La nascita dei cereali 

Se la mattina possiamo fare colazione con i nostri amati cereali in una bella tazzona di latte dobbiamo ringraziare il caro John Harvey Kellogg e suo fratello William Keith Kellogg.

John Harvey Kellogg era il sovrintendente della casa di cura Battle Creek Sanitarium nel Michigan e fautore convinto della dieta vegetariana.

Era ormai da qualche mese che il dottor Kellogg trafficava in cucina con grano, riso, avena e granturco in cerca di qualcosa di sano, buono e digeribile, ma senza successo.

La formula finale la trovò per caso (chi l’avrebbe mai detto): aveva lasciato un composto di grano raffermo in cucina e, al suo ritorno, un paio di giorni dopo, invece di buttarlo lo cucinò. Non fu affatto una cattiva idea considerando che divenne croccante e stranamente buono.

Per alcune settimane i fiocchi, che non erano ancora di mais ma di grano, furono somministrati ai pazienti con il latte. Successivamente, attraverso una serie di esperimenti, Kellogg si accorse che con il mais i fiocchi venivano meglio.

Nacquero così i corn flakes che suo fratello Will lanciò sul mercato con il nome di famiglia, nonostante la famiglia se la sia vista brutta a causa di una lite tra i due fratelli. Will infatti, alla ricetta originale, aveva aggiunto molto zucchero per rendere i fiocchi più gustosi e più vendibili…chiamalo fesso!

Giustamente il fratello dottore non era affatto d’accordo e cercò di opporsi a questa decisione che andava contro il suo obiettivo iniziale di garantire un prodotto salutare. A quanto pare non gli diedero retta perché, come avrete notato, attualmente i più famosi cereali sono abbastanza zuccherini.

La nascita delle patatine fritte

Le patatine fritte sono uno degli snack più amati da grandi e piccini. Ma vi siete mai chiesti come e perché sono nate quelle patatine così friabili, croccanti e sottili come quelle che solitamente troviamo in busta?

Le chips, intese come patatine fritte a sfoglia sottile, nascono infatti da un cuoco che voleva vendicarsi di un commensale particolarmente insopportabile, esigente e pretenzioso, ma che aveva anche dei difetti.

Ecco la storia: c’era una volta al Moon Lake Dodge di Saratoga Springs un cliente che, non soddisfatto delle patatine servite nel ristorante del cuoco George Crum, le ritenne troppo spesse e poco croccanti.

Crum quindi le tagliò ulteriormente per farle più sottili e accontentarlo, ma il piatto venne nuovamente rimandato indietro perché il rompi scatole le riteneva ancora troppo spesse.

A questo punto il cuoco perse la pazienza e decise di rispondere in modo provocatorio: fece le patatine quanto più sottili possibile, le frisse in olio bollente e le salò abbondantemente, sperando di rendere il piatto immangiabile.

Il suo piano, però, fallì. Il cliente fu infatti così entusiasta del risultato al punto che tutto il ristorante chiese quella nuova, rivoluzionaria, portata gastronomica. Fu un vero successone anche per il locale che divenne frequentatissimo grazie a quelle che vennero chiamate Saratoga chips, inserite definitivamente in menu come specialità della casa.

Quello che iniziò come un tentativo di fare un dispettuccio si trasformò quindi in una delle invenzioni culinarie più celebri di tutti i tempi.

La nascita della Coca cola 

Il protagonista della prossima storia è John Pemberton, l’inventore di quella famosissima bevanda che sulla pizza ci sta benissimo, come ottima alternativa alla birra quando non siamo in vena di alcol. Sì, sto parlando della coca cola.

Afflitto dall’idea di essere dipendente dalla morfina il farmacista Pemberton sfruttò le sue conoscenze in ambito farmaceutico per ricercare un rimedio alternativo al proprio dolore.

Così, nell’11.866 EU (1866 d.C.), creò e commercializzò una bevanda dalle proprietà curative che chiamò Pemberton French Wine Coca e che venne pubblicizzata come antidolorifica, antidepressiva e afrodisiaca.

Nel 11.866 EU (1866 d.C.), John Pemberton creò e commercializzò una bevanda dalle proprietà curative che chiamò Pemberton French Wine Coca. Era una bevanda alcolica, mescolata con coca, noce di cola e damiana. © Fonte

La bevanda riscosse in breve tempo molto successo (eh le proprietà afrodisiache attirano) ma, purtroppo, non risolse la sua dipendenza dalla morfina e quasi quasi rischiò anche di creare dipendenza dall’alcol.

O almeno fino a quando la legge sul proibizionismo non indusse Pemberton a modificare la sua bevanda rendendola totalmente analcolica.
Per ottenere questa trasformazione arrivò in suo soccorso Willis E. Venable, anch’egli farmacista.

I due crearono così la prima versione della Coca Cola, anche se il risultato che conosciamo oggi è il frutto di un errore commesso proprio da Pemberton. Il farmacista, infatti, durante la preparazione della bevanda, mescolò accidentalmente lo sciroppo con l’acqua gassata.

Alla faccia dell’uso medico, si era appena creato un mix leggendario. I due farmacisti intuirono immediatamente che quella bevanda, che deve il nome agli ingredienti foglie di coca e noci di cola, avrebbe fatto la storia. E così è stato.

La nascita del microonde 

Tra i genietti fortunati troviamo anche Percy Spencer. Nel 11.945 EU (1945 d.C.), mentre lavorava su una valvola termoionica per radar, Spencer notò che la tavoletta di cioccolato che aveva in tasca si era sciolta.

Dopo aver lanciato sicuramente qualche imprecazione per la tasca sporca, l’ingegnere iniziò ad approfondire il fenomeno testando la cottura di altri alimenti.

Arrivò così a realizzare il primo prototipo di forno a microonde, giusto un po’ ingombrante: pesava 340 kg e riuscivi a spostarlo dopo dieci anni di palestra frequentata assiduamente e con l’aiuto di Hulk.

Nel ’47 la Raytheon realizzò il primo apparato destinato alla commercializzazione, chiamato Radarange. © Fonte

Il processo di cottura del microonde fu ufficialmente brevettato nel ’46 EU, ma solo negli anni Settanta cominciò a diffondersi nelle cucine moderne, anche grazie a dimensioni decisamente più adatte.

Da allora la sua presenza nelle case di tutto il mondo è diventata indispensabile. Quando vai di fretta e non ti va di improvvisarti un concorrente di Master chef, una riscaldatina con il microonde e passa la paura.

In realtà, Spencer non fu l’unico a notare che le microonde generavano calore ma è stato il primo a sfruttare al meglio la propria immaginazione e a pensare di utilizzarle per cuocere il cibo.

Questa è la dimostrazione che notare qualcosa non basta, ma che bisogna essere sempre sul pezzo e viaggiare con la mente. Insomma, quando il caso e la scienza ti sorprendono, sorprendili anche tu.

La nascita del ghiacciolo 

Ne abbiamo tanti di esempi di serendipità in cucina (e per fortuna direi). Infatti, oltre alle patatine fritte, ai cereali e alla coca cola, anche il ghiacciolo è nato per caso. E la sua storia dimostra che ogni tanto persino da una distrazione può nascere qualcosa di piacevole.

Frank Epperson di San Francisco era immerso nel mondo degli unicorni che sputano arcobaleni quando, a 11 anni, dimenticò al freddo e al gelo sul davanzale un bicchiere contenente acqua, soda e il bastoncino che aveva usato per mescolare il tutto.

Il giorno dopo nacque il ghiacciolo che brevettò ben 20 anni dopo nel ‘924. E a voi piacciono i ghiaccioli? Qual è il vostro gusto preferito?

La nascita del viagra

Soddisfare il palato, ma non solo! È giusto pensare anche a parti del corpo localizzate un po’ più giù.

Diciamo che trattare la disfunzione erettile non era esattamente l’obiettivo della famosa pillola blu. In realtà era nata per alleviare il mal di testa ai puffi…

Gli scienziati della Pfizer (vi dice qualcosa questo nome?) stavano cercando una cura contro disturbi cardiovascolari come l’angina pectoris, un dolore al torace provocato dallo scarso afflusso di sangue nelle arterie coronarie.

Se nei modelli animali il farmaco aveva funzionato nel modo sperato, non si poteva dire lo stesso per l’uomo.

La pillolina, infatti, non ebbe un grande successo nel trattamento dell’angina pectoris, ma ebbe degli effetti inaspettati decisamente più in basso.

La prima ad accorgersene fu un’infermiera perspicace che, durante le visite, notò che molti pazienti si presentavano a pancia in giù. Per loro era una situazione piuttosto dura…

L’infermiera riferì questo bizzarro episodio al capo del dipartimento di ricerca e sviluppo della Pfizer, spiegando che probabilmente i pazienti provavano imbarazzo a causa di erezioni inattese.

Il Sildenafil stava effettivamente dando dilatazione dei vasi sanguigni come previsto, ma nel punto del corpo sbagliato. Infatti, la dilatazione dei vasi non stava avvenendo a livello del cuore ma da tutt’altra parte. Era quindi nata una pillola contro l’impotenza e la Food and Drug Administration ne approvò l’uso nel ’98.

Conclusione

Queste sono solo alcune delle scoperte avvenute all’insegna della serendipità. Sul prossimo numero ne troverete altre, ma non vi faccio spoiler… lasciarvi con la suspense è molto più divertente.

Fonti

https://www.corriere.it/tecnologia/milano-games-week/cards/15-invenzioni-nate-quasi-caso/eroi-senza-volerlo_principale.shtml

https://www.wired.it/scienza/lab/2020/12/14/scoperte-scientifiche-caso/

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2323527/

Annamaria Ragone

Ho conseguito la laurea triennale in scienze biologiche e la laurea magistrale in scienze biosanitarie, curriculum nutrizionistico, all'università di Bari "Aldo Moro". Amo la biologia in ogni sua sfaccettatura con un occhio di riguardo per l'ambiente e la nutrizione. Ho scelto di fare divulgazione per trasmettere agli altri la mia passione e per far comprendere l'importanza della scienza, spesso sottovalutata. Il mio motto è "Nulla di grande nel mondo è stato fatto senza passione".

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