Il sapone? Impara a farlo a casa!

Nella mia lista della spesa compare molte volte il sapone. Spero che valga la stessa cosa anche per te. Che sia una saponetta per il corpo, del sapone liquido per mani, del sapone per piatti… Insomma, sempre sapone è! Quella cosa che fa schiuma e che aiuta a pulire.

Tuttavia, potresti non sapere che, per chi si destreggia nella scienza, il sapone è un tipo di molecola ben preciso: il sale di un acido grasso.

Generalmente ha questa faccia:

 

Molecola di sapone. Fonte

 

Cos’è e come si produce il sapone

Andando più nello specifico, il sapone è un sale alcalino sodico o potassico di un acido carbossilico alifatico a lunga catena.

È un tensioattivo, ha cioè la capacità di abbassare la tensione superficiale di un liquido, agevolandone la bagnabilità (processo che porta a contatto un liquido e una superficie solida) e la miscibilità con altri liquidi. Il potere pulente della miscela acqua e sapone è essenzialmente dovuto alla micella, un aggregato di molecole di sapone.

Nella micella, le molecole di sapone si dispongono con la testa polare sulla superficie e le code apolari verso il centro.

 

Micella
Struttura della micella. Fonte

 

Il processo con cui viene prodotto il sapone è chiamato saponificazione. Si tratta di un’idrolisi alcalina di grassi di origine animale o vegetale, i quali vengono divisi in più parti mediante l’uso di acqua, dando origine a sapone e alcol (solitamente glicerina).

Ma perché è necessario usare il sapone per lavarsi? Non basta l’acqua?

Se hai le mani sporche d’olio e le lavi solo con l’acqua non si puliscono, perché olio e acqua hanno polarità molto diverse e quindi non si sciolgono l’uno nell’altra. Quindi l’olio resterà sulle tue sudice mani.

Se invece utilizzi anche il sapone, questa volta è presente qualcosa che ha sia una parte simile all’olio e che quindi sarà capace di legarsi a esso, sia una parte solubile in acqua. Sì, sono le molecole di sapone, le quali hanno fatto da ponte tra le molecole di acqua e le molecole di olio.

Origini del sapone

Le origini del sapone sono antichissime.

La prima testimonianza della sua esistenza risale al 7200 EU (o 2800 a.C.), nella zona dell’antica Babilonia, dove fu ritrovato all’interno di cilindri d’argilla con sopra incise delle ricette per la sua preparazione. Sappiamo che gli egiziani si lavavano regolarmente con un sapone preparato mescolando grasso animale e oli vegetali con il trona, un minerale raccolto nella valle del Nilo e ricco di soda.

Già nei primi anni dell’Islam, gli arabi producevano saponi utilizzando grassi vegetali, come l’olio di oliva, ed essenze aromatiche, come l’olio di alloro, ancora oggi ingredienti principali del Sapone di Aleppo. Furono i primi a utilizzare la soda caustica per la saponificazione, metodo che è rimasto sostanzialmente invariato fino ai nostri giorni

Le tecniche arabe di produzione del sapone furono introdotte in Europa grazie ai Crociati. Esse si affermarono soprattutto in Spagna, Italia e Francia, in particolare nelle aree dove vi era ampia disponibilità di piante marine, dalle cui ceneri si otteneva la soda, e di olio d’oliva.

Degno di nota fu (e lo è tuttora) il sapone di Marsiglia, nato e diffusosi intorno all’omonima città marittima francese nel 112° secolo EU (XII secolo d.C). Verso la fine del 118° secolo EU (XVIII secolo d.C.), il medico e chimico francese Nicolas Leblanc scoprì un procedimento per ottenere la soda dal sale comune, favorendo così la produzione di sapone.

Il processo, tuttavia, era altamente inquinante, in quanto immetteva come sottoprodotti nell’ambiente acido cloridrico e solfuro di calcio. A porre rimedio a questo inconveniente ci pensò il chimico belga Ernest Solvay nel 11861 EU (1861 d.C.), inventando un processo che, partendo da cloruro di sodio e ammoniaca, permetteva di produrre soda nei quantitativi necessari alla fabbricazione del sapone, spianando così la strada all’industrializzazione della produzione del sapone. [1]

Come farlo in casa?

Che sbattone! Perché dovrei farmelo in casa? È così comodo prendere quello che trovo al supermercato e costa pure poco!

Beh, tanto per cominciare farlo in casa significa essere in grado di scegliere liberamente gli ingredienti con cui realizzarlo e profumarlo. Inoltre, un po’ come degli antichi alchimisti, arricchiremmo la nostra cultura in campo chimico ed erboristico.

Ti va di cominciare?

Ok, per prima cosa dobbiamo stare attenti.

Passiamo ai fatti. Quando si lavora bisogna essere protetti.

Mettiti i guanti di gomma, gli occhiali protettivi, possibilmente un camice di cotone e la mascherina per proteggere occhi e bocca! No, non sono opzionali.

Sì, ci si può far male.

Bisogna essere protetti quando si lavora con la soda caustica. Questa reagisce molto in fretta con l’acqua ed è irritante e corrosiva.

Inoltre, tutti gli ingredienti vanno pesati in maniera più precisa possibile. Sbagliare le concentrazioni può, nel migliore dei casi, risultare in un fallimento… Nel peggiore dei casi, ci si può far male.

Ultima cosa, non lavorare da solo! In modo che, dovesse succedere qualsiasi cosa, c’è sempre qualcuno che può aiutarti.

Ecco gli ingredienti che ti serviranno:

  • Olio d’oliva 1000 g;
  • Soda caustica (idrossido di sodio) 134 g; non andate al risparmio…
  • Acqua 313 mL (calcolata per avere una soluzione di soda caustica al 30%);
  • Olii essenziali, totale massimo 43 g (ma potete aggiungerne anche meno…);
  • Coloranti naturali, con moderazione (ricordate che vi ci dovete sempre lavare… è sapone, non plastilina).

Come attrezzatura ti servirà:

  • Una pentola d’acciaio da almeno 2 L;
  • Un frullatore a immersione;
  • Stampi per dare forma al sapone;
  • Una bilancia digitale;
  • Un termometro da cucina;
  • Un paio di cucchiai in legno o in acciaio;
  • Un paio di contenitori di vetro o di plastica dura;
  • Guanti di gomma;
  • Mascherina;
  • Occhiali protettivi.

Prendi un contenitore e pesa la soda. Ti ho già detto che è un reagente aggressivo, però, se hai seguito tutte le istruzioni, sei protetto e pronto per andare in battaglia. Quindi non pesarla come farebbe un bradipo.

La soda caustica è igroscopica (assorbe rapidamente acqua dall’ambiente), se si lavora troppo lentamente risulterà un po’ complicata da maneggiare.

Una volta pesata, riempi un secondo contenitore con l’acqua e versaci con cautela all’interno la soda. All’inizio si svilupperanno dei fumi, per cui si deve di operare vicino a una finestra o in uno spazio aperto. Mescola la soluzione finché non sarà passata da opaca a limpida. La soda in contatto con l’acqua provocherà una reazione esotermica. Per capirci, l’acqua diventerà calda, quindi, prima di continuare, lasciala raffreddare un po’.

“Scusa, ma perché mi fai pesare la soda in un contenitore e l’acqua in un altro contenitore? Non posso aggiungerla direttamente in quello in cui ho pesato la soda?”

Guai a te se lo fai!

Così facendo scatenerai una reazione esotermica rapidissima, che nella pratica vuol dire che ti schizzerà tutto in faccia e ti ustionerai.

E nessuno vuole che questo accada.

Ripeto, NON AGGIUNGERE L’ACQUA ALLA SODA, MA AGGIUNGI LA SODA ALL’ACQUA.

Ok… metti la pentola in acciaio sulla bilancia e versa tutti i 1000 g di olio d’oliva al suo interno, poi portala sul fuoco e lascia scaldare lentamente, a fiamma bassissima.

Ora ti servirà il termometro: quando la temperatura della soluzione di soda caustica e quella dell’olio avrà raggiunto una temperatura tra i 35 °C e i 45 °C, togli la pentola dal fuoco e versa al suo interno la soluzione di soda caustica. Non aggiungere la soda mentre la pentola è ancora sul fuoco.

Mescola un po’ con un cucchiaio (indossando i guanti), dopodiché passa all’artiglieria pesante: sfodera il frullatore a immersione e inizia ad amalgamare il tutto!

Noterai presto che l’amalgama comincia ad addensarsi e a cambiare colore. Se hai piacere di aggiungere olii essenziali o coloranti naturali, questo è il momento ideale per farlo. Ora fai una prova: solleva il frullatore e lascia ricadere un filo di sapone sulla superficie. Se lascerà una traccia come se si trattasse di una crema, allora hai raggiunto la cosiddetta fase nastro.

È giunto, quindi, il momento di far colare il sapone negli stampi, agitarli un po’ per eliminare eventuali bolle d’aria, coprirli uno a uno con della carta forno o pellicola per alimenti, avvolgerli con un canovaccio e lasciarli riposare per almeno un giorno in un luogo asciutto.

Sarà necessaria una stagionatura di circa 4 settimane per portare a termine la reazione ed essere utilizzato, quindi mettetelo da parte e dimenticatevelo per un mesetto. Finalmente potrai godere del frutto del tuo lavoro. [2]

Indice di saponificazione

Come ormai saprai, il sapone può essere preparato con molti tipi differenti di grasso. Ma attenzione! Le quantità nella ricetta che ho scritto valgono solo per l’olio d’oliva. Questo perché ogni grasso ha un suo numero di saponificazione, che ci indica quanti grammi di soda caustica dobbiamo utilizzare per saponificare un grammo di quell’olio.

Lo sconto soda

Per chi ha già un po’ di dimestichezza nella preparazione del sapone è possibile effettuare degli “sconti” sulla soda, ovvero ridurre la quantità necessaria di soda fino a un massimo del 6%, in modo da lasciare una parte del grasso non saponificato e ottenere un sapone più delicato, magari adatto alla pulizia del viso. [3]

C’è da tenere a mente che un sapone con troppa soda risulta meno ‘delicato’ e può portare a pelle secca e/o irritazione. Tuttavia, diminuire troppo il contenuto di soda (avere del grasso non saponificato) può portare il sapone ad irrancidire con il passare del tempo.

In generale, state attenti.

LE 9 COSE DA NON FARE

1) Cominciare a fare il sapone senza aver capito cosa sia la saponificazione, e le funzioni degli ingredienti. Studio preventivo è necessario per evitare disastri e frustrazione.

2) Cominciare a fare il sapone senza aver imparato bene come si maneggia la soda caustica in sicurezza.

3) Versare l’acqua sulla soda. Si fa sempre e solo il contrario! Versare sempre la soluzione caustica nei grassi e non viceversa.

4) Usare misure di volume anziché di peso per olio e soda. Gli ingredienti fondamentali del sapone vanno sempre pesati e con una bilancia che sia in grado di determinare i grammi.

5) Modificare la ricetta (a meno che non siate persone che sanno già fare il sapone).

6) Non essere pazienti. La chimica sorride a chi le dà i suoi tempi. Non disperatevi perché un sapone “non ha l’aspetto che vi aspettavate”. Gli errori nel sapone si fanno quando si sbagliano le dosi degli ingredienti.

7) Mettere nel sapone qualsiasi ingrediente venga in mente. Buonsenso prima di tutto. Aggiungere un ingrediente random “perché è bella l’idea di mettercelo” non è un’ottima motivazione.

8) Fare pratica. Siamo sicuri che siete tutti bravissimi e intelligentissimi. Ma cominciare dalle cose complesse vuol dire solo rischio di avere materiale sprecato inutilmente.

9) Pensare di sapere tutto. La saponificazione è una reazione chimica con tante variabili a cui stare attenti. Lasciamo l’arroganza fuori dal laboratorio.

Fonti

[1] – Sapone – Wikipedia

[2] – Il sapone – BioMagarìe

[3] – Saponificazione – Autoproduco, il Laboratorio dell’Autoproduzione

Angelo Ermelindo

Da bambino volevo fare il paleontologo. Da adolescente il fisioterapista. Oggi mi ritrovo con una laurea magistrale in Scienze Chimiche, ma non chiedetemi come abbia maturato questa scelta. Fatto sta che ora lavoro come analista chimico. E anche se non sono diventato un paleontologo, la curiosità del bambino per indagare sulle origini di tutte le cose non mi ha mai abbandonato. Nel tempo libero pratico arti marziali (e vado dal fisioterapista).

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