SCIENZE

Quanto “alieno” deve essere un alieno?

Se chiedete a una qualsiasi persona “pensa a un alieno”, la maggior parte finirà nello stereotipo di “pelle verde o grigia, grosse teste e occhioni neri”

A seguito, la ricerca su Google immagini della parola alieno.

ricerca google immagini alieno
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Vicini, Troppo Vicini

(venuti da un pianeta lontano…)

Tuttз lз figliз degli anni ’90 ricorderanno il cartone animato Vicini Troppo Vicini (e se non ve lo ricordate, eccovi la sigla, vi sblocco un ricordo).

Questo cartone animato parla di 5 alieni che arrivano sulla Terra dal pianeta Zigma B.

Analizziamo, però, la loro struttura anatomica.

Tutti hanno chiaramente un viso dotato di due occhi, un naso e una bocca (uno di loro ha due teste, ma tant’è). Tutti hanno due braccia, due gambe, un fronte e un retro.

Sono tutti e 5 a simmetria bilaterale.

Insomma, hanno le stesse identiche caratteristiche fisiche di un qualsiasi essere umano.

Ok, sono di colore diverso.

Ok, sono un po’ deformi rispetto a corpi umani tradizionali.

Ok, sono cartoni animati.

Ma, glissando l’ultima validissima opinione… Siamo sicuri che basti cambiare colore e proporzione dei corpi (e magari aggiungere una testa) per ottenere un alieno?

Facciamo un altro esempio

Sapete chi è lui?

darth maul
© Lucasfilm Ltd.

Ovviamente lo sapete.

(se no non possiamo essere amicicci)

Lui è Darth Maul. Alieno appartenente alla specie Zabrak, originaria del pianeta Iridonia.

Ora, Iridonia ha delle carateristiche totalmente diverse da quelle terrestri. La descrizione del pianeta include specificamente questa frase.

Iridonia, mondo noto per il suo clima inospitale e per la presenza di feroci predatori.

Facciamo, ancora una volta un’analisi del nostro bell’alieno.

Ha due occhi, ha due orecchie, una testa, una bocca, un naso. Due braccia, due gambe, una struttura ossea che sembra essere totalmente umanoide (dato che si muove come un essere umano). Esistono Zabrak di sesso maschile e Zabrak di sesso femminile.

Ah… ha i cornini.

La direzione ci tende a precisare che, secondo la lore ufficiale, gli Zabrak hanno due cuori (non ho verificato personalmente).

Non parlatemi della pelle rossa e nera, gli Zabrak si tatuano, quindi le linee nere sono artificiali e non fanno parte dell’ensemble.

Un ultimo esempio, mi piacciono molto.

Sapete chi è lui?

Spock
© NBC

Lui è Spock.

Spock è metà vulcaniano e metà umano.

Vulcano è un pianeta che orbita attorno a una stella (40 Eridani A) che è a circa 16 anni luce di distanza dal Sole.

Spock è un tipo con le orecchie a punta e le sopracciglia ad ala di gabbiano.

Inoltre, i suoi genitori hanno potuto fare le cose zozze e produrre un essere vivente funzionante, questo vuol dire che anche i Vulcaniani hanno sesso maschile e femminile e, dato che Spock è figlio di un’umana, i vulcaniani hanno un apparato riproduttivo compatibile con quello umano, lo stesso codice genetico e un DNA simile.

La gabbia antropica della nostra immaginazione

Ora, tutti questi alieni sono il prodotto dell’immaginazione degli esseri umani.

Non solo: sono tutte rappresentazioni di alieni intelligenti.

La maggior parte delle specie aliene intelligenti che prendono parte delle nostre narrazioni dell’universo sono sospettosamente antropomorfe.

(fra l’altro, alieni “buoni” tendono, anche se esistono svariate eccezioni, a essere più antropomorfi di alieni “cattivi”, questa ve la butto lì così…)

Non ricordo quale filosofo dell’antica Grecia scrisse un qualcosa del tipo “se un cavallo immaginasse un dio, lo immaginerebbe come un cavallo”.

Ecco, noi siamo (apparentemente) prigionieri della stessa trappola, per quanto riguarda gli alieni.

Ad oggi, non esiste prova dell’esistenza di vita nell’universo altra rispetto a quella della Terra.

Tuttavia…

Quanto alieni devono essere gli alieni?

Bella domanda.

Con un unico e singolo esempio di “vita”, è difficile fare previsioni.

Tuttavia! Non tutto è perduto.

Dobbiamo partire da queste supposizioni:

  1. Se la vita nell’universo esiste anche su altri pianeti, questi pianeti devono essere “simili” al pianeta Terra
  2. La vita che esiste su questo altro pianeta si basa sullo stesso principio di trasmissione di codice genetico (non necessariamente identico a quello terrestre, ma simile nel meccanismo di trasmissione generazionale dei tratti)
  3. Se questo codice genetico alieno funziona in maniera similare a quello terrestre, si possono applicare i principi della teoria dell’evoluzione anche a questi alieni.

Tre semplici (ma pesantissime) supposizioni, siamo pronti a partire.

L’Evoluzione Convergente

Una cosa da tenere in considerazione quando si prende in considerazione l’evoluzione di specie (terrestri, ma anche potenzialmente aliene) è il fatto che simili “pressioni selettive” da parte dell’ambiente esterno sembrano risolversi in simili “risposte” da parte di diversi cladi di esseri viventi.

Su Missione Scienza ne abbiamo parlato in merito ad alcuni animali sotterranei, l’adattamento umano alle alte quote e al finalismo.

Per evoluzione convergente si intende “il fenomeno per cui specie diverse che occupano nicchie ecologiche simili, si evolvono sviluppando, per selezione naturale, simili strutture o adattamenti”.

Banalmente, la convergenza evolutiva è la ragione per la quale un ittiosauro (che è un rettile, ma che non è un dinosauro), un delfino (che è un mammifero) e uno squalo (che è un pesce), hanno sviluppato corpi simili nonostante appartengano a linee evolutive incredibilmente diverse.

Oh, quindi tutt’appostoz (direte voi, con tono superbo), noi esseri umani siamo belly e tecnologicy, dunque l’evoluzione convergente de sicuro porta un qualsiasi alienozzo buzzurro a evolversi come noi.

Ve lo dico con un meme.

NO

Numero 1, non è che mo noi abbiamo i telefonini e Netflix e dunque tutti gli alieni devono essere per forza come noi per essere intelligenti e tecnologici.

Ma poi, l’evoluzione convergente non funziona così. Il fatto che tratti simili possano ripresentarsi, non è detto che debbano ripresentarsi.

L’Esempione dell’Aye-Aye e del Picchio

Il picchio e l’Aye-Aye sono entrambi animali che scalano gli alberi, picchiettano il tronco per trovare eventuali insetti che si stanno bellamente facendo i cavoli loro, e usano un’appendice sottile del loro corpo per entrare nelle tane dei suddetti insetti, arraffarli e mangiarseli crudi.

Una nicchia ecologica bella specifica, degna della convergenza evolutiva.

Ma quindi l’Aye-Aye e il picchio si somigliano?

Giudicate voi.

aye-aye e picchio
Un aye/aye sulla sinistra (© Fonte) e un picchio sulla destra (© Fonte)

Due gocce d’acqua, proprio.

Il punto è questo, la selezione naturale non è un processo “pensato”. Chi ce la fa sopravvive.

A volte la soluzione trovata a un problema è la stessa, a volte no.

Necessità non fa necessariamente virtù. Quindi, anche una stessa identica pressione dell’ambiente potrebbe, a seconda del punto di partenza e dalle condizioni, portare a soluzioni molto differenti.

E qui torniamo all’intelligenza.

Ma quindi un alieno senziente può anche essere un qualsiasi blob tutto viscido e bozzuto?

La realtà è che non lo sappiamo, ma mi sento di citare una persona che ci capisce un po’ più di me sul tema.

Dr. Arik Kerschenbaum.

Nel suo libro “La Guida galattica per Naturalisti”, il caro Kerschenbaum tratta proprio quali possano essere le componenti universali di specie complesse evolutesi su pianeti simili alla Terra.

Le risposte, in gran sintesi, sono tre.

  1. La presenza di un certo numero di occhi (e/o sensori dell’ambiente esterno)
  2. La presenza di un certo numero di arti o appendici (di qualsiasi genere e struttura) in grado di operare manipolazione di oggetti
  3. Una struttura neurale complessa (di qualsiasi genere e struttura) che dia alla specie la capacità di risolvere problemi di varia natura

Sembrano tre punti banali, tuttavia “limitano” moltissimo la forma e la struttura di una specie pluricellulare complessa che potrebbe sviluppare intelligenza.

Questi “alieni” esistono già sulla Terra (basti pensare ai polpi e ai corvi).

Conclusioni

Per capirci, è altamente improbabile che alieni come il caro Maul e Spock, in tutta la loro antropomorfica bellitudine, possano esistere nell’universo.

D’altra parte, non tutto è possibile (almeno su pianeti simili alla Terra).

Ecco, tornando a quelle tre premesse fatte all’inizio.

Quelle cambiano un po’ la partita.

Se non prendiamo più pianeti simili alla Terra e tipi di vita non conformi a quella che conosciamo, allora vale davvero tutto.

Con gravità diverse, biochimiche diverse, composizioni e nature differenti anche semplicemente definire la parola “vita” diventa incredibilmente complesso.

L’universo potrebbe star pullulando di vita e potremmo tranquillamente non accorgercene, dato che non sappiamo cosa cercare, se non quello che conosciamo.

Dovremmo desiderare che fosse così? Secondo me, no.

Ma ne parliamo nel prossimo articolo.

Fonti e Approfondimenti

How ‘Alien’ Should Aliens Look? – YouTube, Curious Archive [eng]

Zabrak – Starwars Fandom [ita]

Convergenza evolutiva – Wikipedia [ita]

Aye-Aye – Wikipedia [ita]

Luca Ricciardi

Laurea in chimica-fisica dei sistemi biologici, ottenuta all'università "La Sapienza" di Roma, PhD in Chimica Organica ottenuto all'università di Twente (Paesi Bassi), attualmente parte dell'Editorial Office di Frontiers in Nanotechnology e Frontiers in Sensors, a Bologna. Mi identifico come napoletano (anche se di fatto a Napoli ci sono solo nato). Un ricettacolo di minoranze (queer, vegano, buddista…) con una grande passione per la divulgazione.

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