Quando la pseudoscienza causa carestie
Immaginate di vivere in una dittatura. Gli apparati più alti del partito al comando decidono cosa è vero e cosa è falso e, sfortunatamente, una teoria pseudoscientifica conquista notorietà tra questi, fino ad essere riconosciuta come unica verità, a discapito di teorie scientifiche valide.
Stiamo parlando del lysenkoismo, la folle teoria che influì sulla politica dei paesi comunisti per decenni e che contribuì alla più grande carestia della storia.
Anima di propaganda
La propaganda dell’Unione Sovietica adorava raccontare storie di riscatto delle classi sociali meno agiate. Contadini e operai scaltri che, grazie al loro ingegno e alle floride condizioni create dal Partito, riuscivano a sovvertire il loro destino.
Trofim Lysenko era figlio di poveri contadini, fervente sostenitore del partito comunista e inventore di quello che sembrerebbe essere un sistema di coltivazione fantascientifico.
Una storia perfetta.
Tanto perfetta che, negli anni, Lysenko acquistò sempre più prestigio, fino ad entrare nelle grazie di Stalin. Unico problema: le sue teorie non avevano alcun fondamento scientifico e i risultati che portava a sostegno delle sue tesi erano inventati di sana pianta (per rimanere in tema).
La sua teoria, inoltre, sembrava creata appositamente per sostenere una sorta di riconoscimento del comunismo come ideologia più affine alle leggi della natura. Il lysenkoismo, infatti, aveva una forte connotazione collettivista, in quanto sostenitrice di una cooperazione naturale, a discapito di una selezione naturale, che era vista dagli ideologi di partito come una teoria dalle forti connotazioni liberali.
Fortuna delle fortune (per Lysenko) fu che la sua teoria capitò nel posto giusto, al momento giusto. Negli anni ‘30, in Unione Sovietica, si stava prospettando un periodo disastroso per l’agricoltura. I piani di collettivizzazione forzata e lo sterminio dei kulaki avevano portato ad un decremento impressionante della produzione e a carestie diffuse. Il lysenkoismo rappresentava, per i russi, un nuovo strumento di propaganda per far passare in secondo piano le proprie colpe.

Dalla teoria alla pratica
La teoria di Lysenko si basava su alcuni concetti con reali basi scientifiche, come l’ibridizzazione tra piante e la vernalizzazione (esposizione delle sementi al freddo, per stimolarne la crescita). Ciò gli permise di dare una sorta di credibilità di base alle sue idee.
C’erano, però, altre teorie del tutto infondate alla base delle idee di Lysenko, come quella secondo cui piantare i semi della stessa pianta molto vicini tra loro non costituisse un problema. Affermò, inoltre, di poter trasformare una specie, il Triticum durum (frumento per pasta, un frumento primaverile) in un’altra, il Triticum vulgare (frumento tenero, un frumento autunnale), entro 2-4 anni dalla semina autunnale. Poiché T. durum è tetraploide, con 28 cromosomi, e T. vulgare è esaploide, con 42 cromosomi, i genetisti occidentali, già a quel tempo, sapevano che questa trasformazione era impossibile.
I genetisti, per Lysenko, furono sempre una spina nel fianco, fino a quando Stalin non lo mise a capo dell’Accademia pansovietica Lenin delle scienze agrarie, a quel punto fu libero di perseguire i suoi oppositori. Durante quel periodo, fece incarcerare e uccidere più di 3000 scienziati e rese la genetica illegale in quanto ritenuta “pseudoscienza borghese”.
Il disastro balzo cinese
Durante il periodo in cui Mao Tzetong stava portando avanti la politica del “Grande balzo”, le idee di Lysenko erano ormai comunemente accettate in buona parte del mondo comunista come unica verità.
Il Grande balzo prevedeva l’industrializzazione massiccia e la modernizzazione dell’agricoltura. La prima fu realizzata spopolando le campagne e trasformando milioni di contadini in operai, la seconda con idee e mezzi del tutto inadeguati. Tra queste idee c’era, naturalmente, il lysenkoismo.
Inutile dire che il connubio di tutte queste cose portò ad un disastro di proporzioni bibliche. Si stima che, durante la grande carestia cinese, morirono tra i 15 e i 55 milioni di persone.

Fake news e dittature
In un mondo democratico, tendenzialmente, il dibattito permette di mitigare l’effetto demagogico di alcune teorie pseudoscientifiche.
Nei regimi totalitari, però, non solo queste vengono alimentate, ma viene eliminata ogni forma di confronto.
La storia del ‘900 è piena di esempi di questo genere, basti pensare alle teorie razziste dei regimi nazi-fascisti o alla “teoria del ghiaccio”, sempre opera delle macchinazioni naziste.
Anche oggigiorno, in paesi poco democratici, tendono a circolare revisionismi storici, fake-news e teorie pseudoscientifiche. Ne abbiamo avuto un esempio durante il periodo del COVID. Quando si rinuncia alla pluralità, oltre che alla libertà, si rinuncia anche al bene dell’umanità.
Quei milioni di morti, dovuti alla cieca fiducia di un regime in teorie pseudoscientifiche, dovrebbero essere un monito per tutti noi.
Fonti
L’ascesa delle teorie di Lysenko
Inadeguatezza dei mezzi per il Grande Balzo

Sono laureato in chimica all’Università degli Studi dell’Aquila ma mi appassiona qualsiasi forma di conoscenza, dall’astrofisica al senso della moda nell’Impero Bizantino.
Nella vita lavorativa mi occupo di consulenze mediche, mentre in quella privata di viaggi, birra e fotografia.
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