C’è della plastica nella tua cacca.
C’è della plastica nella tua cacca!? Se sì, come c’è finita?
Bisogna preoccuparsi? Probabilmente sì.
Un gruppo di ricercatori della Medical University of Vienna, guidati da Philipp Schwabl, alla luce di fatti allarmanti come gli otto milioni di tonnellate di plastica che ogni anno finiscono in mare, alle analisi su pesci e in generale sul sea-food, si è chiesto se anche l’organismo umano ne fosse condizionato in qualche modo.
I nostri doc austriaci hanno pensato di scegliere otto partecipanti provenienti da Paesi Bassi, Finlandia, Polonia, Austria, Regno Unito, Russia, Giappone e Italia (precisamente da Sassari) e di analizzare le loro feci.
Tutti loro hanno compilato un diario dove annotavano numerosi dati: da cosa mangiavano, alla marca di dentifricio utilizzata, al consumo di alcol e di chewing gum, se utilizzavano o meno acqua in bottiglie di plastica PET ecc.
Hanno poi inviato i campioni di pupù a Vienna, dove sono stati analizzati. Il risultato? 8/8 dei campioni (quindi il 100%) erano inquinati da una varietà di microplastiche.
Che tipo di microplastiche? E quanto sono grandi?
9 diversi tipi di polimeri su 10 analizzati, la cui dimensione varia dai 50 ai 500 micrometri. Due tipi di polimeri, il polipropilene (PP) e il polietilene tereftalato (noto più comunemente come PET), sono stati trovati in tutti e gli otto partecipanti.
In media sono state ritrovate 20 particelle ogni 10 grammi di feci.
I ricercatori di questo studio pilota ipotizzano che il 50% della popolazione mondiale possa avere all’interno del proprio organismo questo tipo di microplastiche.
Non sono parole leggere, vero?
Soprattutto perché gli effetti di questa ingestione sono ancora sconosciuti.
Certo è che, data la piccolissima dimensione di queste particelle, queste ultime potrebbero entrare in circolo nel sistema linfatico e nel flusso sanguigno, danneggiando il fegato. Potrebbero essere responsabili di malattie gastrointestinali e relativa risposta autoimmune.
Insomma, il condizionale è d’obbligo e saranno necessari ulteriori studi più approfonditi che possano eventualmente confutare queste ipotesi nefaste.
Veniamo ora all’ultima domanda, la cui risposta sembra essere più intuitiva ma non ancora certa.
Da dove provengono queste microplastiche?
Molto probabilmente dall’ingestione di cibo, nessuno dei partecipanti era vegetariano e sei di loro mangiavano regolarmente pesce, che a sua volta contiene microplastiche. Ma anche dal packaging e persino dalla cosmesi.
Chiariamo un punto importante
Questo post non vuole generare allarmismo o sostenere che sia pericoloso assumere pesce.
Però cari lettori, così non si può andare avanti e ognuno di noi è tenuto a fare qualcosa per migliorare la situazione: l’utilizzo sconsiderato di plastica ci si sta ritorcendo contro.
I consigli possono sembrare ridondanti e banali ma:
- Fate la differenziata, anche quando non ne avete voglia o tempo. Soprattutto quando sentite quella vocina che vi dice “ma sì, dai, tanto finisce tutta nello stesso posto”.
- Evitate il più possibile gli imballaggi in plastica, specialmente quelli “matrioska” (un sacco con all’interno un sacco con all’interno un sacco ecc.).
- Non riutilizzate le bottiglie di plastica o posate usa e getta;
- Condividete un circolo virtuoso e sensibilizzate senza cercare di fare proseliti ma con prove alla mano l’importanza di ridurre l’uso della plastica.
In conclusione
Chiudo questo post dai toni un po’ moralisti e bacchettoni con una buona notizia, tutta made in Italy: dal 1° Gennaio 2019 è vietato produrre e vendere cotton fioc di plastica ed è il primo Paese in Europa a farlo. Gli altri Stati si adegueranno dal 2021, eliminando anche altri prodotti contenenti microplastiche.
MissioneScienza vi augura una buona raccolta differenziata e… dai che una volta ogni tanto, noi italiani, non siamo solo pizzamafiaberlusconi ma rappresentiamo un modello positivo da seguire!
FONTI:
https://www.ilpost.it/2019/01/01/divieto-cotton-fioc-plastica/
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6141690/ plastica nella tua cacca
Fin da bambino le mie più grandi passioni sono la natura e i libri: ho fuso le due cose nella divulgazione scientifica e dal 2018 faccio parte del Team di MissioneScienza.
Sono un Perito Agrario iscritto al CdL in Scienze Agrarie all’Università degli Studi di Udine e mi piacerebbe specializzarmi in Agricoltura di Precisione.
Mentre completo gli studi, lavoro come Insegnante Tecnico-Pratico in una scuola superiore in provincia di Pordenone. Insomma, la divulgazione è parte integrante della mia vita!