L’obesità è ormai da anni un condizione patologica pericolosa e di importanza globale. Anche se diffusa principalmente nei paesi industrializzati, la sua incidenza cresce molto velocemente anche in quelli a medio reddito.

L’obesità viene definita come la “condizione clinica nella quale si presenta un eccessivo accumulo di tessuto adiposo (il grasso corporeo) che può portare a numerosi effetti secondari negativi sulle condizioni generali di salute della persona che ne soffre” [1].

Gli effetti negativi a cui si riferisce la definizione non sono per niente piacevoli. Parliamo di un elevata predisposizione dei soggetti obesi ad avere problemi cardiovascolari, di ammalarsi di cancro oltre che di sviluppare il diabete di tipo II.

Per avere meglio il quadro della portata e dell’importanza dell’obesità intesa come ‘fenomeno sociale e clinico’, vediamo, come al solito, qualche numero:

  • l’obesità è attualmente inserita tra le principali cause di morte (nel prossimo punto capiamo perché);
  • l’8% delle morti del 2017, su scala mondiale, sono state direttamente causate dall’obesità (usando un termine scarsamente scientifico, un BOATO di gente muore di obesità);
  • il 13% degli adulti (gli over 18) sono obesi;
  • un ragazzo su 5 nella fascia d’età infanzia/adolescenza è sovrappeso. [2]

Questi dati, abbastanza impietosi, devono essere accompagnati dall’idea che conosciamo benissimo le cause fisiologiche che portano a diventare obesi e, contemporaneamente, dalla consapevolezza che abbiamo gli strumenti per fare la corretta prevenzione o per rimediare al problema.

Dati che mostrano il trend in crescita negli U.S. dell’incidenza dell’obesità tra adulti e tra under 18. Nonostante le nostre conoscenze scientifiche non riusciamo ad invertire la tendenza © https://www.statista.com/

Una serie di dovute precisazioni

Data la complessità del tema (e la difficoltà di parlarne senza ricadere nel becero o essere accusati di essere beceri), ci sentiamo di fare delle precisazioni.

Qualsiasi tipo di disturbo dell’alimentazione e rapporto scorretto con il cibo può avere la sua origine in problematiche di tipo psicologico e sociale. Queste non sono mai facili da affrontare.

Ogni tipo di discriminazione o bullismo basato sull’apparenza fisica è inaccettabile.

Essere obesi o anoressici non vuol dire essere sovrappeso o sottopeso. Essere sovrappesso o sottopeso non vuol dire necessariamente non essere sani.

Non bisogna confondere la volontà di spingere la popolazione verso un rapporto sano con il proprio corpo e la grassofobia.

Essere obesi (come essere anoressici) non è sano.

Esiste un sacco di disinformazione (da tutti e due le rive del fiume).

L’indice di massa corporea (una mezza cagata)

Esiste un calcolo super-facile ma poco affidabile che spesso viene consigliato per capire se si soffra o meno di obesità e che utilizza “l’indice della massa corporea” (BMI-body mass index).

Per ‘non si sa bene quale motivo’ questo Body Mass Index viene spacciato da tutte le parti come uno strumento utile e anche il sito del ministero della salute gli dedica una pagina, per il calcolo guidato [5], senza per altro aggiungere molto.

Se hai a disposizione un un pezzo di carta e la calcolatrice puoi fare il calcolo in pochi secondi. Poi vedremo perché il risultato è davvero poco affidabile.

La formula è semplice: BMI=massa/altezza2.

Prendi il tuo peso (in kg) e dividilo per la tua altezza al quadrato (espressa in metri) indici BMI superiori a 30 kg/m2 sono associati all’obesità.

Facciamo un esempio per rendere il tutto ancora più chiaro:
Se Giosualdo pesa 75 kg ed è alto 1,75 metri il suo BMI è uguale a 75 diviso 3,0625 (ovvero il quadrato di 1,75)= 24,49 kg/m2.

In questo scenario ipotetico, abbiamo ottime notizie per Giosualdo: si trova nell’intervallo di indice di massa corporea definito come “normopeso”. Si definisce infatti normopeso chi ha un BMI tra 18,5 e 25 kg/m2.

L’intervallo che definisce invece la condizione “sovrappeso” è quello in cui il BMI è compreso tra 25 e 30 kg/m2.

Giosualdo ha un amico di nome Lanfranco, alto esattamente come lui, ma che sulla bilancia fa registrare 100 kg e per lui le cose vanno meno bene: Lanfranco, con il suo BMI di 32,65 e risulta infatti obeso.

Questo, a grandi linee il funzionamento del Body Mass Index e l’indicazione che può darci.

Info-grafica che riassume le indicazioni del BMI. La fonte è il ministero della salute dello Sri Lanka. Fa stranissimo, non chiedeteci come ci siamo arrivati… ma la grafica rende molto.

Quando il BMI non ha senso

Non dobbiamo farcela addosso se il nostro BMI ci da valori strani. È normalissimo e con un paio di esempi è facile capire perché.

Tiriamo in causa di nuovo il nostro amato Lanfranco. Se lui fosse un di body-builder e se i suoi 100 kg fossero dovuti ad una massa muscolare estremamente sviluppata (ipertrofia muscolare da allenamento), secondo la formula risulterebbe obeso pur avendo un fisico da paura!

Lo stesso varrebbe per Giovannangela, con il suo BMI molto basso, di 18,2 kg/m2 , che è però una maratoneta.  Giovannangela, infatti, si spara regolarmente lunghe sessioni di allenamento praticando uno sport aerobico ad elevato consumo calorico e quindi ha ha pochissima massa grassa.

Anche lei quindi è perfettamente in salute e, anzi è carica al tritolo ma, anche nel suo caso, il BMI è abbastanza fuorviante.

Quando vogliamo scoprire se la quantità di tessuto adiposo sia spropositata rispetto al nostro fisico esistono indici molto più specifici: il calcolo della massa grassa e della massa magra.

Per sapere quanto grasso in percentuale ci sia nel nostro corpo esistono diversi metodi di misurazione; uno abbastanza accurato è ad esempio il ‘DXA‘ (densitometria a raggi X a doppia energia).

La percentuale di grasso corporeo è certamente dato molto più interessante rispetto al semplice numero fornito dal BMI.

Per la cronaca il BMI è stato ideato da un matematico, il belga Lambert Adolphe Jacques Quetelet [6], che di salute e medicina ne capiva quanto Povia ne capisce di fisica quantistica.

Una raccomandazione banale ma sempre valida: NO alle diete-fuffa-truffa!

Se abbiamo il sospetto (o la piena consapevolezza) di avere un problema di eccesso di peso dobbiamo rivolgerci al nostro medico e/o ad un nutrizionista.

Fa strano doverlo ripetere è vero, la quantità di cazzate che si trovano in rete fa venire i brividi su quei peletti sottili che stanno tra la base della schiena e l’inizio delle chiappe.

Solo figure professionali serie e preparate hanno le competenze per fornirci tutte le indicazioni in modo accurato e affidabile.

Non diamo credito a diete online, regimi alimentari di ‘guru dei social’, non fiondiamoci su pasticche e integratori miracolosi e su altri rimedi-fuffa. Nel migliore dei casi sono delle cavolate senza senso, studiate per speculare su chi ha problemi di salute reali che quindi meritano di essere affrontati con molta serietà.

Ogni riferimento alle diete alcaline, alle diete detox e ad altre cagate come lo stile di vita “Life 120” di Panzironi è fortemente voluto: se siamo obesi o gravemente sottopeso o nel caso in cui  sentiamo di dover migliorare la nostra alimentazione rivolgiamoci ai professionisti.

Un meme fatto tempo fa ma sempre attuale (Missione Scienza la trovi pure sui social media Instagram e Facebook)

Metabolismo lento, ossa grandi e falsi miti sull’obesità

Mettendo a confronto le radiografie toraciche di 2 individui con BMI molto diversi scopriamo una cosa interessante.

Le ossa di un individuo normopeso e quelle di uno gravemente obeso non presentano nessuna differenza sostanziale in termini di spessore o grandezza. Anche la densità del tessuto osseo è del tutto simile.

Radiografia toracica di confronto: individuo gravemente obeso a sinistra, soggetto normopeso a destra. Se abbiamo preso peso è ora di metterci sotto con gli allenamenti e ridurre l’apporto calorico giornaliero: le ossa grandi non c’entrano

Esiste un altro luogo comune molto diffuso che è quello del “metabolismo lento” che non è supportato, al momento, da nessuna evidenza scientifica.

Infatti, sembra che persone che soffrono di obesità patologica non abbiano affatto un metabolismo lento ma che, anzi, brucino molte calorie per garantire il corretto funzionamento dei tessuti accresciuti.

Abbiamo visto quindi che lo spessore delle ossa non c’entra con l’obesità e nemmeno un metabolismo da bradipo. Ma quindi? A cosa è dovuta questa condizione clinica?

Le ragioni dell’obesità

L’obesità, intesa come fenomeno fisico, ha delle cause materiali. Nella maggior parte dei casi il fenomeno è riconducibile ad uno di questi 3 fattori, o ad una combinazione di essi:

1- l’eccessivo consumo di cibo e quindi un apporto calorico estremamente elevato;

2- l’inadeguata e insufficiente attività fisica;

3- la predisposizione genetica.

Va comunque detto che il fattore genetico può essere anche il responsabile unico dell’obesità ma solo in casi particolari.

Ci riferiamo, per esempio, a quelli associati a specifiche patologie come la sindrome di Prader–Willi, la sindrome di Bardet–Biedl, la Cohen e la sindrome ‘MOMO’.

Soggetto di 8 anni affetto dalla sindrome di Prader-Willy. Una malattia genetica, legata al malfunzionamento di una regione del cromosoma 15. Questa patologia è al momento senza cura. Una diagnosi tempestiva però aiuta a ridurre molto gli effetti invalidanti.[4]

In generale parliamo appunto solamente di “predisposizione genetica”.

Nel genoma umano sono state identificate infatti oltre 40 regioni associate al funzionamento del tessuto adiposo e alla regolazione dell’appetito: alcune specifiche varianti genetiche possono, pertanto, avere effetti che favoriscono l’obesità, in condizioni ambientali idonee.

Queste condizioni sono: l’accesso facile al cibo, il lavoro sedentario  e le abitudini di vita con poco esercizio… ricorda qualcosa? Do you remeber quarantena? Ecco perché in tanti siamo ingrassati  in quelle settimane. Netflix e la mancanza di un lucchetto al frigorifero ci hanno fottuti.

Esistono, poi, ulteriori concause o, comunque, fattori minori che stanno giocando il loro ruolo nell’aumento dell’obesità nelle società dei paesi più sviluppati.

Le riassumiamo così:

  • abitudini errate nel garantire le giuste ore sonno;
  • metabolismo dei lipidi alterato;
  • utilizzo di farmaci “antipsicotici di seconda generazione”;
  • gravidanze in età avanzata;

Sembrerebbe utile sottolineare che tutte queste cause “materiali” possono avere (e spesso hanno) un trigger psicologico e sociale. Depressione, ansia sociale, traumi di vario genere e solitudine sono tutti elementi che indubbiamente hanno un ruolo cardine nel modellare il comportamento di noi esseri umani.

Individuare la causa fisica non sminuisce quella psicologica, anzi.

In quanto società dobbiamo salvaguardare il benessere psicologico e fisico di ogni individuo.

La causa che non ti aspetti: ‘chi si somiglia si piglia’

Ultimo fattore che sta spingendo l’aumento dei casi di obesità (ultimo sì, ma non per importanza) è quello che viene definito “assortative mating” ovvero la scelta del proprio partner in base a una somiglianza fenotipica, cioè dell’aspetto fisico.

Questo significa che gli accoppiamenti (fa strano parlare di “accoppiamenti” trattandosi di esseri umani, ma siamo pur sempre dei mammiferi!) sono più frequenti tra individui simili piuttosto che dettati solamente dal caso.

In poche parole persone sovrappeso, oppure obese, tendono a stare insieme; di conseguenza per motivi sia GENETICI che EPIGENETICI la loro prole avrà probabilità molto alte di sviluppare a sua volta problemi di peso corporeo.

Conclusioni: l’obesità si può combattere

Siccome ci siamo già dilungati un sacco, facciamo un mega riassunto: al di là delle cavolate e dei falsi miti, essere obesi comporta rischi molto seri per la nostra salute e non dobbiamo affatto sottovalutare il problema.

Salvo casi clinici molto meno diffusi, possiamo essere noi stessi i primi a impegnarci per mantenere una forma fisica sana.

Non importa quanto impegnata o stressante possa essere la nostra vita. Possiamo essere da studenti, lavoratori, genitori, fancazzisti, nerd, youtuber o accarezzatori di materassi eminflex: nulla ci vieta di impegnarci a mangiare in modo più sano, di svolgere più attività fisica, richiedere aiuto dal punto di vista psicologico (laddove necessario).

Non è necessario essere tutti atleti, ma è indiscutibilmente importante puntare ad essere tutti più sani.

Per la rubrica “immagini motivazionali random”. L’esercizio fisico è una parte fondamentale del percorso per perdere massa grassa. I risultati si vedono già dopo poche settimane, serve solo costanza! Fonte

Inoltre, se da soli non riusciamo a risolvere i nostri problemi di peso, non dobbiamo avere nessun timore né vergogna nel chiedere l’aiuto degli esperti! Esistono percorsi psicologici, motivazionali, reindirizzamenti alimentari ad un consumo ed un rapporto col cibo più salutari oltre che una marea di sport e di diete divertenti e piacevoli.

Tutto sta a capire dove sia il problema e a trovare il coraggio per affrontarlo.

Missione Scienza è anche mens sana in corpore sano!

*Note a margine –  i casi estremi e il bias verso l’obesità

I casi più estremi di obesità patologica, raccontati, ad esempio, nel programma TV “Vite al limite”, sono un discorso a sé stante.

Come abbiamo già sottolineato, i disturbi dell’alimentazione associati a condizioni psicologiche esistono, e portano difficoltà particolari ai soggetti che ne soffrono.

Individui che arrivano a pesare oltre 250 kg, quasi completamente invalidi, che restano immobilizzati a letto per anni, sono spesso persone che hanno subito traumi personali anche seri.

La componente del disturbo psicologico, nel raggiungere certi livelli di obesità, è preponderante.

In quei casi, oltre al cambio radicale delle abitudini alimentari, oltre al percorso di psicoterapia e all’esercizio fisico, si rendono necessari interventi chirurgici molto impattanti che vanno dai bypass gastrici alle liposuzioni fino alle asportazioni di masse adipose localizzate.

Il corpo umano è però una macchina strepitosa, capace di recuperare e (in parte) rigenerarsi piuttosto in fretta una volta superato l’impasse. Quindi ci sentiamo di dire che, anche in quei casi, non si deve mai perdere la speranza di potersi ri-appropriare del proprio corpo, del proprio futuro e della propria vita.

Un’ultima considerazione che ci sentiamo di fare riguarda l’inclinazione (il bias cognitivo) che più o meno tutti abbiamo a fare battute stupide, riferimenti e paragoni che riguardano l’obesità e la nostra invece accezione sociale dei fisico estremamente magro.

Ogni singola affermazione fatta in questo articolo riguardo all’obesità vale anche per l’anoressia.

Questo articolo è dedicato all’obesità (in quanto è, in maniera dimostrabile, un problema sempre più diffuso), ma anche essere anoressici non è affatto salutare! Ne parleremo certamente in futuro.

Intanto, se l’articolo ti è piaciuto e ti va di leggerne un’altro via nell’archivio e scegli tra i più recenti oppure navigando tra le diverse categorie di scienziataggini e curiosità.

Daje!

Fonti:

[1] Ministero della salute (2014)

[2] Our world in data

[3] L’IMC è stato studiato per valutare i rischi correlati al sovrappeso e all’obesità in soggetti adulti (18-65 anni). Ministero della Salute, 2013

[4] Prader – Willi Syndrome

[5] Indice massa corporea – Ministero della Salute 

[6] Why BMI is bullshit

Altre fonti:

Allison DB et al. (November 2006). “Putative contributors to the secular increase in obesity: exploring the roads less traveled”. International Journal of Obesity (Review). 30 (11): 1585–94

Fighting Obesity Requires a Choice: Profit or Public Health?

Kushner R (2007). Treatment of the Obese Patient (Contemporary Endocrinology). Totowa, NJ: Humana Press. p. 158.

Kirkpatrick, Mark (2013). “Assortative mating in animals”. The American Naturalist.

Walley AJ, Asher JE, Froguel P (July 2009). “The genetic contribution to non-syndromic human obesity”. Nature Reviews. Genetics (Review)

Oxford Handbook of Medical Sciences (2nd ed.). Oxford: OUP Oxford. 2011. p. 180