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Neurocosmetici: intelligenti armi contro l’invecchiamento

Il termine neurocosmetico è un neologismo nel mondo della cosmetica ed è la conseguenza di un’evoluzione innovativa della chimica cosmeceutica.

I risultati di studi scientifici sulla neurofisiologia della cute hanno permesso l’identificazione di target recettoriali sfruttabili in una formulazione cosmetica in grado di produrre effetti sul sistema nervoso centrale.

Queste scoperte hanno messo a fuoco le estese interazioni bidirezionale tra pelle e cervello evidenziando l’ampia rete di ormoni, citochine e neuropeptidi protagonisti di questi scambi.

L’importanza e l’utilità di un neurocosmetico deriva dal fatto che alcune problematiche cutanee dipendono dall’interazione tra neurotrasmettitori, pelle e sistema nervoso.

Infatti, in alcune dermatosi, come la dermatite seborroica e la rosacea, i sintomi quali rossore e dolore sono causati da una iperattivazione neuronale; inoltre, il sistema nervoso è coinvolto anche in processi legati alla guarigione cutanea e all’invecchiamento della pelle.

Cos’è quindi un neurocosmetico?

Secondo la definizione del Professore Laurent Misery dell’Università di Brest, un neurocosmetico è: un prodotto cosmetico, applicabile sulla pelle, che esibisce attività sul sistema nervoso cutaneo o in generale effetti su strutture nocicettive dell’epidermide [1]. 

Un neurocosmetico è un’evoluzione del concetto di ”psicocosmesi”. Uno psicocosmetico garantisce una stimolazione polisensoriale generando, per esempio, una sensazione di benessere psicofisico grazie a piacevoli profumazioni e consistenze.

Un neurocosmetico determina il suo effetto in virtù di una attivazione neurologica esplicata per azione diretta sulle terminazioni nervose cutanee, modulando il rilascio di neurotrasmettitori, oppure agendo come agonista o antagonista di nocicettori.

Attenzione alla definizione!

Queste nozioni potrebbero indurci a pensare di trovarci di fronte a una interessante formulazione farmacologica con promettenti attività antidepressive, euforizzanti, ansiolitiche o felicitanti. Effettivamente i neurocosmetici sono stati inizialmente intesi, anche per colpa di slogan pubblicitari ingannevoli, come una sorta di psicofarmaci ad applicazione topica.

Non c’è nulla di più sbagliato oltre che improbabile.

Un cosmetico, infatti, per definizione del Regolamento (CE) n. 1223/2009 è “una qualsiasi sostanza o miscela destinata a essere applicata sulle superfici esterne del corpo umano (epidermide, sistema pilifero e capelli, unghie, labbra, organi genitali esterni) oppure sui denti e sulle mucose della bocca allo scopo esclusivamente o prevalentemente di pulirli, profumarli, modificarne l’aspetto, proteggerli, mantenerli in buono stato o correggere gli odori corporei.

Un cosmetico applicato a livello cutaneo può, per legge, agire esclusivamente nell’epidermide. Un prodotto di questa classificazione non potrà quindi raggiungere lo strato dermico, sede di assorbimento sistemico.

I neurocosmetici in formulazioni anti invecchiamento

L’invecchiamento cutaneo è un processo complesso e multifattoriale che coinvolge una serie di cambiamenti morfologici, fisiologici e biochimici che si verificano nel tessuto cutaneo nel corso del tempo [2].

Questo processo naturale che porta a perdita di elasticità, secchezza e comparsa di rughe è determinato da fattori genetici e ambientali come l’esposizione ai raggi UV, fumo di sigaretta, inquinanti ambientali e stress psichico.

In questo ambito sono state brevettate interessanti formulazioni chimiche neurocosmetiche per contrastare efficacemente i segni dell’invecchiamento.

È stato visto come nella pelle invecchiata ed esposta ai raggi UV, la produzione di cortisolo sia più pronunciata a causa della sovra regolazione, nei cheratinociti, dell’enzima 11β-idrossisteroide deidrogenasi di tipo 1 (11β-HSD1) [1]. Tale enzima converte il cortisone inattivo in cortisolo biologicamente attivo. In condizioni di stress, i livelli di cortisolo nella pelle aumentano, portando il collagene all’atrofia e riducendo la crescita cellulare epidermica.

Una nuova molecola brevettata sarebbe in grado di inibire in modo reversibile l’enzima 11β-HSD1, riequilibrando i livelli di cortisolo nella pelle e migliorando così la barriera cutanea, l’elasticità e la densità del tessuto.

Nell’ambito della comunicazione ormonale pelle-cervello è interessante il ruolo delle β-endorfine. Questi neuropeptidi sono in grado di modulare la risposta immunitaria e stimolare i centri del piacere inducendo analgesia ed euforia. I recettori per le β-endorfine espressi a livello epiteliali mediano fenomeni di rigenerazione della pelle e di guarigione delle ferite.

È stato dimostrato come fitoendorfine da estratti di agnocasto (Vitex agnus-castus) e di Rhodiola rosea siano in grado di legarsi ai recettori μ-degli oppioidi, espressi a livello epidermico, stimolando la produzione in vivo di β-endorfine e offrendo così benefici per la cura della pelle donando un aspetto più luminoso e rilassato [1].

Conclusioni

I neurocosmetici rappresentano una frontiera innovativa nel campo della bellezza e del benessere. Si tratta di un orientamento pioneristico che considera la pelle come un’estensione della mente basandosi sull’origine embrionale comune di questi due organi complessi.

Con questo approccio scientifico si supera quella visione standard della cura settoriale del corpo umano promuovendo una gestione terapeutica integrativa.

Fonti

[1] Rizzi, V.; Gubitosa, J.; Fini, P.; Cosma, P. Neurocosmetics in Skincare—The Fascinating World of Skin–Brain Connection: A Review to Explore Ingredients, Commercial Products for Skin Aging, and Cosmetic Regulation. Cosmetics 20218, 66. https://doi.org/10.3390/cosmetics8030066

[2] https://www.ide.it/patologie/invecchiamento-cutaneo/#:~:text=L’invecchiamento%20cutaneo%20%C3%A8%20un,cutaneo%20nel%20corso%20del%20tempo

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