Guerre con navi di ghiaccio
Potrà sembrarvi strano, ma per un certo periodo, gli alleati, valutarono seriamente l’idea di andare in guerra con navi di ghiaccio. Apparentemente parrebbe il preambolo di una qualche saga fantasy, ma invece questo è uno di quei casi in cui la realtà supera la fantasia. Non è la prima volta che parliamo di mezzi straordinari, ma di certo questo è uno dei più insoliti.
Ma andiamo con ordine…
Progetto Habbakuk
Goffrey Pyke, giornalista e inventore inglese, all’inizio della seconda guerra mondiale stava lavorando all’ideazione di un’unità speciale che avrebbe dovuto operare durante i rigidi inverni alpini. Pyke, si rese subito conto di un fatto allarmante, per qualsiasi cosa progetto bisognava far fronte alla penuria di materiali. Acciaio e alluminio in particolare. Gran parte di questi infatti veniva utilizzato per la realizzazione delle corazzate. Navi che arrivavano a superare le 30 mila tonnellate. Rimuginando su questa grande problematica a Pyke venne un idea tanto bizzarra quanto geniale: utilizzare il ghiaccio al posto dell’acciaio. Era appena nato il progetto Habbakuk.
Il ghiaccio effettivamente galleggia, è resistente e, cosa più importante, è estremamente economico. C’erano tutti i presupposti per un’idea vincente. Venne inoltre fuori che produrre l’equivalente in peso di ghiaccio costava cento volte di meno rispetto all’acciao.
L’idea iniziale prevedeva di costruire delle enormi isole di ghiaccio, livellando degli iceberg e costruire su di esse delle piste di atterraggio per aerei. Pyke, grazie ad amici in comune riuscì ad arrivare fino a Lord Mauntbatten, capo del Combined Operation, nonché zio della regina Elisabetta II. L’ammiraglio, una volta letto l’incredibile progetto, ne rimase entusiasta, tanto che portò il progetto fino a Winston Churchill, il quale ne fu positivamente colpito. Era fatta, il progetto di Pyke poteva finalmente prendere il via.
Un nuovo colpo di genio
Ok, non avete mai visto o sentito parlare di navi fatte di ghiaccio, quindi penserete che l’idea di Pyke si sia sciolta come neve al sole e che in questo paragrafo vi parlerò della sua disfatta, e invece no! Perché adesso Pyke farà il botto e Lord Mantbatten quasi gambizzerà un ammiraglio statunitense, ma di questo parleremo più avanti.
Le prime prove con il ghiaccio diedero un esito nefasto: il ghiaccio è troppo pesante e il suo indice di galleggiamento è troppo basso. Una nave costruita in questo modo sarebbe mastodontica, arriverebbe a pesare come 66 corazzate e risulterebbe praticamente inamovibile. Per essere versatile la nave doveva essere molto più leggera.
A quel punto Pyke inventò un nuovo materiale, altrettanto economico, ma molto più leggero e resistente: la pykrete, una miscela di ghiaccio e segatura, che avrebbe rimesso il vento in poppa all’idea dell’inventore inglese.
La resistenza di questo materiale è incredibile, la quale è paragonabile a quella del calcestruzzo (8 volte superiore a quella del ghiaccio). Inoltre ha una bassa conducibilità termica, grazie alla presenza del legno, questo gli permette di sciogliersi molto più lentamente. Occorreva mostrare ai piani alti le potenzialità della pykrete.
Alla Conferenza del Québec del 1943 Lord Mountbatten portò un blocco di pykrete con sé, per mostrarne il potenziale agli ammiragli e ai generali che erano arrivati insieme a Winston Churchill e Franklin D. Roosevelt. Mountbatten si presentò alla riunione sul progetto con due blocchi, uno del materiale, l’altro di semplice ghiaccio. Posati a terra, sparò un proiettile prima al ghiaccio, che si frantumò all’istante, e poi al pykrete. Il proiettile rimbalzò e sfiorò i pantaloni dell’ammiraglio Ernest King per poi conficcarsi nella parete della stanza. La dimostrazione fu di grande impatto, soprattutto per King, ma funzionò alla grande.
Incredibilmente ci sono due aneddoti legati al fatto che a qualcuno era venuto in mente di sparare a dei blocchi di pykrete per dimostrarne la solidità. In questo caso però il proiettile rimbalzando ha colpito il capo di stato maggiore Sir Alan Brooke sopra la spalla, lasciandolo illeso ma con una divisa da cambiare.
Entrambi i racconti provengono dai diari di eminenti esponenti dell’esercito alleato, però la loro veridicità dovrebbe comunque essere presa con cautela, c’è la possibilità che queste storia siano state leggermente ingigantite, anche se non ne abbiamo la certezza.
Il ghiaccio si scioglie
Nel 1943 si inizia a lavorare ad un modello in scala di nave. In un lago in Canada viene costruita quella che sarà la prima ed unica nave in pykrete mai varata durante la guerra.
Durante la costruzione però vengono a galla i primi problemi:
- La nave ha un pescaggio molto grande, non potrebbe attraccare in nessun porto,
- I motori generano abbastanza calore da poter sciogliere la nave, quindi si opta per dei motori esterni
- Per resistere ai siluri degli U-boot le pareti della nave dovrebbero essere spesse circa 12 metri, di conseguenza aumenta di molto il peso e la stazza del vascello
- L’acqua dell’Atlantico non era sufficientemente fredda per impedire lo scioglimento della nave, che seppur lento era inevitabile. Si decise quindi di aggiungere una membrana esterna per isolare lo scafo.
La somma di questi problemi fece levitare il costo del progetto, tanto che alla fine risultava più economico costruire un’intera flotta convenzionale più che una portaerei di pykrete.
Fonti
Voce Wikipedia del progetto Habbakuk
Sono laureato in chimica all’Università degli Studi dell’Aquila ma mi appassiona qualsiasi forma di conoscenza, dall’astrofisica al senso della moda nell’Impero Bizantino.
Nella vita lavorativa mi occupo di consulenze mediche, mentre in quella privata di viaggi, birra e fotografia.
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