SCIENZESPAZIO

Nascita e declino dello Space Shuttle

Nato con le migliori aspettative, lo Space Shuttle doveva rappresentare la punta di diamante dell’esplorazione spaziale statunitense. In parte, questo scopo fu raggiunto, ma con il tempo si rivelò un progetto poco sostenibile e obsoleto.

Contesto storico

Lo Space Shuttle nasce in un contesto del tutto inedito: per la prima volta dalla nascita del programma spaziale, gli Stati Uniti si ritrovano senza un vero avversario. Lo sbarco sulla Luna ha definitamente sancito la sconfitta dell’Unione Sovietica per la corsa allo spazio, inoltre, negli anni ‘70 la crescita economica sovietica, sebbene sia in continua crescita, rallenta la sua corsa ed il divario con gli USA diventa sempre più evidente.

In questo scenario, si inizia a progettare un sistema di lancio semi-riutilizzabile, che possa permettere agli Stati Uniti di mantenere il predominio spaziale: lo Space Shuttle.

Il primo prototipo, l’Enterprise, che prese proprio il nome dall’omonima astronave del mondo della fantascienza, volò nel 1975. L’Enterprise era sprovvista di scudi termici, non poteva quindi volare nello spazio, e i voli di prova vennero effettuati agganciando lo shuttle alla fusoliera di un Boeing 747 modificato.

Dopo il superamento dei test, fu costruito il Columbia, che effettuò il suo primo volo orbitale il 24 novembre 1980. Per la prima volta, la NASA aveva a disposizione un mezzo che non solo poteva essere riutilizzato, ma poteva generare anche introiti. L’agenzia spaziale aveva, infatti, intenzione di utilizzare lo Space Shuttle anche per trasportare satelliti privati. Un po’ quello che fa la SpaceX oggi.

Insomma, per la NASA e gli Stati Uniti si prospettavano tempi d’oro, ma si sa che, per la legge di Murphy, non tutto va sempre secondo i piani.

Lo Space Shuttle Enterprise mentre viene portato in quota dal Boeing 747

Houston, abbiamo un problema

Quello che all’apparenza sembrava un mezzo meraviglioso, iniziò a presentare le sue prime criticità. Dopo ogni volo era, infatti, necessaria una manutenzione molto più costosa e duratura di quello che inizialmente si era pensato. Il costo previsto di ogni lancio doveva essere di circa 10,5 milioni di dollari, gli ultimi arrivarono a costarne dai 500 ai 1600 milioni.

In particolare, le centinaia e centinaia di mattonelle che componevano lo scudo termico dovevano costantemente essere monitorate e, quando danneggiate, dovevano essere sostituite. Fortunatamente, negli ultimi anni, si era passato da uno scudo termico di tipo ablativo, ovvero che si consuma al rientro in atmosfera, ad uno riutilizzabile. I costi di gestione, però, rimanevano comunque proibitivi.

Una ferita indelebile

Il 28 gennaio del 1986 avvenne qualcosa che non doveva assolutamente accadere. Mentre tutti gli occhi del mondo erano puntati sul primo volo di un insegnante nello spazio, lo shuttle Challenger, a causa di un problema ad una guarnizione, esplose a soli 73 secondi dal lancio. Il colpo inferto al programma spaziale statunitense fu terribile. Per due anni i lanci degli Space Shuttle si fermarono, anche perché non fu subito nota la causa del disastro, quindi c’era bisogno di indagare e di correggere le eventuali problematiche.

Una piccola rivincita

Dopo essere tornati operativi, i costi dei lanci degli Space Shuttle erano ulteriormente aumentati. I controlli dopo ogni lancio divennero più stringenti, onde evitare il ripetersi di tragedie come quella del Challenger, ma una piccola grande rivincita era alle porte per lo Shuttle. Nel 1990 fu lanciato il più complesso, costoso e potente telescopio spaziale mai progettato: l’Hubble. Questo meraviglioso prodigio della tecnica avrebbe permesso di vedere mondi lontani con una definizione mai raggiunta prima, aveva, però, un piccolo problema: non funzionava. Lo specchio del telescopio, infatti, era deformato e le immagini che raccoglieva erano distorte e inutilizzabili. L’unico modo per risolvere il problema era mediante l’utilizzo dello Space Shuttle, che non solo permise di la sostituzione dello specchio, ma permise anche la manutenzione del telescopio, prolungandone di molto la vita.

Inoltre, è allo Space Shuttle che dobbiamo la costruzione della Stazione Spaziale Internazionale, infatti, non esistevano altri mezzi che permettessero l’assemblaggio dei moduli che compongono la ISS. Insomma, non cose di piccolo conto.

Foto di una delle manutenzioni effettuate sul telescopio Hubble grazie allo Space Shuttle

Ultimo incidente e fine dello Space Shuttle

Nonostante la sua indiscutibile utilità, lo Space Shuttle con i suoi costi stava dissanguando la NASA e, nel 2003, un’ulteriore incidente segnò l’inesorabile declino del programma. Lo Space Shuttle Columbia, dopo aver subito un danno allo scudo termico durante le fasi iniziali del lancio, al rientro in atmosfera bruciò ,a causa di una falla creatasi nello scafo. In questo incidente persero la vita 7 persone e, anche in questo caso, i lanci degli shuttle vennero fermati per due anni. Nel 2005 ci fu il primo lancio dopo il disastro, il distacco di un’altro pezzo di scudo termico, però, fece emergere altre problematiche, che rinviarono il ritorno dei lanci degli shuttle di un altro anno.

Durante il periodo di fermo, si rese evidente che vi era bisogno di un altro sistema di lancio sub-orbitale che permettesse di trasportare esseri umani nello spazio.

Lo Space Shuttle ha volato fino al 21 luglio 2011. Durante la sua lunga attività, lo Space Shuttle ha effettuato 135 missioni, di cui 133 andate a buon fine. Per tutta la sua vita, lo Space Shuttle è stato utilizzato per condurre ricerche scientifiche, a fini commerciali, militari e per trasportare carichi utili nell’orbita bassa. Durante la sua vita, lo Space Shuttle è stato l’unico veicolo statunitense per il lancio degli astronauti. Non è stato possibile sostituirlo fino al lancio di Crew Dragon Demo-2, il 30 maggio 2020. Tra il il 2011 e il 2020, l’unico mezzo utilizzabile per trasportare esseri umani fino alla Stazione Spaziale Internazionale fu la Soyuz che, ironia della sorte, è di fabbricazione russa.

Fonti

Prima fonte

Seconda fonte

Terza fonte

Mario Di Micco

Sono laureato in chimica all'Università degli Studi dell'Aquila ma mi appassiona qualsiasi forma di conoscenza, dall'astrofisica al senso della moda nell'Impero Bizantino. Nella vita lavorativa mi occupo di consulenze mediche, mentre in quella privata di viaggi, birra e fotografia. Probabilmente utilizzerò questa descrizione anche su Tinder 🌰

Un pensiero su “Nascita e declino dello Space Shuttle

  • Riccardo Bianco

    Ottomo articolo. Volevo solo precisare che,secondo l’analisi tecnica sullo shuttle dopo il 1′ incidente fatta dalla commissione guidata dal Prof. Feymann, emersero dei problemi piuttosto rilevanti.
    La manutenzione era complessa in quanto tutto progettato top-down(vuol dire: io progetto una nuova e non voglio riutilizzare quello che fino ad ora ho utilizzato; magari modificando qualcosa) ed i razzi ausiliari (quelli corti al lato del centrale) venivano asssemblati in loco( si faceva il cosiddetto “giunto da campo”) in maniera non sempre ottimale.
    Queste ed altre notizie sono reperibili sul libro di Richard Feynmann “che t’importa cosa dice la gente”.

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