Le vite dei matematici – Evariste Galois (25/10/1811-31/05/1832)

Inauguriamo, oggi, una nuova rubrica sulle vite dei matematici. Persone strane da cui è meglio tenersi alla larga e che, appunto per questo, hanno spesso avuto vite non prive di lampi di follia. 

La inauguriamo con la vita di un ragazzo che ha avuto un’importanza incredibile nello sviluppo dell’algebra moderna: Evariste Galois.

Perché proprio lui? Perché la sua storia contiene tutto: genio, intuizione, bocciature a scuola e duelli con le pistole. Meglio di così!

Infanzia e primi studi

La storia di Galois non inizia subito con i fuochi d’artificio, anzi, inizia nel modo più noioso possibile: con una famiglia benestante, composta da un padre politico (sindaco del paese a partire dal 1814) e da una madre figlia di un giurista, quindi esperta di lingua latina e letteratura classica. Fu proprio la madre ad istruire Galois fino agli 11-12 anni, età in cui iniziò a frequentare il Lycée Louis-le-Grand. A 14 anni Galois era già stanco di portare avanti la sua cultura umanistica (in fondo aveva già vinto il più importante riconoscimento interno della scuola riguardante la conoscenza del latino, che altro doveva fare ancora?) e iniziò ad interessarsi molto alla matematica.

Una delle più diffuse raffigurazioni di Galois. Ce lo immaginiamo gracilino e ben vestito, come un buon signorino dei suoi tempi.

I suoi risultati furono da subito brillanti.

Si racconta che abbia portato a termine la lettura del testo Éléments de Géométrie, del famoso matematico Legendre (avete mai sentito nominare la trasformata di Legendre? Ecco, lui.), come se stesse leggendo un comune racconto e che, già dopo la prima lettura, avesse acquisito un’ottima padronanza dei concetti proposti.

A 15 anni si cimentò nella lettura di alcuni testi di Lagrange sulla risoluzione algebrica delle equazioni, campo in cui più tardi lasciò il segno in modo indelebile.

Il fallimento al politecnico..

Fin qui tutto rose e fiori, direte voi, ma, come potete immaginare, nelle vite dei matematici, le gioie sono destinate a durare poco e Galois, a 17 anni, si vede respinto dal politecnico di Parigi.

Apro qui una parentesi, quasi di sfogo, rivolta in modo particolare a coloro che hanno studiato presso “Università della vita”, quegli individui a cui piace tanto citare episodi di dubbia fonte, che vedono personaggi a caso ( a volte persino Einstein) bocciati o comunque con risultati pessimi negli studi, per dimostrare che “il valore delle persone non si misura con i voti” o simili.

Galois era un genio, poco da discutere su questo, eppure, i suoi studi da matematico furono compiuti fino a quel momento quasi esclusivamente da autodidatta.

Il risultato di una istruzione poco accademica fu semplice: pur avendo in testa delle idee giuste e geniali, non era in grado di spiegarle in modo comprensibile agli altri.

Il mantra di ogni persona che passa molto tempo a cercare di spiegare bene le cose agli altri (come ad esempio un autore di Missione Scienza) è che saper esporre un argomento in modo chiaro è importante almeno quanto saperlo di per sè.

Una delle frasi ricorrenti nella scienza è che “non hai davvero capito qualcosa se non sei in grado di farla capire a tua nonna“.

La vita di Galois, così tormentata, ha ispirato due film. Uno negli anni ’60, da cui è tratta questa immagine, e uno più recentemente nel 2010.

… e il mancato riconoscimento dei matematici dell’epoca

Scartato dal politecnico di Parigi, Galois entrò in una scuola molto meno prestigiosa, in cui portò avanti i suoi studi e le sue teorie.

Fu proprio in questo periodo che fece alcune delle sue più grandiose scoperte, risolvendo addirittura un problema di algebra vecchio di 350 anni, trovando una condizione necessaria e sufficiente affinchè un polinomio potesse essere risolto tramite radicali (Questa ve la spiego un’altra volta, oggi siamo biografi, la matematica domani).

Da bravo promettente matematico, Galois inviò alcuni dei suoi lavori più importanti a dei matematici più affermati e famosi di lui, affinchè li leggessero e pubblicassero.

Dopo essersi scontrato con alcune reazioni non esattamente lusinghiere, (dal “ma che è sta roba, non ci ho capito GNENTE” di Poisson, al “mah, magari se lo scrivi meglio e lo mandi a qualche concorso accademico FORSE lo pure vinci” di Cauchy) egli spedì il sudato frutto del suo lavoro a Fourier, allora segretario dell’Accademia delle Scienze di Parigi.

Che morì.

Sventure personali e nuovi fallimenti accademici

Nel frattempo, Galois si era ritrovato a dover fronteggiare altri avvenimenti poco felici, tra cui il suicidio del padre.

In questo periodo, fece un nuovo tentativo di ingresso al politecnico, dove la leggenda lo vuole perdere la pazienza e maltrattare in maniera vigorosa il suo esaminatore, più incompetente di lui, che, non riuscendo stare dietro ai suoi procedimenti logici (si racconta che Galois desse per scontati molti passaggi considerandoli banali), sostenne per tutto l’esame che il nostro eroe stesse dicendo cose sbagliate.

E lo bocciò di nuovo.

Repubblicano convinto, non contento di non essere entrato nel politecnico, si fece espellere anche dalla sua scuola.

La causa fu una lettera scritta e firmata con il suo nome per intero, pubblicata da una gazzetta scolastica, in cui criticava sprezzantemente il direttore che, al fine di impedire ai suoi studenti di partecipare ai tumulti del 1830, fece sbarrare le porte dell’istituto trattenendoli all’interno.

Spese quindi i mesi successivi a dividersi tra lavoro matematico e politico, unendosi al reparto di artiglieria della Guardia Nazionale…

Che si sciolse poco dopo.

Galois, però, restò sempre fedele ai suoi ideali, facendosi arrestare il 14 luglio (il giorno della presa della Bastiglia), poiché, armato fino ai denti, stava indossando una uniforme dell’ex artiglieria mentre dirigeva un corteo di protesta.

Il duello mortale

Arriviamo quindi alla sua morte.

Non si hanno notizie certe sulle circostanze che portarono Galois a partecipare a quel duello fatale, il 30 maggio del 1832.

Quella che vi racconterò io è la versione romanzata, che piace tanto a noi matematici e che sembra trova riscontro in alcune lettere personali, inviate ad un amico, in cui nomina una storia d’amore finita male.

Per difendere il nome di una sua amica disonorata, in realtà da lui amata, Galois sfidò a duello tale Alexandre Dumas names Pescheux d’Herbinville, ex ufficiale di artiglieria.

Oggi sembra strano pensare di sfidare qualcuno ad un duello armato, ma, a quanto pare, un tempo spararsi era una pratica molto più diffusa.

Si racconta che, sapendo benissimo di non avere chance di vittoria contro una persona ben più esperta di lui nell’uso delle pistole, Galois abbia passato la sua ultima notte in vita cercando disperatamente di rimettere insieme e dare una forma a tutte le sue confuse carte.

Si narra che i suoi manoscritti fossero pieni di note come “questa affermazione si dimostra, ma non ho tempo di scriverla per intero”.

Ferito all’addome, fu lasciato morente a terra dai suoi avversari e dal suo secondo, finchè un fattore che passava da quella strada non lo trovò e lo portò in ospedale.

Solo suo fratello minore riuscì a raggiungerlo prima della sua morte, il giorno seguente. Poichè lo vedeva profondamente turbato, Evariste raccolse tutte le sue forze per dire al fratello :

“Non piangere, Alfred. Ho bisogno di tutto il mio coraggio per morire a 20 anni.”

La rivalutazione postuma

Fortunatamente per il mondo matematico, il lavoro di Galois fu, in seguito alla sua morte, studiato e ampliato.

Gran parte del merito si può attribuire a Liouville, importante matematico francese, che riuscì a dare un migliore impianto formale agli appunti di Galois e si occupò della pubblicazione.

Il contributo di tali lavori alla matematica moderna è estremamente ricco e la teoria di Galois è ancora oggi una delle branche fondamentali dell’algebra astratta.

La storia di Galois mi emoziona sempre ed è per questo che ho voluto aprire la rubrica sulle vite dei matematici proprio con lui: per rendere omaggio ad una persona che ha dedicato la sua vita ad una causa, non per riconoscimento personale (che anzi, non è mai arrivato finchè era in vita), ma per vera passione.

 Per approfondire:

Biografia su wikipedia

Biografia da fonte alternativa (in inglese)

Fabrizio Teodonio

Matematico per passione, dopo essermi laureato all'Università la Sapienza di Roma mi hanno spiegato che la matematica non è un lavoro vero e mi tocca guadagnarmi da vivere come consulente contro le frodi. Fortemente convinto che potremmo già avere i jetpack e le macchine volanti per uso comune, ho abbracciato la Missione Scienza nel 2016.  Scrivo principalmente di matematica (ufficialmente argomento più noioso del terzo millennio) e occasionalmente di fisica, tecnologie e informatica.

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