Lattosio, non ti tollero!
Cappuccino e brioche alla crema: l’accoppiata perfetta! Cosa c’è di meglio del loro inconfondibile profumo per iniziare bene la giornata? A pranzo, invece, mi aspetterà un bel piatto di tortellini con panna e prosciutto, golosissimo! Per merenda, che faccia caldo o meno, concedetemi un gelato, perché al gelato non si dice mai di no! Anche un semplice cornetto alla panna va bene! E per cena sapete che vi dico? Che la dieta la iniziamo lunedì, perché questa sera una bella pizza margherita non me la leva nessuno!
Peccato che questa giornata tipo, per molte persone, sia solo utopia… o quasi.
Lattosio = Glucosio + Galattosio
Il lattosio è un uno zucchero disaccaride costituito da due zuccheri semplici (monosaccaridi): D-glucosio e D-galattosio. Questi due monosaccaridi sono uniti tra loro mediante un legame glicosidico, ovvero un legame covalente che unisce il gruppo emiacetalico di uno zucchero con l’atomo di ossigeno dell’altro.
Il lattosio rappresenta la quasi totalità degli zuccheri presenti nel latte dei mammiferi (circa 98%). Per digerirlo e sfruttarlo come fonte di energia il nostro organismo si serve di un enzima, la lattasi, che provvede a spezzare questo legame (in termini chimici si verifica un’idrolisi) consentendo alle sue componenti di essere assorbite nel sangue come nutrienti.
Ma cos’è esattamente questa intolleranza al lattosio?
Normalmente i bambini e tutti i cuccioli dei mammiferi producono la lattasi, ma dopo lo svezzamento la produzione dell’enzima cala per la maggior parte di loro, fino a cessare quasi del tutto. In questo modo lo zucchero non può essere scisso e quindi nemmeno assorbito, passando indisturbato fino al tratto terminale dell’intestino. Qui viene attaccato dalla flora batterica, dando origine a processi fermentativi che portano alla produzione di gas quali idrogeno, metano e anidride carbonica oltre ad acidi grassi a catena corta. Si producono così una serie di sintomi indesiderati tipici dell’intolleranza: diarrea, meteorismo, gonfiore e distensione addominale. Simpatici, vero?
Non tutte le intolleranze al lattosio sono uguali, infatti se ne distinguono tre forme:
- genetica: dovuta a una riduzione dell’espressione della lattasi nel corso dello sviluppo;
- acquisita: subentra in conseguenza di altre patologie e scompare una volta risolta la patologia principale (es. morbo di Crohn);
- congenita: molto rara, si manifesta fin dalla nascita e la lattasi è totalmente assente.
Non necessariamente gli adulti che non producono l’enzima lattasi manifestano problemi. A volte il consumo giornaliero di lattosio può selezionare una flora batterica intestinale capace di rimuovere i prodotti della fermentazione e di alleviare quindi i sintomi dell’intolleranza.
Ed io? Sarò mica intollerante al lattosio?
Se ogni volta che mangi latte e cereali corri subito in bagno, forse è meglio chiedersi: “Rientro anche io in quella fetta di popolazione a cui è stato spento l’interruttore della lattasi?”. Per togliersi il dubbio, esistono due principali test diagnostici:
- Breath Test all’idrogeno: il più affidabile, permette di valutare la presenza di idrogeno oltre i valori basali nell’espirato del paziente dopo la somministrazione di un quantitativo di lattosio, facendolo soffiare in una sacca a intervalli regolari e per un tempo prestabilito. Ciò è dovuto al fatto che parte dell’idrogeno prodotto nell’intestino degli intolleranti viene riassorbita dalla mucosa del colon, quindi trasportata dal sangue venoso sino agli alveoli polmonari ed eliminata con la respirazione;
- Test genetico: permette di definire la predisposizione all’intolleranza al lattosio studiando la composizione genetica, identificando polimorfismi a livello del gene della lattasi, in particolare il polimorfismo C/T -13910. Se la mutazione 13910 è presente allo stato omozigote (C/C) si ha intolleranza. Nella pratica, consiste in un semplice tampone boccale. [1]
Quindi che devo fare se sono intollerante al lattosio?
Il lattosio è presente principalmente nel latte e nei suoi derivati (II Gruppo Fondamentale degli Alimenti secondo la classificazione SINU ed INRAN). Tuttavia, i derivati con presenza di fermenti lattici (es. yogurt) o sottoposti a stagionatura (es. parmigiano) contengono solo quantità minime di lattosio, per cui possono essere consumati con moderazione. Esistono però alcuni alimenti dove non sospetteremmo mai della presenza di lattosio, ad esempio alcuni insaccati come il prosciutto cotto, il salame o le salsicce, dove viene usato come addensante e conservante. Un modo per evitare i suddetti problemi è assumere alimenti senza lattosio. Questi si ottengono aggiungendo artificialmente ad essi la lattasi. Quest’ultima idrolizza il lattosio all’interno degli alimenti stessi rendendoli non solo più adatti a chi è affetto da intolleranza al lattosio, ma anche più dolci a causa della presenza dei due monosaccaridi derivati dal lattosio. Il lattosio puro, ricavato industrialmente dal latte, è anche usato come eccipiente in alcuni farmaci. Cosa? Stai dicendo che il tuo palato è così sensibile da farti disprezzare i prodotti senza lattosio? C’è un rimedio anche per te, supereroe: integratori di lattasi, prima dei pasti. [2]
Quanto è diffusa l’intolleranza al lattosio?
Se puoi permetterti di bere latte tutte le mattine o di superare incolume una serie di pasti come quelli elencati all’inizio dell’articolo, sappi che sei l’eccezione, non la normalità. Si stima, infatti, che solo il 35% della popolazione globale sia in grado di digerire il lattosio dopo i 7-8 anni di età. [3] Curioso il fatto che la distribuzione delle popolazioni che tollerano il lattosio non sia casuale: la percentuale è molto alta nei paesi dell’Europa del Nord e in alcuni popoli del bacino mediterraneo. Anche Nord America e Australia presentano un’alta percentuale di popolazione che tollera il lattosio, e la cosa non stupisce dato che la maggior parte della popolazione ha origine europea. La percentuale di tolleranza cala drasticamente in Asia, Africa e presso i nativi americani. In Italia si stima che sia intollerante il 52% della popolazione del nord, il 19% al centro ed il 41% al sud. In media, quasi il 40% degli italiani è intollerante al lattosio! [4]
Perché alcune popolazioni tollerano il lattosio meglio di altre?
La modifica genetica che determina la tolleranza al lattosio, definita 13910 C/T nel gene LCT, è andata incontro alla necessità dei nostri antenati agricoltori di fronteggiare le conseguenze della carenza di cibo e di preziosi nutrienti come il calcio, nutrendosi di latte. Ricordiamoci che le mutazioni genetiche avvengono in modo completamente casuale, ovvero non è stato il fatto di bere latte a stimolare la mutazione. Questa mutazione genetica casuale, apparsa indipendentemente in popolazioni diverse, si è diffusa in quelle dedite alla pastorizia, donando loro un vantaggio evolutivo e trasmesso in seguito ai discendenti, poiché, in quella situazione, chi poteva bere latte aveva maggiori probabilità di sopravvivere e generare prole. Oggi la mutazione è diventata dominante in alcune zone, come quelle del Nord Europa, dove si ritiene che l’assunzione di latte abbia compensato la scarsa produzione di vitamina D della popolazione, dovuta alla più bassa esposizione solare rispetto ai paesi meridionali. [5] Se sei intollerante al lattosio, probabilmente i tuoi avi non erano molto dediti alla pastorizia e non hanno riscontrato alcun vantaggio evolutivo in questa mutazione, perlomeno non così importante da essere selezionato e trasmesso alla progenie (e quindi a te).
Che differenza c’è tra essere intolleranti ed essere allergici?
Nonostante i sintomi possano essere abbastanza simili, c’è una profonda differenza. L’allergia al latte si verifica quando il nostro sistema immunitario riconosce come pericolose alcune proteine contenute nell’alimento. Nel caso del latte vaccino, queste proteine sono:
- alfa-lattoalbumina;
- beta-lattoglobulina;
- caseine.
Al primo contatto con queste molecole, i globuli bianchi liberano degli anticorpi specifici (IgE) che aderiscono all’antigene (una delle proteine elencate sopra) e preparano il sistema immunitario a difendersi in caso di un successivo contatto. È proprio in occasione di questa ulteriore esposizione alle proteine, anche minima, che si sviluppa una reazione avversa caratterizzata da dispnea, vomito e/o orticaria oppure, più raramente, si verifica un’anafilassi sistemica che coinvolge tutto l’organismo. Le proteine del latte sono tra i 14 principali allergeni previsti dalle norme HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points). Se stai male dopo aver bevuto latte, è importantissimo che tu ti sottoponga ai dovuti esami per capire se sei allergico alle proteine del latte o intollerante al lattosio.
Fonti
[1] https://www.mauriziotommasini.it/intolleranza-lattosio-sintomi-test-dieta/
[2] https://www.nhs.uk/conditions/lactose-intolerance/treatment/
[3] Leonardi, M., Gerbault, P., Thomas, M. G., & Burger, J. (2012). The evolution of lactase persistence in Europe. A synthesis of archaeological and genetic evidence. International Dairy Journal, 22(2), 88-97.
[4] http://lattosiono.it/blog/guida-alla-intolleranza-al-lattosio
[5] Vuorisalo T, Arjamaa O, Vasemägi A, Taavitsainen JP, Tourunen A, Saloniemi I. High lactose tolerance in North Europeans: a result of migration, not in situ milk consumption. Perspect Biol Med. 2012;55(2):163-74. doi: 10.1353/pbm.2012.0016. PMID: 22643754.
Da bambino volevo fare il paleontologo. Da adolescente il fisioterapista. Oggi mi ritrovo con una laurea magistrale in Scienze Chimiche, ma non chiedetemi come abbia maturato questa scelta. Fatto sta che ora lavoro come analista chimico. E anche se non sono diventato un paleontologo, la curiosità del bambino per indagare sulle origini di tutte le cose non mi ha mai abbandonato. Nel tempo libero pratico arti marziali (e vado dal fisioterapista).
È vero che il latte è più digeribile se bevuto freddo? Quali sono i motivi?
Ciao Daniele! A prescindere dal fatto che un intollerante al lattosio o un allergico alle proteine del latte non possa berlo in nessun caso (se non specificatamente trattato), la digeribilità del latte non dipende dalla temperatura alla quale viene consumato. Come tutte le bevande, è consigliabile non berlo ghiacciato, in modo da non creare uno shock termico al nostro apparato digerente.