La vespa samurai: il guerriero contro la cimice asiatica
La vespa samurai: dal Giappone alla lotta biologica
Da poche settimane, in cinque regioni del Centro-Nord Italia, è in corso una vera e propria guerra. Decine di migliaia di aviatori sorvolano campi e frutteti. Provengono principalmente dal Giappone, Cina e Corea ma battono un’unica bandiera: Trissolcus japonicus. La vespa samurai.
L’obiettivo è uno solo: debellare l’esercito invasore di Halyomorpha halys, la cimice asiatica.
Non pensare però all’utilizzo di katane o decapitazioni truculente. La vespa samurai, a dispetto del nome, agisce piuttosto come l’organizzazione criminale giapponese “Yakuza”.
Ma prima di capire come si comporta questo imenottero, è importante conoscere il nemico e perché è così dannoso all’agricoltura di tutto il mondo.
La cimice asiatica: un flagello polifago
Lunga poco meno di due centimetri, Halyomorpha halys, somiglia, come forma, alle nostrane cimici verdi (Nezara viridula).
La colorazione è composta da varie tonalità di bruno, grigio, nero e macchie marroncine. Caratteristiche sono le bande chiare che si alternano a bande scure, sulle antenne. Una delle colorazioni tipiche, che ne facilitano il riconoscimento anche ai meno esperti, sono le bande scure alternate sulla parte esterna dell’addome.
Proveniente da Giappone, Cina, Corea e Taiwan, la cimice asiatica compie, a seconda delle regioni più o meno calde, da una a quattro/sei generazioni all’anno. In Italia, attualmente, tra le due e le tre.
In autunno, ce ne siamo accorti, si insinuano in ogni dannato anfratto delle nostre case per svernare clandestinamente a nostre spese. A primavera decidono di lasciare le nostre tiepide abitazioni per dirigersi sulla vegetazione per fare le due cose più belle a questo mondo: abbuffarsi e accoppiarsi come coniglietti.
Grazie a loro siamo costretti a rivedere la classifica degli animali più produttivi, scalzando dal podio i teneri coniglietti.
La cimice asiatica depone oltre un centinaio di uova, divise a gruppi, sulla pagina inferiore delle foglie. La prole del male, poi, continuerà la sua opera di distruzione mangiando come se ogni giorno fosse il 31 Dicembre.
Danni alle colture
Halyomorpha halys è, per definizione, un insetto polifago. Ovvero si nutre di numerose specie vegetali: Rosacee come pesco, melo, pero, susino, ciliegio, albicocco, lampone e poi ortaggi come pomodori, fagioli, fagiolini, peperoni. Anche Poaceae come mais e Fabaceae come la soia. E non risparmia nemmeno olive, nocciole e kiwi. Insomma, un disastro!
La cimice asiatica è del tutto innocua per noi esseri umani. Certo, è fastidiosa perché è un inquilino non gradito e si annida un po’ ovunque. Ma finisce lì. Il problema è per la moltitudine di specie vegetali che attacca con voracità.
Causa malformazioni dei frutti, cascola degli stessi, ovvero una caduta anticipata prima della maturazione, e le foglie possono anch’esse essere attaccate, riducendo, o perdendo del tutto, la loro capacità fotosintetizzante.
Danni economici alle colture
In Italia ne è stata certificata la presenza nel Settembre 2012, con un esemplare ritrovato nel modenese. Da lì, il suo areale di conquista ha inglobato tutte le regioni del Nord Italia.
All’inizio del capitolo l’ho definita “invasore”. Bisogna specificare che non è migrata di sua spontanea volontà dall’estremo oriente. Il trasporto internazionale di derrate alimentari, basti pensare alla soia e al mais, ne ha sicuramente favorito lo spostamento da un continente all’altro.
In America ne è stata certificata la presenza sul finire degli anni ’90, e di disastri agricoli ne ha compiuti anche lì.
Di quanti danni parliamo? Secondo la Coldiretti (Confederazione Nazionale Coltivatori Diretti) i danni stimati sono di 740 MILIONI di euro. Solo in Italia. Colpendo quasi cinquantamila aziende agricole. Una cifra enorme con conseguente perdita di posti di lavoro.
Il problema principale, oltre alla sua esagerata voracità e polifagia è che, nei nostri ambienti, non ha alcun antagonista naturale. Ergo fa quello che le pare, indisturbata.
Però è ora di dire basta.
Oh, perché va bene tutto, ma l’unico che può chiamarsi “Attila, Flagello di Dio” è il mitico Diego Abatantuono. Non una fottutissima cimice.
La maxi collaborazione tra regioni
È nata così, fin dagli anni del primo ritrovamento, una maxi collaborazione che ha visto partecipare diversi istituti di ricerca, tra cui il CREA (Consiglio per la ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria), il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, diverse Università, e persino i privati cittadini!
Sì, perché i residenti nell’area di pianura di Modena, nel 2014, furono invitati a segnalare gli eventuali ritrovamenti di Halyomorpha halys.
Danni del genere, specialmente al settore primario, hanno messo in moto ricerche e collaborazioni che, pur sottostando ad un lunghissimo iter burocratico, hanno dato seguito alla decisione condivisa delle regioni Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia e le province autonome di Trento e Bolzano di immettere sul territorio un nemico potente della cimice asiatica. La vespa samurai.
La vespa samurai e la sua missione: la lotta biologica
Fortunatamente esiste un parassitoide della cimice asiatica: la vespa samurai! A dispetto del nome però, il suo aspetto non incute molto timore. Anche se appartiene allo stesso ordine di api e vespe: gli imenotteri.
Non punge, non è dannosa per animali o altre piante. Non affetta teste con katane di qualche sorta. Si nutre di nettare e polline.
Ah, è lunga solo… uno o due millimetri! Insomma, non c’è niente da temere. A meno che non siate delle cimici asiatiche.
Questo perché la vespa samurai si comporta, per l’appunto, da parassitoide: un insetto che parassitizza altri insetti, ed occupa una nicchia ecologica davvero specifica. Nel caso della cimice asiatica ne attacca le uova.
La femmina di vespa samurai depone le sue uova all’interno di quelle della cimice infame. Dopodiché la prole di piccole vespe samurai si nutriranno delle larve di Halyomorpha halys. No larva, no party, no attacco al potere delle colture.
Questo è un esempio perfetto di lotta biologica: sfruttare l’antagonismo tra due specie viventi, contenendo così quella dannosa per l’agricoltura.
La cosa bella? Questa vespa scalza a sua volta la cimice asiatica dalla nostra personale classifica di animali assatanati di sesso, producendo anche dieci generazioni all’anno. Non male!
Sicuramente la vespa samurai era già presente sul territorio nazionale in piccolo numero, anch’essa giunta per caso come la cimice asiatica. Ma dopo attenti studi, e prove su come si sarebbe comportata una volta immessa in massa sui nostri campi, sono stati pianificati 712 lanci.
Niente paracadutismi eroici: piccoli tubi posizionati nelle aree critiche con all’interno le cazzutissime vespe samurai.
Bisogna, appunto, precisare che essendo già presente in piccolo numero sui nostri territori, l’immissione di altri esemplari di vespa samurai non rappresenta un’importazione in senso stretto di una specie esotica. Piuttosto un ripopolamento per ristabilire un equilibrio tra prede e predatori ed evitare danni ingentissimi alle nostre colture. Che già vengono messe a dura prova dal cambiamento climatico e da una gestione agronomica poco accorta da parte di alcuni coltivatori.
Conclusioni e sviluppi futuri della lotta biologica (oltre la vespa samurai)
Nel bene e nel male, la globalizzazione e la movimentazione di derrate alimentari da un punto all’altro del globo, purtroppo prevedono anche l’immissione casuale di specie aliene.
E disequilibri del genere capitano e, purtroppo, continueranno a capitare. Gli stessi agroecosistemi sono, in effetti, degli ecosistemi “artificiali” dove c’è un disequilibrio voluto. L’unica specie che deve prosperare è quella che coltiviamo: erbacce e insetti dannosi sono tali perché noi li consideriamo così.
Certamente non possono distruggere le nostre colture, se vogliamo sfamare un numero sempre crescente di persone. Questo non significa fare una lotta indiscriminata e senza criterio, utilizzando sostanze antiparassitarie efficaci sul momento, ma dannose alla nostra salute.
Qui si inseriscono diversi tipi di approcci, uno dei più famosi è quello biologico. Pur con delle criticità, di cui parleremo in un altro articolo, rappresenta, attualmente, un importante passo avanti per raggiungere una gestione più naturale e sostenibile dell’agricoltura.
P.S. La vespa samurai non è, in alcun modo, dannosa alle nostre carissime api.
P.P.S. La cimice asiatica, se schiacciata o attaccata, puzza. Come quelle verdi nostrane. Un motivo in più per odiarla.
FONTI:
https://it.wikipedia.org/wiki/Trissolcus_japonicus
https://it.wikipedia.org/wiki/Halyomorpha_halys
Fin da bambino le mie più grandi passioni sono la natura e i libri: ho fuso le due cose nella divulgazione scientifica e dal 2018 faccio parte del Team di MissioneScienza.
Sono un Perito Agrario iscritto al CdL in Scienze Agrarie all’Università degli Studi di Udine e mi piacerebbe specializzarmi in Agricoltura di Precisione.
Mentre completo gli studi, lavoro come Insegnante Tecnico-Pratico in una scuola superiore in provincia di Pordenone. Insomma, la divulgazione è parte integrante della mia vita!
“Vespa samurai ” …..poca sperimentazione , difficoltà di allevamento , applicazioni in natura difficile , equilibrio entomofauna , costi ……?
Qualcuno , che lavora seriamente per risolvere il problema ” cimice ” ha trovato la soluzione senza utilizzare fitofarmaci ma utilizzando prodotti su base batterico/enzimatica e registrati per l’utilizzo in agricoltura bio . Un lavoro che viene da ….lontano , sperimentazione a proprie spese e già utilizzata in alcune aziende agricole dell’Emilia Romagna con risultati eccellenti . Costi contenuti e risultati che oggi possono essere definiti eccezionali . Chi ha lavorato e lavora su questa linea di difesa è perfettamente a conoscenza che ” qualcuno ” farà ” carte false ” per confutare questa linea , quando togli l’osso al cane ….
Questo della vespa samurai è l’ennesimo tentativo bei foraggiare le coop colored , che ormai hanno bilanci in dissesto e sono alla disperata ricerca di come ” succhiare ” soldi alla già tanto tartassata agricoltura italiana . Noi continuiamo a percorrere la strada intrapresa mettendo ba disposizione di chi vorrà rendersene conto personalmente la possibilità di vedere e parlare con chi sta già utilizzando questa linea di difesa biologica .
Ciao Piergiorgio, se hai valide informazioni in più, sarei ben lieto di condividerle. In fondo, la scienza dovrebbe andare oltre gli interessi economici. Non trovi?
Ti rinnovo l’invito ad inviarci fonti, sperimentazioni e materiale che reputi utile e interessante 🙂