Scienza e legge (parte 2): la scena del crimine… parla!
In questo articolo continueremo la serie sulle scienze forensi, di cui potete recuperare la prima puntata sull’analisi del DNA.
In effetti, sono stati fatti molti passi avanti nello studio della scena del crimine da quando, nel 11.880 EU (1880 d.C.), su Nature comparve il primo articolo sulle impronte digitali. In questo articolo viene descritta persino la somiglianza tra le impronte digitali di un padre e quelle di suo figlio.
Di cosa parliamo?
Dall’uscita di quell’articolo su Nature, la scienza forense ha fatto passi da gigante, passando in primis per l’analisi del DNA di cui abbiamo già parlato.
Dunque, un criminale lascia sempre qualcosa di sé in una scena del crimine… Come può, quindi, la scienza essere di aiuto?
Innanzitutto, le tracce che il criminale lascia devono essere permanenti sulla scena del crimine, e quelle che porta su di sé anche! Per questo è fondamentale che il personale addetto al recupero di tracce sia qualificato.
Dato che gli esseri umani non possono fisicamente vedere tutto ciò che una scena del crimine nasconde, è necessario che gli esperti si affidino alla scienza.
Come si trovano le tracce?
L’autore del crimine, come l’investigatore, non ha la sensibilità di individuare tutte le tracce che si nascondono in una scena. Spesso esse si sovrappongono tra loro o si nascondono tra i colori circostanti.
Per rivelare alcuni tipi di tracce e farle “emergere” dallo sfondo si sfruttano le proprietà della luce. Come sappiamo la luce bianca contiene tutte le lunghezze d’onda visibili all’occhio umano. Questo fa sì che quando la luce bianca colpisce un oggetto, quell’oggetto l’assorbirà parzialmente, riflettendone una parte che arriverà all’occhio umano e verrà interpretata con un colore.
Dunque, una tecnica utile per far risaltare una traccia è, ad esempio, illuminare una superficie con il suo stesso colore. In questo modo la superficie apparirà chiara e le tracce saranno più scure.
Fotografie delle tracce
Oltre a illuminare la scena del crimine, l’investigatore può migliorare la qualità del lavoro utilizzando una fotocamera UV. In questo modo si va a rendere ancora più netto il contrasto tra traccia cercata e superficie. Quando si lavora con questo metodo, però, è necessario che l’operatore sia assolutamente ben protetto.
Per visualizzare la traccia è necessario un filtro che la isoli ancora di più e che lavori di pari passo con la lunghezza d’onda della traccia cercata dall’operatore.
Questo metodo è quello più notoriamente utilizzato per isolare tracce di sangue.
La fluorescenza
Questo metodo è molto utile per rivelare tracce di sperma (che risulteranno essere giallo-arancioni), fluidi vaginali, saliva, uso di arma da fuoco.
La fluorescenza è lo “stadio” finale di un fenomeno che consiste nell’eccitare un atomo tramite una fonte di energia, promuovendo un elettrone a un livello più alto. Questo elettrone, però, non resta “in alto”, ma torna nel suo stato d’origine, detto stato fondamentale e facendo ciò rilascia un fotone. Quest’ultimo passaggio è proprio la fluorescenza.
Le impronte digitali
Le impronte digitali, invece, sono piuttosto difficili da rilevare poiché composte di acqua, proteine e lipidi. Questo tipo di traccia è molto sfuggevole all’occhio umano, specialmente perché la risposta più forte delle impronte alla tecnica UV è quasi al limite minimo nello spettro del visibile.
Per catturare l’immagine di un’impronta digitale è necessario trovare anche l’angolazione giusta. Nel caso di superfici porose, infatti, sarebbe opportuno che l’operatore catturasse l’immagine a un’angolazione di 90°.
Fonti
Forensic photography: Prospect through the lens – S. Gouse, S. Karnam, H.C. Grish, S. Murgod.
Light for Crime Scene Examination – V. Causin, G. Guzzini.
van Oorschot, R. A., Meakin, G. E., Kokshoorn, B., Goray, M., & Szkuta, B. (2021). DNA transfer in forensic science: Recent progress towards meeting challenges. Genes, 12(11), 1766. https://doi.org/10.3390/genes12111766
On the Skin-Furrows of the Hand – Nature (pdf) [eng]
Mi chiamo Melissa e sono una studentessa di chimica approdata su Missione Scienza con il preciso scopo di trasmettere al pubblico tutto ciò che mi affascina della scienza e l’amore per gli scoiattoli. Uh, se mi piacciono gli scoiattoli. Li adoro!