La bioluminescenza è uno stile di vita
DALLE LUCCIOLE AI FUNGHI: QUANDO LA BIOLUMINESCENZA È UNO STILE DI VITA
Se qualcuno dovesse chiedervi quale sia un essere vivente capace di emettere luce, probabilmente vi verrebbe in mente la lucciola: un grazioso coleottero appartenente alla famiglia Lampyridae che, nelle sere d’estate, ci delizia con la sua luce fredda e intermittente zigzagando qua e là per le campagne.
Vi siete mai chiesti perché le lucciole sprigionino luce? E soprattutto: sono gli unici animali a mostrare questa peculiarità?
Prima di rispondere a queste domande è necessario chiarire il fenomeno che sta alla base della loro emanazione di luce: la bioluminescenza.
LA BIOLUMINESCENZA
La bioluminescenza è definita come l’emissione di luce visibile da parte di un organismo ed è il risultato di una naturale reazione chimica.
Il processo più comune prevede un’ossidazione, cioè una cessione di elettroni, di una molecola in grado di sviluppare luce: la luciferina. Questi elettroni, passando a un più basso livello di energia, rilasciano quella in eccesso sotto forma di luce.
Questa reazione è catalizzata (favorita) da un enzima: la luciferasi.
C’è da precisare che l’argomento “bioluminescenza” non si esaurisce in queste poche righe: molteplici specie bioluminescenti possiedono proteine in grado di effondere luce in processi differenti e complessi.
LA LUCE DELLE LUCCIOLE
Rispondiamo ora alla prima domanda del post: perché le lucciole emettono luce? La loro è una danza di corteggiamento: nei mesi di giugno e luglio, maschi e femmine, coi loro addomi a luce intermittente, si attraggono nel buio per accoppiarsi (a luci spente 😛).
Sono le uniche a diffondere luce? La risposta è decisamente no. In natura esistono numerosi esseri viventi caratterizzati dal fenomeno della bioluminescenza.
Batteri, protozoi, amebe, meduse, coralli, anemoni, vermi, molluschi, crostacei, stelle marine, cetrioli di mare, pesci, funghi, insetti (e io quando esce una nuova edizione de “Il Signore degli Anelli”)
Leggendo questo elenco, vi balzerà agli occhi il fatto che la grande maggioranza di queste specie vivano in ambienti marini.
Sulle terre emerse, le uniche specie bioluminescenti, oltre alle note lucciole, sono altri insetti appartenenti al genere dei Ditteri e dei Collemboli, alcuni vermi, poi centipedi e millipiedi, e persino alcuni funghi come Mycena chlorophos.
LUMINESCENZA NEGLI ABISSI
Vi chiederete perché la bioluminescenza è pressoché tipica degli oceani e non della terraferma: non siete gli unici a porsi tale quesito e il vero perché è ancora poco chiaro. Tuttavia molte ipotesi prendono in considerazione il fatto che gli ambienti marini abbiano favorito la bioluminescenza perché, se comparati agli ambienti terrestri, possiedono una storia evolutiva pressoché ininterrotta.
L’oceano è inoltre otticamente più limpido rispetto a fiumi e laghi e non riceve luce solare in profondità.
La funzione della bioluminescenza, nelle specie marine, non è solo di attrattiva sessuale.
Serve a difendersi e, a seconda dell’organismo, l’emissione di luce può spaventare i predatori, aiutare a camuffarsi, addirittura alcuni organi sono luminosi e sacrificabili come la coda delle lucertole: la loro luce attira il predatore che ne viene distratto e permette la fuga. E c’è persino l’effetto “allarme antifurto”: la luce attira il predatore del predatore dell’organismo bioluminescente.
Oltre alla funzione di difesa, c’è anche quella di offesa: adescando le prede, confondendole e ovviamente illuminandole al buio, rendendole vulnerabili.
BIOLUMINESCENZA DA NOBEL
Insomma, bioluminescenza è un fenomeno tanto affascinante quanto complicato ed è tuttora in evoluzione: i profondi e bui habitat marini sono proibitivi per osservare e analizzare il comportamento di questi meravigliosi organismi ma sono certo che la scienza saprà regalarci altre preziose informazioni.
Pensate che il chimico giapponese Osamu Shimomura ha vinto il premio Nobel 2008 grazie ai suoi studi sulla medusa bioluminescente Aequorea victoria. Se volete approfondire l’argomento, il suo libro “Bioluminescence: Chemical Principles and Methods” sicuramente vi saprà guidare nel complesso e affascinante mondo delle creature luminose.
Per quanto riguarda le lucciole, il loro numero in natura si è piuttosto ridotto a causa dell’inquinamento: sarebbe una tragedia se sparissero del tutto. Anni fa ebbi l’occasione di osservarne un intero sciame e fu uno degli spettacoli naturali più belli che abbia mai visto, sembravano come tante piccole stelle.
FONTI:
Fin da bambino le mie più grandi passioni sono la natura e i libri: ho fuso le due cose nella divulgazione scientifica e dal 2018 faccio parte del Team di MissioneScienza.
Sono un Perito Agrario iscritto al CdL in Scienze Agrarie all’Università degli Studi di Udine e mi piacerebbe specializzarmi in Agricoltura di Precisione.
Mentre completo gli studi, lavoro come Insegnante Tecnico-Pratico in una scuola superiore in provincia di Pordenone. Insomma, la divulgazione è parte integrante della mia vita!