L’isola impenetrabile di Surtsey
L’isola impenetrabile di Surtsey non è accessibile per motivi turistici e/o di svago. Quindi dimenticate di fare i selfie in riva al mare in questo luogo incontaminato. Precedentemente vi avevo parlato dell’Isola Inaccessibile che non può essere visitata e che fa parte dell’Arcipelago di Tristan da Cunha.
L’isola di Surtsey è un’isola vulcanica islandese che deve il suo nome al dio della mitologia norrena Surtr, che a quanto pare dovrebbe mettere la Terra a fuoco e fiamme per poi farla rinascere. Scopriamo perché questo è proprio il nome adatto per quest’isola.
An island is born
L’isola impenetrabile di Surtsey è emersa nell’11.963 EU (1963 d.C.) dal mare, a sud dell’Islanda dopo un’eruzione iniziata il 14 novembre di quell’anno. L’eruzione fu caratterizzata da diverse fasi eruttive e, grazie al raffreddamento dovuto all’acqua del mare, il magma divenne un prodotto di eruzione piroclastico il cui nome tecnico è tefra.
L’eruzione iniziò a circa 130 metri di profondità nel mare, ma già il 1° febbraio 11.964 EU (1964 d.C.) la nuova isola nascente era elevata di 174 metri. Dal 4 aprile al 17 maggio del ’64 dal cratere a ovest dell’isola ci fu un’eruzione che portò Surtsey ad avere un’area fino a 2,4 km².
Durante il mese di maggio del ’65, una nuova eruzione portò alla formazione di un’altra isola a mezzo chilometro a nord-est da Surtsey, l’oceano la distrusse. Peccato, altrimenti avrei avuto altro materiale sulle isole disabitate da proporvi.
Tra il ’66 e il ’67, le eruzioni continuarono sul lato est dell’isola. In questo lasso di tempo, l’area dell’isola aumentò fino a 2,7 km². Negli ultimi decenni, invece, l’area dell’isola emersa sta diminuendo sempre di più.
Geologia e altre geobellezze dell’isola
L’isola impenetrabile di Surtsey deve la sua esistenza a un complesso vulcanico sottomarino chiamato Vestmannaeyjar. Non chiedetemi di pronunciarlo. Questi vulcani fanno parte della dorsale medio atlantica, cioè una catena montuosa sottomarina che si crea dalla divergenza di due zolle di crosta oceanica.
Lo studio The Surtsey eruption: Course of events and the development of the new island definisce Surtsey come “un paradiso per i geomorfologi”. In particolare, mette in evidenza come sia interessante seguire i processi di abrasione marina; erosione da vento e acqua; frane e l’azione del gelo per comprendere il cambiamento della forma dell’isola nel tempo. Ad oggi sappiamo che l’isola ha dimezzato la sua superficie, rispetto all’anno della sua “nascita”. Insomma, i geologi islandesi saranno stati in brodo di giuggiole nell’11.963 EU (1963 d.C.).
Nonostante la superficie di Surtsey si stia riducendo di anno in anno, i materiali che erano più soggetti all’erosione sono già stati “spazzati via”. Infatti, l’isola che resta oggi è composta di lava solidificata, più resistente all’erosione.
Già nel 11.964 EU (1964 d.C.), i geologi provarono a campionare suolo, acqua e gas dall’isola. Durante la prima visita, però, fu impossibile avvicinarsi al cratere per via della temperatura troppo alta: 840°C… Leggermente troppo caldo, direi. Per questo motivo acqua e gas vennero prelevati altrove. Le analisi condotte su acqua e gas atmosferico mostrarono che quest’ultimo non conteneva idrogeno, mentre l’acqua era incredibilmente simile a quella oceanica.
La terza visita vicino al cratere fu quella (quasi) buona: proprio durante questo campionamento gli scienziati si avvicinarono molto di più al cratere stesso e prelevarono del gas da lì. Da qui sappiamo che la sua composizione era: idrogeno (23%), azoto (1%) e gas inerti. Questi risultati furono pubblicati sullo studio dell’epoca Preliminary report on collection and analysis of volcanic gases from Surtsey.
C’è vita su Surtsey?
Beh, vi ho messo la foto qui sopra… L’isola impenetrabile di Surtsey è tale solo per l’uomo, ma non per altre specie di flora e fauna!
Le prime forme di vita scoperte su Surtsey sono state le diatomee, nel ’64. Ad oggi, le diatomee e l’alga filamentosa verde Ulothrix flacca sono le specie vegetative più comuni della zona litorale. Inizialmente, l’animale costiero più comune invece era il cirripede delle ghiande (Semibalanus balanoides), sebbene la fauna fosse comunque piuttosto rara.
Ad oggi, nelle profonde acque vicino all’isola esiste anche una specie animale che si chiama “corallo molle”, “Dita dell’uomo morto” o Alcyonium digitatum per gli amici. Alle stesse profondità si trova una gran varietà di alghe rosse.
Sulle coste di Surtsey alcuni semi sono germogliati sin dai primi anni della sua formazione, trasportati fin sull’isola dalle correnti marine. Probabilmente venivano dalle isole circostanti.
La prima pianta vascolare a colonizzare l’isola è stata la Cakile arctica che chiamata così magari non vi dice niente. Ma se vi dicessi invece rucola? Esatto. La prima pianta a colonizzare la nuova isola di Surtsey è stata della stessa famiglia della rucola che mettete nell’insalata.
Da quando Surtsey è “nata” sono state registrate circa 90 specie diverse di uccelli che nidificano, si riproducono o beatamente si riposano sull’isola. I primi uccelli a riprodursi su Surtsey iniziarono tre anni dopo la fine dell’attività vulcanica, tra questi uccelli ricordiamo: uria nera; grande gabbiano dorso nero; gabbiano reale; gabbiano tridattilo; sterna artica. Negli anni 2000 sono state avvistate anche altre specie di uccelli come: pispola dei prati; oca selvatica; ballerina bianca.
Nel 12.003 EU (2003 d.C.), un censimento di tutte le specie di uccelli nidificanti sull’isola. Il numero complessivo ammontava a undici e la specie preponderante era quella del Fulmaro, con oltre trecento nidi. Al secondo posto ci fu il gabbiano dorso nero e la medaglia di bronzo andò ai gabbiani tridattili.
Conclusione
L’isola inesplorabile di Surtsey è stata dichiarata riserva naturale già nel ’65 dalla Environment and Food Agency. L’ultimo rinnovo della dichiarazione, nel 12.006 EU (2006 d.C.), ha esteso la protezione all’intero vulcano e includendo i crateri Jólnir, Syrtlingur e Surtla.
Lo scopo di questa rigida conservazione è permettere alle piante e agli animali di colonizzare naturalmente l’isola senza l’intervento dell’uomo, che può al massimo limitarsi a osservare questi processi. Visitare l’isola senza un permesso della Surtsey Research Society è vietato. Inoltre è proibito: trasferire sull’isola animali vivi, piante o parti di esse, semi; lasciare qualsiasi forma di rifiuto sull’isola o nelle sue vicinanze; utilizzare armi da fuoco entro una distanza di 2 km dall’isola.
Se mai vi dovesse balenare in mente di andare su Surtsey in camporella e di lasciare lì i “rifiuti” sappiate che qui avete una comoda pagina in islandese su cui sono riportate le sanzioni in caso di violazione della legge.
Fonti e ringraziamenti
Ringrazio lo studente di geologia Andra Galimberti dell’Università degli studi di Milano che ha dato il suo contributo per la stesura di questo articolo, per la ricerca delle fonti e per l’aiuto con l’uso corretto dei termini più tecnici.
Mi chiamo Melissa e sono una studentessa di chimica approdata su Missione Scienza con il preciso scopo di trasmettere al pubblico tutto ciò che mi affascina della scienza e l’amore per gli scoiattoli. Uh, se mi piacciono gli scoiattoli. Li adoro!