Dall’Italiano al Proto-Indo-Europeo

In Italia si parla Italiano.

Questa frase, apparentemente pleonastica, non dovrebbe suonare tanto scontata all’orecchio. 

Non solo in Italia si parlano centinaia di dialetti (e anche qualche lingua regionale, anche se nessuna è riconosciuta ufficialmente, sigh), ma l’Italiano come lo parliamo noi è anche una cosa relativamente moderna.

Cosa pensereste se vi dicessi che la frase “il cane mangia carne di maiale” qualche migliaio di anni fa suonava qualcosa come “kō karnem porkosyo edet”?

Che diamine di lingua sarebbe?! 

Scopriamolo insieme.

Un importante disclaimer iniziale

Nessuno di noi ha idea di come si parlasse centinaia di anni fa (per non parlare di migliaia di anni fa).

Abbiamo certamente reperti scritti di lingue antiche come il latino, il greco antico, l’egizio. Possiamo ricostruire con un certo grado di certezza come si parlasse, basandoci sulle lingue moderne e la comparazione fra vari reperti.

Tuttavia, nessuno sa (e saprà mai) davvero come si parlava nell’antica Roma, per non parlare di tutto ciò che è esistito prima della scrittura.

Lɜ linguistɜ, però, non si arrendono facilmente e, utilizzando tantissime tecniche di ricostruzione (sia dal punto di vista fonologico che morfosintattico), hanno sviluppato, nel corso degli anni, una serie di lingue “ricostruite” (o protolingue).

Come già detto, queste lingue sono un tentativo (basato su ricerche approfondite e teorie ben strutturate, ovviamente) di capire come si parlasse migliaia di anni fa.

Un viaggio indietro nel tempo

Mettere a confronto la lingua moderna con tutti i suoi “progenitori” ci permette di “andare indietro nel tempo”.

Dato che siamo patriottici, questo viaggio partirà dalla lingua italiana.

L’Italiano

Prendiamo ad esempio tre frasi.

  1. il cane mangia la carne del maiale;
  2. mio padre è in casa;
  3. l’inverno è freddo.

Quali sono alcuni elementi interessanti dell’italiano?

L’italiano ha articoli determinativi che concordano con il genere grammaticale delle parole (“il cane” vs. “la carne”), i verbi concordano con il soggetto e seguono specifiche coniugazioni (“è” diverso da “sono“), il tempo verbale è codificato nel verbo (“mangia” diverso da “mangerà“), i nomi non seguono delle declinazioni (niente casi), esistono preposizioni che variano la funzione di un nome e possono essere “composte” con gli articoli (“in casa” e “del maiale”).

In ultimo, l’ordine delle parole è ben codificato e segue il sistema SVOX (soggetto-verbo-oggetto-tutto il resto).

L’Italiano Arcaico

  1. lo cane manduca la carne de lo majale.
  2. meo padre è in casa / padre meo è in la casa.
  3. lo inverno è freddo.

DISCLAIMER: l’italiano arcaico è un concetto fluido che varia da zona a zona, quello preso in considerazione qui è quello che è attestato essere il progenitore dell’italiano corrente (basato sui dialetti della Toscana e dell’alto Lazio).

In questa versione dell’italiano arcaico, non ci sono tante differenze con l’italiano moderno; è infatti (a grandi linee) la lingua dei poeti del 11.300 EU (1300 d.C.), come Dante Alighieri, sulla quale si basa l’italiano moderno.

Da notare arcaismi come “manduca” (da cui deriva il verbo mangiare) o la compitazione di “majale” con la /j/ e non con la moderna /i/.

Abbiamo qui la prima ambiguità. In italiano arcaico non è ben chiaro se gli aggettivi precedono o seguono i nomi, da cui l’ambiguità “padre meo” vs “meo padre”.

Va detto che anche in italiano moderno non c’è una regola che vale per tutti gli aggettivi (si dice “mio padre” ma “albero antico”).

L’italiano arcaico conserva articoli determinativi che concordano con i nomi, tempo verbale, concordanza con il soggetto, ordine SVOX e preposizioni (che però, in genere, non sono composte).

Latino Volgare

  1. canis manducat carnem maialis / canis carnem maialis manducat.
  2. patre meus est in casā / patre meus in casā est.
  3. invernum est frigdum / invernum frigdum est.

Tornando qualche centinaio di anni indietro abbiamo il latino volgare.

Anche in questo caso va detto che questa “lingua” era tutt’altro che formalizzata.

Il latino volgare (detto anche “medievale”) è incredibilmente variabile, sia dal punto di vista geografico che all’interno delle varie classi sociali. Sappiamo che il latino è sopravvissuto addirittura fino al 11.200 EU (1200 d.C.).

Tuttavia, è abbastanza riconosciuto che “per le strade delle città” la gente parlasse tutt’altro che latino già dal 10.700-10.800 EU (700-800 d.C.).

Non è improbabile che, per le strade di Roma, poco prima della caduta dell’Impero romano d’occidente (10.476 EU), si parlasse qualcosa del genere.

Il grande assente del latino volgare sono gli articoli determinativi.

Gli articoli italiani, infatti, sono derivati dai pronomi dimostrativi latini (“illa” >> “la” e “illus” >> “lo“), mentre i pronomi dimostrativi italiani non sono altro che la composizione di quelli latini con la particella “quod” (“quod illus” >> “quello“).

I verbi concordano con il soggetto ed esprimono tempo verbale.

Le preposizioni sono presenti, tuttavia i nomi sono declinati in vari casi: questo rende l’uso di alcune preposizioni inutile (“maialis” > “del maiale“, genitivo).

Dato che i nomi sono declinati in vari casi, l’ordine delle parole è più libero, non più solo SVOX, ma anche SOXV.

Un’altra differenza con l’italiano è la presenza di vocali lunghe (contrassegnate dalla barra orizzontale). La differenza, che potrebbe sembrare minima, è in realtà drastica e può cambiare la funzione della parola nella frase (“casa” è nominativo, “casā” è ablativo).

Latino Classico

  1. canis carnem porcī edit
  2. pater meus in domō est
  3. hiems frīgidum est / hībernum tempus frigidum est

Il latino lo abbiamo studiato (quasi) tuttɜ.

Tuttavia, non bisogna confondere latino classico e latino ecclesiastico.

La pronuncia può, a volte, essere molto diversa.

Sappiamo abbastanza per certo che le lettere /c/ e /g/ in latino classico erano sempre “dure”, diversamente dal latino ecclesiastico in cui specchiano la pronuncia italiana moderna.

Parole come “porci” e “frīgidus” sono quindi pronunciate “porchi” e “friighidus”.

Il latino classico era la lingua ufficiale dell’Impero romano. Sappiamo che queste frasi sono una buona approssimazione di come le persone parlassero in Italia intorno al 9900 EU (100 a.C.).

Ci sono non poche differenze a livello semantico.

“manducat”, “casā”, “maialis” e “invernum” sono stati sostituiti, rispettivamente da “edit”, “domō”, “porci” e “hiems”. Analizziamoli a uno a uno.

Il latino classico aveva il verbo “mandūcō“, tuttavia questo verbo significava “mastico” più che “mangio”. Veniva usato come sinonimo di “mangiare” solo in maniera colloquiale e, lentamente, ha sostituito il più comune “edō” (che però rimane in parole come “edibile” e “edulo”).

La parola “casa” è un sinonimo di “domus“, veniva usato in maniera intercambiabile a livello colloquiale (è mantenuta in italiano in parole come “domiciliare” e “domotica”).

In italiano si dice “maiale” probabilmente perché i maiali erano un comune sacrificio alla dea Maia (madre di Mercurio). “Maiale” era sicuramente un termine usato dalle persone, ma meno del termine generico “porcus“.

La parola “invernum” è un’ellisse della locuzione “hībernum tempus” (tempo invernale) che a poco a poco ha sostituito la più comune parola in latino classico “hiems“.

In latino classico non ci sono articoli determinativi, si mantiene la concordanza verbo-soggetto e il tempo verbale. Nonostante l’esistenza dei casi, si mantiene l’uso di alcune preposizioni e, nonostante l’ordine lessicale sia abbastanza libero, si preferisce un sistema SOXV.

Proto-Latino o Latino Arcaico

  1. kanēs karnem porkī edīd / kanis karnem porkī edit
  2. patēr mis domei est / patēr mis in domōd est 
  3. hiems freigidum est

Nonostante a scuola si studi latino classico, tramite reperti scritti e vari ritrovamenti archeologici sappiamo che il latino parlato intorno alla fondazione di Roma 9247 EU (753 a.C.) era leggermente diverso.

Dal punto di vista lessicale non siamo molto sicurɜ (i ritrovamenti sono limitati e non siamo in grado di ricostruire un vocabolario completo), ma siamo certi che alcuni dettagli grammaticali fossero differenti dal latino classico.

In alcuni casi la terza persona singolare dei verbi, come “edit” (mangia), è presente nella variante “edīd“. 

Il latino arcaico aveva molti più casi (cosa che lo avvicina alla lingua proto-italica, che vedremo fra poco), infatti l’uso delle preposizioni è molto limitato. La forma “in domōd” (in casa, in + ABL) può essere tranquillamente sostituita con il locativo “domei” (caso poi perso nella transizione al latino classico).

Questa lingua veniva, probabilmente, parlata già intorno a 3000 anni fa ed è sorprendente notare che, nonostante ci siano moltissime differenze rispetto all’italiano moderno, ci sono anche moltissime similitudini.

Ah, quasi dimenticavo!

Per quanto riguarda la parola “cane”, c’è un problema.

Le forme kanēs e kanis sono solo forme ipotizzate per la transizione dalla lingua proto-italica. Il problema è che, come vedremo, la parola “cane” non era proprio regolarissima…

Ma andiamo a piccoli passi.

Proto-Italico

  1. kō karnem porkosyo edet / kō karnem porkī edet
  2. patēr mei domei est
  3. hiōm sreigōm est

DISCLAIMER: il proto-italico è una lingua ricostruita. Non abbiamo alcun reperto (a differenza di tutte le altre lingue di cui abbiamo parlato fino ad ora) che ne attesti l’esistenza.

Tuttavia, studiando le varie lingue della zona, è largamente riconosciuto che ci sia “qualcosa” che si interponga fra la lingua ricostruita detta proto-indo-europeo e le lingue italiche.

Si stima che il proto-italico si sia separato dal proto-indo-europeo intorno al 7500 EU (2500 a.C.).

Data la natura della lingua, ci sono una serie di cose di cui non siamo sicuri al 100%.

A seconda della fonte, ad esempio, per la parola “mangia” esistono varie traduzioni (*edoti, *edet, *edoit) e per la parola “freddo” varie compitazioni (*threigōm, *sreigōm ma anche *freigōm).

Ci sono, però, anche cose di cui siamo discretamente sicurɜ.

Ad esempio, il genitivo alternativo della parola “porkī” (i.e., *porkosyo) che mette in diretta correlazione il proto-italico al proto-indo-europeo. Inoltre, come già detto, la parola “kō” (cane), nonostante sembri totalmente scollegata alla parola “kanis“, non lo è affatto.

Infatti, la parola “” ha accusativo “kwanem” (che è molto simile all’accusativo latino “canem”). L’ipotesi più comune e supportata è che questa parola, considerata “irregolare”, sia stata regolarizzata nel passaggio al latino arcaico e la radice irregolare “” (kō-kwanem) sia stata sostituita dalla radice “kan-” (kanis-kanem).

Nonostante le differenze lessicali, dal punto di vista morfosintattico il proto-italico è estremamente simile al latino arcaico (che lo è all’italiano moderno). Ricordiamoci che siamo a circa 5000-6000 anni fa!

Proto-Indo-Europeo

  1. ḱwṓ (s)kerném pórḱosyo h₁édti
  2. ph₂tḗr h₁moi dōmey h₁ésti
  3. ǵʰéyōm srigesōm h₁ésti

Il nostro viaggio giunge al termine al più antico antenato della lingua italiana che sia stato ricostruito (fino ad oggi).

Si suppone che il proto-indo-europeo sia stato parlato come lingua unica in un periodo che va dal 2500 EU al 5500 EU (4500-2500 a.C.).

Dal punto di vista morfosintattico, non ci sono differenze sostanziali rispetto al proto-italico. Le differenze più grandi sono dal punto di vista lessicale.

Tutti i “segnetti” sulle varie consonanti e sulle vocali (per esempio, /(s)/, /ḱ/ e /h₁/) rappresentano il fatto che quella particolare consonante fosse pronunciata in un modo specifico. Tuttavia, dato che non lo potremo mai sapere con certezza, sono dettagli per un altro articolo (se dovesse essere di vostro interesse).

La cosa sorprendente (almeno per me) è che, nonostante ci siano parole di cui è difficile tracciare la discendenza (come la parola “ǵʰéyōm” > “inverno”), altre sono assolutamente trasparenti (“pórḱosyo” > “porco”, “maiale” o “(s)kerném” > carne”).

Insomma, noi esseri umani parliamo fra di noi con le stesse “regole” da migliaia di anni.

Fonti

De Vaan, Michiel (2008). Etymological Dictionary of Latin and the Other Italic Languages. Leiden: Brill Academic Publishers.
Proto-Italico – Wikipedia [eng]
Inscrizioni in latino arcaico – Goethe-Universität [deu]
Maiale – Treccani [ita]

Per tutte le fonti etimologiche e morfosintattiche sono stati usati Wiktionary [eng] ed etimo.it [ita]

Luca Ricciardi

Laurea in chimica-fisica dei sistemi biologici, ottenuta all'università "La Sapienza" di Roma, PhD in Chimica Organica ottenuto all'università di Twente (Paesi Bassi), attualmente parte dell'Editorial Office di Frontiers in Nanotechnology e Frontiers in Sensors, a Bologna. Mi identifico come napoletano (anche se di fatto a Napoli ci sono solo nato). Un ricettacolo di minoranze (queer, vegano, buddista…) con una grande passione per la divulgazione.

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