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“Io non sono io, io sono ləi”

“Tanti dubbi mi attanagliano giornalmente. La mente viaggia e spesso mi ritrovo nei panni degli altri. È come se il mio io si sgretolasse in più sé e ogni pezzetto della mia essenza venisse catturato dai passanti. Nonostante essi siano semplicemente temporanei viaggiatori nella mia vita, rivedo me stesso in loro e loro in me. Ho perso la mia “riservatezza”.”

Unità, identità corporea, inclusione sociale e libero arbitrio. Abbiamo già descritto quattro aspetti della coscienza (clicca sui link per leggerli).

In questo articolo tocca alla “riservatezza”. Ma prima di parlarne contestualizziamo.

Quando nasciamo, siamo debolɜ, inutilɜ e dipendiamo ventiquattr’ore su ventiquattro dai nostri genitori. A differenza di noi, molti altri animali sono già autosufficienti sin dalla nascita. Un pesce appena nato sa già nuotare e badare a sé stesso. Persino un puledro ancora sporco di liquido amniotico, dopo aver scalciato a caso per qualche minuto, è in grado di unirsi al branco.

Questo per dire che l’essere umano è più stupido degli altri animali? Beh, oddio, da un certo punto di vista sì visto che stiamo facendo di tutto per meritare l’estinzione. Ma questa è un’altra storia.

Dicevo! Quando nasciamo siamo più stupidɜ che mai. Per di più maturiamo in tempi biblici. Dovremmo almeno ottenere un enorme vantaggio da tutto questo dispendio. E in effetti lo otteniamo. Si chiama “cultura”. Infatti, siamo l’unica specie al mondo che respira cultura.

La cultura consiste in una serie di conoscenze e competenze complesse che viene trasferita da individuo a individuo attraverso due importantissimi mezzi: il linguaggio e l’imitazione.

Sicuramente, tra le due abilità, quella che è più legata alla coscienza (corrente trainante di questa rubrica) è l’imitazione. Ma per capire meglio cosa si intende per imitare gli altri, è utile partire prima da noi stessɜ. Non fate l’errore di immedesimarvi troppo negli altri, teneteci alla vostra “riservatezza”.

Cos’è la riservatezza?

Quando abbiamo introdotto i diversi aspetti della coscienza, abbiamo accennato alla riservatezza. Pertanto vi suggerisco di leggere prima i precedenti articoli per capirne di più.

Potreste pensare: “Io sono una persona riservata vuole dire che mi tengo le cose per me”. Siete proprio sulla buona strada.

Infatti la riservatezza è la capacità di sperimentare in modo personale sensazioni, emozioni, esperienze (o più in senso generale “qualia”) che viviamo quotidianamente. Il che significa che i qualia sono nostri e solo nostri e nessun altro potrebbe mai essere in grado di sperimentarli.

Ma questo non significa che siamo totalmente incapaci di immedesimarci nelle altre persone. Infatti, esistono dei particolari neuroni, chiamati neuroni specchio, in grado di conferirci quest’abilità.

La cosa più strana è che essi ci permettono di provare anche le sensazioni tattili e il dolore che provano gli altri. Ne abbiamo già parlato nel nostro articolo sulla scienza degli sbadigli.

In realtà, i neuroni specchio non sono unici dell’essere umano. Sono infatti stati scoperti anche in altri animali. Ma la capacità squisitamente umana di “adottare il punto di vista degli altri”, in senso sia visivo che metafisico, richiede un uso dei neuroni specchio più sofisticato e unico umano.

È essenziale vedere il mondo con gli occhi di un’altra persona anche per poter elaborare un modello mentale dei suoi pensieri, desideri e emozioni e quindi prevedere e manipolare il suo comportamento. Questa capacità è chiamata “teoria della mente” ed è esclusiva degli umani.

Teoria della mente

La teoria della mente è chiamata “teoria” nell’accezione comune del termine: non avendo accesso ai pensieri e alle emozioni degli altri possiamo solo presupporli. Non abbiamo accesso alla mente degli altri, ma possiamo presumere che gli altri hanno menti analoghe alla nostra.

I principali modelli teorici che cercano di spiegare la teoria delle mente sono tre: teoria della teoria, teoria della simulazione, teoria modulare.

Teoria della teoria

I bambini sono portati a costruire teorie per spiegare le loro osservazioni. Con tutta la loro tenera curiosità, lɜ bambinɜ raccolgono informazioni dall’ambiente che li circonda e per comprenderlo cercano delle spiegazioni.

La ricerca delle spiegazioni riguarda il mondo fisico, il linguaggio, i comportamenti sociali, i pensieri e la mente altrui (la teoria della mente per l’appunto).

Ma proprio come un vero scienziato, il bambino ha bisogno di dati su cui fare delle osservazioni. Li raccoglie dall’ambiente che gli circonda e dallo studio di ciò che fanno gli altri. Il bambino continuerà a formulare teorie intuitive, rivisitandole e modificandole man mano che si imbatte in nuovi risultati e osservazioni.

La teoria della teoria sarebbe inoltre alla base dell’apprendimento. Infatti la mente del bambino per un corretto sviluppo necessita di relazionarsi con gli altri.

Le relazioni sarebbero fondamentali per lo sviluppo di mappe mentali. Infatti, secondo alcune teorie, le mappe di riconoscimento del proprio corpo si baserebbero proprio sull’interazione con gli altri.

Mi spiego meglio. Immaginate un bambino nato da poco. Se gli facessimo una linguaccia lui potrebbe essere in grado di replicarla. Eppure come fa a riconoscere il proprio corpo, capire che è simile al nostro e quindi a imitarci?

Secondo due ricercatori chiamati Meltzoff e Moore i bambini costruirebbero la mappa mentale del proprio corpo grazie alle relazioni con gli altri e procedendo a errori.

Infatti se facessimo una linguaccia a un neonato per la prima volta, magari nemmeno ci darà retta. Ma ripetendolo più e più volte vedremo come il piccolo tenderà a imitarci. Sempre se non chiama prima il telefono azzurro. Inizialmente lo farà male, ma sbagliando e sbagliando sarà in grado di aggiustare le proprie mappe mentali e prima o poi ci imiterà alla perfezione.

Certo, questa è solo una banalizzazione della teoria, ma è importante per capirla appieno.

Teoria della simulazione

Un’altra teoria che potrebbe spiegare la teoria della mente è la seguente:

Gli esseri umani danno un senso al comportamento degli altri simulandone mentalmente le azioni, ovvero attivando meccanismi mentali che, se messi in pratica, produrrebbero un comportamento simile.

Quindi, l’essere umano tenderebbe a capire gli altri secondo una risposta empatica, garantita dai neuroni specchio.

Capiamoci meglio partendo da capire cos’è l’empatia.

L’empatia

La chiave di questo processo sarebbe l’empatia. Ma quest’ultima sembrerebbe non essere un’abilità esclusiva umana (a differenza della teoria della mente).

Uno studio pubblicato su Scientific American ha effettuato un esperimento sui topi. Lɜ scienziatɜ hanno messo due topi in un tubo di plexiglas trasparente, uno di fronte all’altro. Quindi hanno iniettato acido acetico diluito in un topo, causandogli mal di stomaco (maledetti sadici!). I topi, quando hanno mal di stomaco, tendono a muoversi, quasi contorcendosi.

Dopodiché, hanno osservato che anche il topo a cui non era stato iniettato nulla tendeva a contorcersi. A meno che non lo stesse prendendo in giro, anche il topo che non aveva ricevuto l’iniezione sembrava provare dolore.

Questo però accadeva solo se i due topi si conoscevano già da prima dell’esperimento, se i topi vivevano nella stessa gabbia o se si erano già fatti uno spritz insieme. Se i due topi erano estranei, solo i topi femmina sembravano soffrirci. I maschi quasi ci godevano a vedere l’altro contorcersi.

Mi sorgono quindi alcune domande:

Ma perché succedeva questo? Anche i topi hanno neuroni specchio e anch’essi provano empatia. Per cui il topo a cui non era stato iniettato niente tendeva a immedesimarsi nel topo sofferente e provava dolore.

I topi maschi che amano vedere il rivale soffrire sono sadici? Può darsi, ma il motivo per cui non provavano empatia risiede proprio nell’evoluzione. Infatti, tra i maschi c’è competitività per accapigliarsi una femmina con cui procreare. Questa competitività, in un certo senso, appianava l’empatia.

Anche l’essere umano funziona allo stesso modo? Soffriremmo vedendo un estraneo contorcersi dal dolore?

Sì! Proprio come i topi.

Ma esiste una differenza fondamentale tra l’empatia e la teoria della mente. La prima è relativa a un’assunzione di prospettiva emotiva: “Sentire quello che sente l’altrə”. La seconda utilizza una prospettiva cognitiva: “Mettersi nei panni dell’altro”.

Quindi, visto che per mettersi nei panni di un’altra persona è importante capire cosa provi, la teoria della mente utilizza anche l’empatia come mezzo ma non si limita a esso.

Noi, a differenza dei topi, siamo in grado di metterci nei panni di un altro soggetto e riflettere su quale potrebbe essere il suo passato e il suo pensiero. Quindi siamo in grado di arricchire l’empatia con una dose maggiore di contesto. Per cui l’empatia è un mezzo e la teoria della mente il fine.

Prima ho detto che la teoria della mente è esclusiva umana, in realtà esistono parecchi dubbi a riguardo e purtroppo zero risposte.

Qual è la differenza sostanziale tra la teoria della teoria e la teoria della simulazione?

Immaginiamo uno scenario in cui Alice e Bob hanno preso la stessa limousine per arrivare in aeroporto, ma sono rimastɜ imbottigliatɜ nel traffico e sono arrivatɜ in ritardo.

Alice una volta in aeroporto dice: “Il mio aereo è partito in orario”. Bob replica “Il mio aereo è partito in ritardo, solo 5 minuti fa”.

Secondo voi chi era più arrabbiatə?

Il 95% di voi avrà risposto probabilmente Bob. Ma come siete arrivatɜ a questo ragionamento?

Avreste potuto utilizzare la teoria della teoria, per cui siete arrivati alla conclusione utilizzando qualche legge psicologica che vi ha portato a intuire che Bob era più arrabbiato. Magari perché “dannazione!” gli sarebbero bastati solo 5 minuti.

Oppure avreste potuto immedesimarvi in loro, utilizzando la teoria della simulazione e capire chi poteva essere più arrabbiatə. “Se mi mettessi nei panni di Bob direi tante tante parolacce”.

Nel primo caso non ci siamo immedesimati ma abbiamo semplicemente pensato che, visto che gli sarebbero bastati pochi minuti per prendere l’aereo, molto probabilmente è Bob quello più arrabbiato. Abbiamo quindi utilizzato una legge implicita secondo la quale più è vicino un evento e più forte lo sentiamo. Questo è quello che dice la teoria della teoria.

Provate invece a mettervi nei loro panni, con empatia. State ora utilizzando la teoria della simulazione e magari pensate che vi darebbe più fastidio essere Bob e perdere il volo per pochissimi minuti che essere Alice.

Quindi la differenza è davvero sottile. La teoria della teoria sottintende l’esistenza di una regola implicita senza la necessità di immedesimarsi. Invece, la teoria della simulazione necessita una risposta empatica per essere spiegata.

Teoria modulare

Secondo quest’ultima teoria, semplicemente esisterebbe già nella mente umana un modulo specifico deputato a sviluppare l’abilità di comprendere la mente propria e altrui. Per svilupparsi, però, questo modulo avrebbe bisogno dell’interazione con l’ambiente sociale.

Ora che abbiamo capito come funziona la teoria della mente e il ruolo dei neuroni specchio, come negli scorsi articoli, vediamo cosa succede quando essi sono alterati.

Sindromi esotiche

I neuroni specchio talvolta possono impazzire e prendere strade sbagliate portando a sindromi davvero strane e spesso fonte di speculazione.

Mi viene da pensare alla sindrome di Münchhausen per procura, nella quale l’ipocondria (il timore che ogni minimo sintomo sia indice di una malattia mortale) non è vissuta in prima persona, ma è proiettata su qualcun altro (spesso un figlio).

Molto più bizzarra è la sindrome di Couvade, nella quali i futuri padri entrano così tanto in sintonia con la donna gravida (magari anche accompagnandole e partecipando ai corsi pre-parto) che sviluppano una falsa gravidanza. La causa? Forse l’attività dei neuroni specchio induce il rilascio di ormoni (come la prolattina) che agiscono simulando una gravidanza (con tanto di aumento di peso, dolori di pancia, strani desideri, depressione post-partum…).

Inoltre anche l’amore romantico è un’altra forma di folie à deux.

Conclusione

Seppur non abbiamo ancora finito di parlare della riservatezza, dei neuroni specchio e della teoria della mente, mi sembra giusto interrompere qui l’articolo.

Nel prossimo articolo parleremo di altre patologie. Tra cui anche il famoso autismo. Scoprirete quanto poco ne sapete a riguardo e quanti stereotipi sbagliati abbiamo.

Nonostante ci sia una parte di me (quella sadica) che mi dice di andare ancora avanti con l’articolo. Ma forse è meglio non ascoltarla. Tra l’altro è la stessa che mi ha indotto a iniziare questa rubrica di articoli strani, quindi…

Ma, come lɜ abituali lettorɜ sapranno benissimo, non bisogna spaventarsi dall’ “uscire dagli schemi”.

Fonti

[1] Ramachandran, S.V. (2013). L’ uomo che credeva di essere morto e altri casi clinici sul mistero della natura umana. Mondadori.

[2] Gallese, V., & Goldman, A. (1998). Mirror neurons and the simulation theory of mind-reading. Trends in cognitive sciences2(12), 493-501. DOI: 10.1016/S1364-6613(98)01262-5

[3] Do Animals Feel Empathy? – Scientific American

[4] Napolitano, A. (2021, Agosto 24). Uno studio fa nuova luce sui neuroni specchio. Nature Italy. nature.com/articles/d43978-021-00102-w

[5] Meltzoff, A. N., & Moore, M. K. (1997). Explaining facial imitation: A theoretical model. Infant and child development6(3‐4), 179-192.

Tommaso Magnifico

Sono Tommaso Magnifico, studente di Medicina e Chirurgia dell'Università degli Studi di Bari e Socio Mensa (The high IQ society). Scrivo articoli specialmente riguardati la medicina in tutte le sue sfaccettature: dal pronto intervento alla psicologia. Potere alla scienza!!!

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