Immunoterapia: un’arma nella lotta contro i tumori

Possiamo pensare al sistema immunitario come al guardiano del nostro organismo, un esercito di tante cellule diverse con funzione e armi specifiche per ogni evenienza, che sia proteggerci da infezioni di virus e batteri, o combattere lo sviluppo e la crescita dei tumori.

L’oncologia e l’immunologia sono infatti due discipline strettamente correlate e nel corso degli anni gli studi che mirano a potenziare la funzionalità del sistema immunitario nella lotta contro varie tipologie di tumore sono aumentati moltissimo.

Nasce così l’immunoterapia, particolarmente importante se si pensa che i tumori mettono in atto la cosiddetta immunoevasione, una serie di strategie per rendersi invisibili alle difese dell’organismo ed evitare così di essere riconosciuti ed eliminati.

Ci sono diversi modi attraverso cui l’immunoterapia agisce per aiutare il sistema immunitario in questa difficile battaglia. Vediamo insieme le principali strategie: anticorpi monoclonali, inibitori dei checkpoint immunitari, vaccini terapeutici, e terapie cellulari.

Anticorpi monoclonali

Gli anticorpi sono una classe di proteine prodotte naturalmente dal nostro corpo per riconoscere componenti — detti antigeni — estranei all’organismo ed espressi da batteri, virus o tumori; gli anticorpi attraverso un riconoscimento molto specifico, come quello dei pezzi di un puzzle, possono così marcare i microbi o le cellule maligne per renderli visibili alle cellule immunitarie e destinarli all’eliminazione.  

Gli anticorpi monoclonali sono prodotti in laboratorio e sono costruiti ad hoc per riconoscere target specifici e peculiari di diverse tipologie di tumori. Vengono quindi impiegati nell’immunoterapia in quanto aiutano le cellule del sistema immunitario a riconoscere e combattere meglio le cellule maligne.

Un esempio è il Rituximab, il primo anticorpo monoclonale approvato per uso terapeutico, che lega la proteina CD20 espressa sulla superficie di diversi tumori del sangue.

Inibitori dei checkpoint immunitari

I checkpoint immunitari sono delle proteine espresse sulla superficie dei globuli bianchi che fungono da regolatori della risposta immunitaria. I sottotipi inibitori sono così chiamati in quanto bloccano l’attivazione delle cellule immunitarie, dando un freno a una risposta immunitaria eccessiva.

Tra questi ricordiamo PD-1 – espresso sulla superficie di cellule immunitarie importanti per combattere i tumori come Linfociti T, Linfociti B e cellule Natural Killer che, tramite il riconoscimento dei ligandi PD-L1 e PD-L2, spegne la risposta immunitaria dei Linfociti. Il CTLA-4 invece è specifico per spegnere la risposta dei soli Linfociti T. 

I tumori hanno tratto vantaggio da questi checkpoint inibitori ed esprimono sulla loro superficie i rispettivi ligandi, rendendo di fatto dormienti le cellule immunitarie che dovrebbero eliminarli.

I farmaci inibitori dei checkpoint immunitari sono anticorpi monoclonali che impediscono l’interazione tra il checkpoint inibitore espresso sui Linfociti e il ligando espresso sul tumore, impedendo a quest’ultimo di inattivare la risposta immunitaria dei Linfociti.

Più precisamente, i farmaci utilizzati in clinica riconoscono e legano la proteina PD-1 (o il ligando PD-L1) o la proteina CTLA-4. Questo tipo ti trattamento è risultato particolarmente efficace contro il melanoma e il tumore del polmone.

Vaccini terapeutici

Questi vaccini, a differenza dei vaccini comuni a cui siamo abituati, non prevengono la formazione del tumore, ma servono a curare tumori già esistenti. Si basano sull’addestrare le cellule immunitarie a riconoscere gli antigeni che esprimono esclusivamente le cellule maligne e non quelle sane (o se le esprimono a livelli molto bassi).

Il vaccino può essere costituito da cellule tumorali uccise che sono fonti di antigeni, oppure da uno o più antigeni purificati provenienti dalla cellula tumorale o prodotti in laboratorio, e infine dalle cellule dendritiche, le cellule del sistema immunitario che aiutano i Linfociti T nel riconoscimento dell’antigene.

La Food and Drug Administration (FDA) ha approvato nel 12.010 EU (2010) il vaccino Sipuleucel-T diretto contro il tumore della prostata resistente alla terapia ormonale. Questo si basa proprio sull’utilizzo di cellule dendritiche prelevate dal paziente e stimolate con un antigene tumore specifico.

Nel 12.015 EU (2015) in Europa è entrato in commercio il vaccino terapeutico Talimogene laherparepvec per trattare il melanoma metastatico e inoperabile, che si basa sull’uso del virus herpes simplex di tipo 1 (HSV-1), il quale è in grado di riprodursi nelle cellule tumorali e ucciderle. 

Terapie cellulari

Rientrano in questa categoria due tipologie di terapie: la prima coinvolge i “linfociti infiltranti il tumore” (TIL), la seconda le cellule CAR-T. Entrambe si basano sul principio comune di prelevare dal sangue delle persone in cura le cellule immunitarie, amplificarle in laboratorio e re-infonderle nei/nelle pazienti.

  • Linfociti infiltranti il tumore (TIL), sono un sottotipo di cellule immunitarie che dal sangue raggiungono il tumore e sono in grado di riconoscerlo ed eliminarlo. Nel laboratorio vengono selezionati quelli che meglio riconoscono le cellule tumorali, fatti crescere e re-infusi nella persona. L’idea alla base di questa terapia è aumentare il numero di cellule in grado di combattere le cellule maligne.
  • CAR-T, in questo caso i Linfociti T prelevati dal sangue vengono modificati in laboratorio per far esprimere sulla loro superficie un recettore CAR, costruito in modo tale da permettere ai Linfociti di riconoscere le cellule maligne e potenziarne quindi la capacità di attaccarle.

La FDA ha approvato ben sei terapie basate sulle cellule CAR-T per la cura di varie forme tumorali del sangue, come leucemie e linfomi. Sebbene questa terapia si stia rivelando particolarmente efficiente per trattare i tumori liquidi, passi in avanti si stanno facendo anche per i tumori solidi.

Uno studio pubblicato su Nature Medicine ha mostrato come l’iniezione nel liquido cerebrospinale delle cellule CAR-T dirette contro il glioblastoma, una forma aggressiva di tumore cerebrale, abbia ridotto le dimensioni del tumore nellɜ sei pazienti coinvoltɜ nello studio.

Conclusioni

Sebbene complicata, la lotta contro il cancro sta facendo enormi passi in avanti e l’immunoterapia ne è un esempio. I limiti che la ricerca sta cercando di superare riguardano soprattutto gli effetti collaterali che queste terapie comportano e la possibilità di trattare tumori più difficili, come quelli solidi.

Nonostante ciò, si tratta certamente di un campo promettente da integrare con gli approcci tradizionali come chemioterapia e radioterapia.

Bibliografia

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  4. Jacques F.A.P. Miller and Michel Sadelain. The Journey from Discoveries in Fundamental Immunology to Cancer Immunotherapy. Cancer cell 27, 439-449 (2015). https://doi.org/10.1016/j.ccell.2015.03.007
  5. https://www.cancer.gov/

Susanna Bello

Neurobiologa di formazione, mi interesso a cose cervellotiche ma nutro una profonda curiosità per la vita, l'universo e tutto quanto.

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