Il lato oscuro dei funghi velenosi

Vi diamo il benvenuto nel regno affascinante e misterioso dei funghi velenosi!

Mentre solitamente si ammira l’eleganza e la varietà di forme e colori dei funghi, è importante ricordare che alcuni di essi celano un pericolo invisibile: le molecole tossiche che possono causare danni gravi alla salute umana. In questo articolo, ci immergeremo nel mondo chimico dei funghi velenosi, esplorando le famiglie fungine più note per la loro tossicità e le molecole responsabili di tali effetti nefasti.

Preparatevi, si parte!

Breve vademecum

Aspetta, aspetta! Prima di addentrarci nell’argomento, è opportuno conoscere le basi dell’anatomia dei funghi, in modo da evitare incomprensioni più avanti. Vediamo alcuni termini:

  • cappello: la parte superiore dei funghi. È come un piccolo ombrello che copre il resto del fungo. Il cappello può avere forme, colori e dimensioni diverse a seconda del tipo di fungo. È una delle parti più riconoscibili e visibili dei funghi;
  • lamelle: sono sottili strisce che si trovano sotto il cappello del fungo e contengono le spore che aiutano i funghi a riprodursi;
  • gambo: la parte lunga e sottile dei funghi che tiene in piedi il cappello e collega le altre parti del fungo;
  • volva: una specie di sacchetto o cappuccio che si trova alla base di alcuni funghi quando sono piccoli. Protegge il fungo quando cresce. Quando il fungo diventa grande, la volva si rompe e rimane solo un pezzetto alla base del fungo.
Parti anatomiche di un fungo.
Parti anatomiche di un fungo. © Fonte

Funghi velenosi e le loro famiglie

I funghi velenosi appartengono a diverse famiglie fungine, ognuna con le sue caratteristiche e peculiarità tossicologiche. Esaminiamo alcune delle famiglie più note per la loro tossicità e i funghi velenosi che ospitano.

  • Amanitaceae: questa famiglia è famosa per il genere Amanita, che comprende alcuni dei funghi più letali al mondo. L’Amanita phalloides, comunemente conosciuta come “Angelo della morte” o “Ovolo bastardo”, è un perfetto esempio. [1] Sotto al suo cappello verdastro si nasconde una minaccia mortale: α-amanitina, una delle molecole tossiche più potenti nei funghi. Altre specie tossiche di questo genere includono l’Amanita virosa e l’Amanita bisporigera. La famiglia Amanitaceae è caratterizzata da funghi con un caratteristico cappello largo ornato da squame, una volva a forma di sacca alla base del gambo e lamelle bianche che diventano nere con la maturità.
Amanita phalloides. l'avvelenamento ha quasi sempre esito letale. Nel caso in cui si sopravviva ai suoi effetti, nella migliore delle ipotesi, si è costretti a ricorrere all'emodialisi a vita o al trapianto di fegato.
Amanita phalloides: l’avvelenamento ha quasi sempre esito letale. Nel caso in cui si sopravviva ai suoi effetti, nella migliore delle ipotesi, si è costretti a ricorrere all’emodialisi a vita o al trapianto di fegato. © Fonte
  • Cortinariaceae: questa famiglia ospita il genere Cortinarius, che comprende numerosi funghi velenosi. Uno dei più pericolosi è il Cortinarius orellanus. Considerato fino ad alcuni decenni fa un fungo commestibile, si è rivelato solo in tempi recenti una specie mortale a causa di un avvelenamento di massa verificatosi in Polonia che ha causato numerosi decessi. [2] La latenza prima della manifestazione esplicita di sintomi d’intossicazione ai danni dell’apparato renale può essere veramente lunga, anche oltre 10 gg. I funghi della famiglia Cortinariaceae sono caratterizzati da cappelli generalmente colorati, gambi spesso robusti e cortine (una membrana che copre le lamelle giovani) che lasciano tracce di colore sulla superficie inferiore del cappello.
  • Tricholomataceae: questa famiglia comprende il genere Tricholoma, che include specie velenose come il Tricholoma equestre, noto come “Agarico dei cavalieri”. Questo fungo dorato, se consumato, può causare la rabdomiolisi, una sindrome caratterizzata da una distruzione diffusa delle cellule muscolari. A livello sintomatico, il soggetto avverte improvvisamente una sensazione di stanchezza, debolezza e manifesta dolori muscolari associati a crampi. Successivamente, si verifica un periodo di malessere generale, sudorazione e compromissione della funzione renale, con produzione di urine dal colore scuro. [3] I funghi della famiglia Tricholomataceae sono spesso caratterizzati da cappelli carnosi e lamelle attaccate al gambo.
  • Clitocybaceae: questa famiglia ospita il genere Clitocybe, che comprende specie velenose come il Clitocybe dealbata. Compare in autunno nei tappeti erbosi, sempre gregario con numerosi individui, formando i famosi cerchi delle streghe, cioè i carpofori (la parte visibile ed “esterna” dei funghi) si sviluppano nel terreno formando dei cerchi. Questo fungo contiene una molecola tossica chiamata muscarina, che provoca sintomi di avvelenamento come sudorazione eccessiva, salivazione e disturbi gastrointestinali. I funghi della famiglia Clitocybaceae sono caratterizzati da cappelli generalmente carnosi e lamelle che possono essere libere o attaccate al gambo.

Ti faccio male subito o tra un po’?

Esistono due tipologie diverse di intossicazioni dovute all’ingestione di funghi: a breve latenza e a lunga latenza.

Cominciamo con le intossicazioni a breve latenza. Queste si manifestano entro poche ore dall’ingestione dei funghi velenosi e i sintomi sono solitamente rapidi e intensi. Ciò è dovuto al fatto che le tossine presenti nei funghi agiscono subito sul corpo umano, provocando una serie di sintomi spiacevoli e spesso debilitanti.

Passiamo ora alle intossicazioni a lunga latenza. Queste sono caratterizzate da un periodo di incubazione che può durare giorni, settimane o addirittura quasi un mese dopo l’ingestione dei funghi velenosi. Durante questo periodo, il soggetto intossicato può non sospettare nulla di anomalo. Ecco il tranello: quando i sintomi si manifestano, possono essere talmente lontani dal momento dell’ingestione che è difficile collegarli all’assunzione dei funghi velenosi. Ciò rende le intossicazioni a lunga latenza particolarmente insidiose e complicate da diagnosticare correttamente.

Il volto oscuro delle molecole tossiche

Ora entriamo nel cuore della questione: le molecole tossiche che rendono i funghi velenosi così pericolosi per la nostra salute. Esploriamo alcune tra le più note:

  1. Amanitine: queste molecole, presenti nelle famiglie Amanitaceae e Agaricaceae, rappresentano una minaccia furtiva per gli amanti dei funghi. Le amanitine sono un gruppo di otto tossine cicliche che includono α-amanitina, β-amanitina e γ-amanitina. La loro struttura chimica è ingannevolmente simile agli amminoacidi, consentendo loro di essere assorbite rapidamente dall’organismo. Una volta all’interno, le amanitine iniziano ad attaccare il nostro fegato, interferendo con processi vitali e causando danni irreversibili. L’α-amanitina è particolarmente potente e può essere letale anche in dosi estremamente piccole. Una volta ingerita, si lega alle proteine che costituiscono il complesso enzimatico noto come RNA polimerasi II, che è responsabile della sintesi delle proteine. Bloccando questo importante processo cellulare, l’α-amanitina impedisce la produzione di proteine vitali, causando danni epatici gravi e potenzialmente fatali.[4]
  2. Orellanina: questo composto è la firma chimica dei funghi della famiglia Cortinariaceae. L’orellanina è una molecola ciclica che conferisce ai funghi velenosi di questa famiglia la loro tossicità. Questa tossina può provocare danni renali gravi. Sebbene l’azione esatta dell’orellanina non sia ancora del tutto compresa, si ritiene che questa molecola interagisca con le cellule renali e ne causi il danneggiamento. Gli effetti tossici possono variare da disturbi urinari a insufficienza renale acuta. È interessante notare che non tutti i funghi appartenenti alla famiglia Cortinariaceae sono velenosi. Alcuni membri di questa famiglia, come Cortinarius cinnamomeus, sono commestibili e ampiamente apprezzati per le loro proprietà gastronomiche. Tuttavia, la presenza di molecole tossiche come l’orellanina in altri funghi di questa famiglia sottolinea l’importanza di un’identificazione accurata da parte di esperti micologi prima di consumarli. [5]
  3. Muscarina: questo alcaloide è noto per essere presente in alcune specie dei generi Amanita e Inocybe. La muscarina agisce come un agonista dei recettori muscarinici nel sistema nervoso centrale e periferico, provocando una serie di effetti tossici. Tra i sintomi più comuni dell’avvelenamento da muscarina vi sono sudorazione profusa, lacrimazione e salivazione eccessive, visione offuscata, crampi addominali e disturbi gastrointestinali. Sebbene l’avvelenamento da muscarina raramente sia letale, può causare notevoli disturbi e richiedere cure mediche appropriate. [6]
  4. Gyromitrina: questa tossina è presente in alcune specie dei generi Gyromitra e Verpa. Gli effetti tossici della gyromitrina sono attribuiti al fatto che questa molecola viene convertita nell’organismo in una sostanza chimica chiamata monometilidrazina (MMH), nota per essere un potente agente tossico e cancerogeno. L’ingestione di funghi contenenti gyromitrina può causare una serie di sintomi, tra cui disturbi gastrointestinali, vertigini, letargia, convulsioni e danni al fegato. È importante notare che la cottura dei funghi contenenti gyromitrina non elimina completamente la tossicità di questa molecola, quindi questi funghi dovrebbero essere evitati completamente. [7]
  5. Acido ibotenico/muscimolo: entrambi producono gli stessi effetti; tuttavia, il muscimolo è approssimativamente cinque volte più potente dell’acido ibotenico. I sintomi dell’avvelenamento, noto come sindrome panterinica, di solito si manifestano entro 1-2 ore dopo l’ingestione del fungo. Potrebbe verificarsi del dolore addominale iniziale, ma i sintomi principali comprendono sensazione di torpore e vertigini, che a volte sono accompagnate da sonnolenza. Questi sintomi sono seguiti da un periodo di iperattività, eccitabilità, allucinazioni e delirio. Periodi di sonnolenza possono alternarsi con momenti di eccitazione, ma i sintomi tendono a diminuire nel giro di poche ore. [8]
  6. Psilocibina: triptammina psichedelica presente in diversi tipi di funghi, come quelli appartenenti ai generi Psilocybe, Panaeolus, Gymnopilus, Conocybe e Pluteus. Quando ingeriti, questi funghi possono causare una sindrome simile all’intossicazione da LSD. Alcune tribù indigene americane utilizzano questi funghi in cerimonie religiose per i loro effetti psicotropici, una pratica che risale all’era precolombiana. I sintomi dell’intossicazione di solito si manifestano rapidamente e tendono a diminuire entro due ore. [8]

Approcci per prevenire gli avvelenamenti fungini

Quando si tratta di prevenire gli avvelenamenti fungini, esistono alcune strategie e misure che possiamo adottare per goderci in sicurezza il mondo dei funghi velenosi. Vediamole insieme!

Prima di tutto, l’istruzione è fondamentale. Informarsi sui funghi velenosi, i loro aspetti tossicologici e i rischi associati può fare la differenza. Partecipare a workshop, corsi di formazione o consultare guide fungine affidabili sono modi eccellenti per aumentare la nostra conoscenza e imparare a identificare correttamente i funghi.

Ma quando si tratta di identificazione, è meglio affidarsi agli esperti! I micologi professionisti sono gli eroi del regno fungino. Consultare un esperto prima di raccogliere o consumare funghi è un modo sicuro per evitare spiacevoli sorprese. Sapete com’è, meglio essere sicuri che pentirsene dopo!

Oltre a consultare gli esperti, è importante anche fare attenzione all’ambiente in cui crescono i funghi. Ricordate, alcuni funghi possono accumulare metalli pesanti o altre sostanze tossiche se crescono in zone inquinate o trattate con pesticidi. Quindi, quando andate alla ricerca dei vostri tesori fungini, scegliete saggiamente le aree di raccolta!

Un altro consiglio prezioso riguarda la raccolta e la preparazione dei funghi. Prima di tutto, raccogliete solo funghi che conoscete e che siete sicuri di identificare correttamente. Non lasciatevi ingannare da somiglianze superficiali con funghi velenosi! Poi, quando preparate i funghi, lavateli accuratamente e cuoceteli a temperature adeguate. Questo aiuterà a eliminare eventuali sostanze tossiche e a rendere i funghi più sicuri da gustare.

In conclusione, godersi i funghi in sicurezza è possibile! L’istruzione, la consulenza di esperti, l’attenzione all’ambiente di raccolta e la corretta preparazione sono i nostri alleati per prevenire gli avvelenamenti fungini. Quindi, armiamoci di conoscenza, seguiamo i consigli degli esperti e andiamo alla scoperta del magico mondo dei funghi senza rischi!

Fonti

[1] – Amanita phalloides – Wikipedia

[2] – Cortinarius orellanus – Wikipedia

[3] – Tricholoma equestre, un robusto fungo giallo tipico delle pinete – Micologia Messinese

[4] – Benjamin, D. R. (1995). Mushrooms: Poisons and Panaceas—A Handbook for Naturalists, Mycologists, and Physicians. WH Freeman and Company.

[5] – Arora, D. (1986). Mushrooms demystified. Ten Speed Press.

[6] – Saviuc, P., & Danel, V. (2011). Toxic mushrooms: an update. Revue Médicale de Liège, 66(11), 607-613.

[7] – Bresinsky, A., & Besl, H. (1990). A Colour Atlas of Poisonous Fungi: A Handbook for Pharmacists, Doctors, and Biologists. CRC Press.

[8] – Micotossine – Wikipedia

Angelo Ermelindo

Da bambino volevo fare il paleontologo. Da adolescente il fisioterapista. Oggi mi ritrovo con una laurea magistrale in Scienze Chimiche, ma non chiedetemi come abbia maturato questa scelta. Fatto sta che ora lavoro come analista chimico. E anche se non sono diventato un paleontologo, la curiosità del bambino per indagare sulle origini di tutte le cose non mi ha mai abbandonato. Nel tempo libero pratico arti marziali (e vado dal fisioterapista).

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