Il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC)
Ehi tu, ma l’hai chiusa la macchina? Sì? Ma sei sicuro?
E le chiavi? Sei sicuro di non averle lasciate chissà dove? Dai, controlla che non si sa mai.
Ma ti sei assicurato di aver chiuso il gas prima di uscire? E il frigo? Non è che è rimasto anche un piccolo spiraglio aperto?
Hai appena scritto una mail importante al tuo capo. Quante volte l’hai controllata? E se c’è qualche errore? E se hai mancato di rispetto in qualche modo?
E ti sei lavato le mani dopo aver toccato la maniglia del bagno che toccano tutti? E la faccia, dopo aver salutato il tuo amico, tutto sudato?
E se la persona con cui hai distrattamente parlato questa mattina, senza mascherina, avesse il coronavirus? E se te lo avesse trasmesso?
Stai parlando con il tuo amico, eppure perché con la testa stai pensando a chissà quale atto sessuale osceno? Non lo faresti mai, lo sai bene, ma allora perché ci stai pensando?
Adesso stai parlando con tua madre, ma perché stai pensando di infilzare la sua mano con quella forchetta? Non lo faresti mai, lo sai bene, ma allora perché ci stai pensando?
Il volume della macchina? Solo numeri pari.
I libri? Rigorosamente in ordine alfabetico.
Le magliette? Ordinate in base al colore.
Che ansia, vero? Quanti dubbi, incertezze, quante cose storte da sistemare, altrimenti finite per impazzire.
Vi riconoscete in alcuni di essi?
Riconoscete l’ansia che si prova quando questi pensieri si insinuano nella vostra testa?
Bene, questo è solo un assaggio di ciò che una persona con disturbo ossessivo-compulsivo vive ogni giorno, ogni ora, ogni secondo della sua vita.
Il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC)
Il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) è una patologia psichiatrica relativamente comune: si stima che il 2,5% della popolazione manifesti almeno un episodio durante il corso della vita.
Come dice il nome stesso, è caratterizzato da due elementi fondamentali: le ossessioni e le compulsioni.
Le ossessioni
Secondo il DSM5 (la Bibbia della psichiatria) le ossessioni sono «dei pensieri, degli impulsi o delle immagini ricorrenti e persistenti che vengono vissuti dal soggetto come “disturbanti”, “intrusivi” e “inappropriati” e che, per questo, causano ansia e stress.»
Mi soffermo un attimo sui termini “inappropriato” e “intrusivo”. Con il primo si intende indicare dei pensieri che il soggetto considera “sbagliati” per contesto, eticamente parlando o che non c’entrano nulla con la sua persona.
Sul termine “intrusivo” mi soffermo perché penso che questa sia la caratteristica più peculiare: essi sono infatti dei pensieri che sembrano insinuarsi len
tamente e improvvisamente nella mente, senza la propria volontà e senza apparente ragione.
Sono, insomma, dei pensieri che il soggetto non vorrebbe pensare.
Vi ho già fatto un esempio di un pensiero intrusivo e inappropriato: “Stai parlando con tua madre, ma perché stai pensando di infilzare la sua mano con quella forchetta? Non lo faresti mai, lo sai bene, ma allora perché ci stai pensando?”
Proprio per via di queste caratteristiche, questi pensieri generano ansia e disagio e per questo il soggetto tenta di sopprimerli o ignorarli o di neutralizzarli pensando o facendo qualcos’altro: nascono così le compulsioni.
Le compulsioni
Il DSM5 definisce le compulsioni come «comportamenti (lavare le mani, mettere in ordine, ricontrollare) o esercizi mentali (pregare, contare, ripetere parole silenziosamente) ripetuti e messi in atto per rispondere o per scacciare un’ossessione […] o, meglio, per ridurne o prevenirne lo stress che essa provoca […].» E, come vedremo, per ogni ossessione esiste una compulsione ad essa più o meno coerente.
Diversi pattern di comportamento ossessivo-compulsivo
Il più classico esempio, anche in tv, nella cultura popolare, di pazienti con DOC è rappresentato da un soggetto “ossessionato” dalla paura di essere sporco o contaminato e che, per questo, mette in atto la compulsione di lavare le mani ripetutamente.
Tuttavia, come accennato, le ossessioni e le relative compulsioni possono essere diverse e di varia natura, ed è possibile suddividerle in macrocategorie:
• abbiamo i “cleaner” con la paura di essere contaminati e che si lavano e puliscono in continuazione e di cui fa parte l’esempio che vi ho appena riportato;
• poi vi sono i “checkers” che presentano comportamenti e preoccupazioni legati alla paura di non aver fatto qualcosa correttamente. I primi quattro casi, quelli a inizio a articolo, fanno capo a questa ampia categoria. Es. “Ma l’ho chiusa la macchina?”;
• pensieri aggressivi o a sfondo sessuale inappropriati e non voluti: gli esempi 6. e 7. tra quelli riportati a inizio articolo;
• bisogno di simmetria e ordine;
• paura di liberarsi o buttare via qualcosa di importante: volgarmente noti come “accumulatori seriali”.
Nella sua nuova versione, il DSM5, ha introdotto nel gruppo di sintomi associati al DOC lo “skin picking” cioè danneggiarsi la cute fino a farsi male e la “tricotillomania”, giocare con i capelli fino a strapparseli.
Le cause
Non sono note, tuttavia pare che vi siano delle alterazioni di alcuni messaggeri del sistema nervoso: i neurotrasmettitori dopamina (coinvolto nel sistema di gratificazione e della dipendenza) e serotonina (coinvolto nel sistema di regolazione dell’umore).
La terapia
Il DOC si manifesta soprattutto in tarda adolescenza e si può trattare con la cosiddetta terapia cognitivo-comportamentale, una terapia psicologica atta a “smontare” il circuito ossessione-compulsione, e con farmaci che agiscono aumentando la serotonina (volgarmente ed erroneamente noti come “antidepressivi”). Insieme, ottengono spesso ottimi risultati e non sono rari i casi di una guarigione quasi completa.
Un po’ di DOC in ognuno di noi
Lo so, lo so, alzino la mano quanti di voi adesso credono di soffrire di DOC. 👋🏼🙋🏻♂️
Le patologie della mente, a differenza di quelle del corpo, sono difficili da categorizzare e da capire; questo perché spesso rappresentano l’eccesso di un tratto normale della nostra psiche o della nostra personalità.
Per questo è possibile che ognuno di noi presenti delle caratteristiche che non possono essere considerate normali a tutti gli effetti né francamente patologiche.
Generalmente un’importante discriminante è rappresentata dalla frequenza con cui i sintomi si manifestano e quindi dal loro impatto sulla qualità della vostra vita.
Per cui, tranquilli: a meno che questi pensieri non si presentino pressoché in ogni secondo della vostra giornata e a meno che essi non costituiscano un disagio reale nella vostra vita quotidiana, impedendovi di lavorare, di intrattenere relazioni sane e di vivere serenamente, voi non avete il DOC.
Viceversa, qualora vi doveste riconoscere nella definizione di DOC, allora non esitate a rivolgervi a uno specialista: il trattamento esiste, molto spesso è efficace e la vostra vita potrebbe migliorare radicalmente.
Se la sete di conoscenza è la vostra ossessione, lasciate che Missione Scienza sia la vostra compulsione.
Medico Specializzando in Medicina Interna al primo anno di corso, grande appassionato di scienza in tutte le sue declinazioni, e da oltre 3 anni impegnato nella lotta per la corretta informazione in qualità di editor per Missione Scienza.
Le cause sono incomplete.