Il popolo dei Bajau e l’adattamento genetico alla vita in acqua
Chi è il popolo dei Bajau?
Storicamente, il termine Bajau era utilizzato per descrivere gruppi etnici del Sud Est Asiatico caratterizzati da uno stile di vita nomade, quasi in simbiosi con il mare. Queste popolazioni passavano la quasi totalità della propria vita a bordo di case-barche a largo delle coste dell’Indonesia, della Malesia e delle Filippine.
Parlo al passato perché oggigiorno molti Bajau si sono stabiliti su delle palafitte abbandonando la vita nomade. Potete comunque immaginare come la pesca sia stata per secoli, ed è tuttora, la fonte di sostentamento principale per queste persone che passano in media circa 8 ore al giorno a fare immersioni per pescare e raccogliere qualsiasi cosa capiti a tiro.
Perché questo interesse scientifico per i Bajau?
Come si legge nell’introduzione dell’articolo pubblicato da Melissa A. Ilardo su Cell, l’uomo è l’unico mammifero che ha colonizzato tutti gli ambienti più estremi della Terra, i quali hanno spinto verso specifici adattamenti del nostro organismo. Tali cambiamenti sono un interessantissimo campo di ricerca. Molto celebri sono gli studi sull’adattamento all’ipossia (carenza di ossigeno) tipica delle popolazioni Tibetane adattate alle alte altitudini, di cui parliamo in questo articolo: “L’evoluzione di Tibetani, Andini ed Etiopi alle alte quote“.
Se ci pensate, passare 8 ore al giorno, tutti i giorni, a fare immersioni genera una condizione di ipossia che, nello specifico, non era mai stata studiata prima.
Cos’è stato scoperto?
La ricerca si è basata su 59 persone provenienti dal villaggio Jay Bakti e 34 persone del villaggio Koyan, a circa 25Km di distanza.
Il primo è un villaggio di etnia Bajau, il secondo è di etnia Saluan, una popolazione storicamente più orientata alla terra ferma. Per ogni persona è stato preso un campione di saliva per l’estrazione del DNA e sono state misurate le dimensioni della milza con un dispositivo ad ultrasuoni portatile. Da una semplice analisi statistica del volume delle milze, le differenze sono risultate palesi: i Bajau hanno in media una milza di circa 160 centimetri cubi, a differenza dei 110 dei Saluan, ben il 50% piú voluminosa!
A questo punto la mia domanda è stata: “Ma la milza, di base, che ci azzecca con le immersioni?”
Beh, la milza è un magazzino di globuli rossi carichi di ossigeno, a quanto pare quando si trattiene il fiato la milza si contrae espellendoli e incrementando così i livelli di ossigeno nel sangue fino al 10%.
È risaputo però che gli scalatori professionisti hanno una milza “più allenata” che si contrae di più espellendo un numero maggiore di globuli rossi.
È anche questo il caso dei Bajau? Hanno solo una milza più allenata?
No, altrimenti non ne staremmo parlando!
Non c’erano infatti differenze significative fra le dimensioni della milza di Bajau “sedentari” e quella di Bajau “pescatori”. Quindi questo carattere non è frutto di un allenamento particolare ma affonda le radici nella genetica.
Dai campioni di DNA raccolti è venuto fuori che i Bajau hanno una variante dei geni:
- PDE10A, associato ad una maggiore produzione di ormoni tiroidei che, a loro volta, incentivano la crescita della milza.
- BDKRB2, che controlla la vasocostrizione dei capillari periferici e, di conseguenza, controlla quanto sangue arriva agli organi principali.
- FAM178B, che controlla i livelli di CO2 nel sangue. In particolare questa versione del gene deriva da Homo di Denisova, un ominide vissuto in Asia nel Paleolitico che a quanto pare ha lasciato tracce genetiche in alcune popolazioni asiatiche.
In realtà la pubblicazione fornisce una lista di 25 SNP, ossia di variazioni nel genoma, che caratterizzano i Bajau rispetto ad altre popolazioni.
I Bajau si sono adattati o sono adatti a quell’ambiente?
Quando si parla di evoluzione leggo spesso un fraintendimento molto comune sintetizzato nella frase: “i Bajau si sono adattati”. Ora, questo punto è cruciale, quindi per favore seguitemi attentamente.
I Bajau non si sono adattati. I Bajau sono adatti a quel preciso ambiente.
Sebbene non è del tutto sbagliato dire “un organismo si é adattato ad un certo stimolo”, chi non mastica la genetica potrebbe pensare che i Bajau hanno avuto un ruolo attivo, quasi cosciente nello sviluppare una milza più grande. NON È COSÌ. L’evoluzione non funziona così. Questa teoria è stata abbandonata 200 anni fa.
L’enfasi, paradossalmente, non va messa sull’essere vivente, ma sulla pressione selettiva esercitata dall’ambiente. Per pressione selettiva intendo, banalmente, il fatto che “se non riesco a pescare non mangio”. La condizione di carenza di ossigeno ha agito sulla naturale variazione delle dimensioni delle milze fra i Bajau avvantaggiando individui con le milze più grandi.
Questo, con il tempo, ha portato ad un incremento nelle dimensioni medie della milza all’interno della popolazione Bajau.
Non è diverso da come noi abbiamo selezionato nel corso degli anni spighe di frumento con i “chicchi” (cariossidi) più grossi perché più adatte ai nostri bisogni, applicando una selezione artificiale, che si sostituisce a quella naturale.
Non mi dilungo oltre, avremo altri post per insistere su questo aspetto. Fatemi sapere se è tutto chiaro e se avete domande non esitate a chiederle nei commenti. Missione Scienza is back bitches!
Fonte 1: l’articolo originale
Fonte 2
Plant Breeder di mestiere, divulgatore per hobby.
Nato sotto una foglia di carciofo e cresciuto a orecchiette e cime di rape, sono sempre stato interessato alla genetica. Ho studiato biotecnologie agrarie e, dopo un erasmus in Danimarca, ho proseguito con un industrial PhD nella stessa azienda sementiera presso cui stavo scrivendo la tesi. Dal 2019 sono rientrato in Italia e lavoro attivamente come plant breeder, realizzando varietà di ortaggi che molto probabilmente avete mangiato 🙂
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Salve, l’uomo ha ghiandole vestigali per la marcatura del territorio? I primati? Il fatto che non abbia un olfatto sviluppato può supportare la teoria della scimmia acquatica ?