I fumatori rischiano di più? Tabagismo e coronavirus
Una delle cose che veramente mi manda al manicomio, in questi giorni di reclusione, è che esistono delle categorie di persone che possono uscire molto più spesso di me: i possessori di cani (beati loro) e i tabagisti (che invidio un filo meno). Mentre i cari amici dotati di loppidi da compagnia non rischiano chissà cosa, è vero che i fumatori rischiano di più?
Proprio da uno di questi momenti di profonda invidia e frustrazione mi è venuta la voglia di indagare, per capire se e quanto il vizio del fumo incida (statisticamente) sulla gravità dell’infezione da Covid-19.
Ho scoperto in effetti che la domanda non è per niente banale e che sono in corso un boato di studi a riguardo.
Comincio col dire che ho scelto un video abbastanza splatter per introdurre il tema, mi scuso perciò con chi magari ne rimarrà schifato; le immagini in effetti ti sbattono in faccia la realtà di come appaiano polmoni umani sani e polmoni di un soggetto che ha fumato mediamente 20 sigarette al giorno per 20 anni.
I polmoni a sinistra del video, quelli nero-morte per intenderci, soffrono infatti della BPCO, ovvero la broncopneumopatia cronica ostruttiva, una patologia nella top-ten delle cause di morte a livello mondiale; la causa stra-principale di questa malattia è, manco a dirlo, il fumo di sigaretta, ma anche l’inquinamento degli ambienti chiusi, l’inquinamento dell’aria e la predisposizione genetica, possono provocarla, seppur con un’incidenza molto inferiore.
Lo studio che dimostra che i fumatori rischiano maggiormente di contrarre il covid-19
Se il problema fosse solo l’aspetto “total-balck” dei polmoni alla fine potremmo anche sorvolare, il fatto è che la BPCO ti causa l’enfisema, cioè la rottura del tessuto polmonare, una produzione epica di muco, un’infiammazione costante e la perdita di elasticità di questi organi, cosa che si vede benissimo nelle immagini.
E tutto questo come interagisce con il Covid-19?
Le prime risposte a questa domanda iniziano ad arrivare, e purtroppo non sono per niente incoraggianti.
Lo studio più corposo, ad oggi, ha preso in considerazione un campione di 1099 soggetti contagiati da Covid-19 provenienti da diverse regioni della Cina.
Tra questi malati 173 hanno sviluppato dei sintomi importanti mentre i restanti 926 hanno avuto una patologia lieve, che non ha richiesto ospedalizzazione.
Dei 173 malati in modo serio il 16,9% era fumatore e il 5,2% era ex fumatore. In aggiunta a questo dato, dei 926 contagiati con sintomi lievi l’11,8% era fumatore e l’1,4% era un ex tabagista.
La statistica, però che fa riflettere di più è che delle persone ricoverate in terapia intensiva o che sono morte, ben il 25,5% aveva il vizio del fumo e il 7,6% era un ex fumatore.
Numeri certamente preliminari, ma molto preoccupanti per chi fuma.
Ovviamente questo aspetto, come molti altri relativi al Sars-cov-2, deve essere indagato meglio e nel lungo periodo; al momento però sappiamo che i non-fumatori hanno maggiori possibilità di cavarsela con conseguenze leggere in caso di contagio e che invece i fumatori hanno un’ulteriore buona scusa per provare a smettere.
Certo, se dovessi perdere il vizio proprio adesso, avrai un motivo in meno per uscire di casa ed andare dal tabaccaio, ma troverai svariati benefici, anche nel brevissimo periodo e almeno la pandemia sarà servita nel tuo piccolo a qualcosa di buono.
Missione Scienza contro le uscite di casa per motivi legati al tabagismo.
[Falò]
Crediti video: MEDspiration
Laureato in biotecnologie, lavoro da anni nel settore dell’industria alimentare.
NERD da molto prima che facesse fico; appassionato di divulgazione scientifica da quando mi ci sono ritrovato dentro per puro caso.
Scrivo per Missione Scienza ad orari improbabili quindi mi scuso per tutti refushi e gli erorri di battitura, è già un miracolo che non mi sia mai addormentato sulla tastieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee