Henné: studi e sguardi scientifici

Se avessi un euro per ogni volta che ho sentito che l’henné “non fa male” a quest’ora potrei comprare un paio di Birkin. Qui daremo degli sguardi all’henné da punti di vista scientifici e vedremo gli studi su di esso.

Cos’è l’henné?

L’henné, l’henna o Lawsonia inermis è una pianta. Tutto qui? No, ovviamente. Tra le piante da cui si ricavano tinture per capelli e tatuaggi, l’henné è la più conosciuta. Come per ogni cosa che ci circonda è utile affrontarne uno studio accurato e guardarla dalla prospettiva scientifica.

La tintura viene fuori dall’essiccamento e dalla polverizzazione delle foglie di questo arbusto, le cui proprietà tintorie sono conosciute sin dai tempi dei popoli pre-cristiani.

L’utilizzo di questo metodo di colorazione è diffuso principalmente in Medio Oriente e in Asia. Negli ultimi anni, la moda dell’henné come alternativa “vegetale” alle classiche tinture è sbarcata anche in Occidente.

Molti enti per la sicurezza farmacologica e/o cosmetica hanno voluto indagare di più sull’ingrediente principe di questa tintura: il 2-idrossi-1,4-naftochinone (lawsone per gli amici).

Nelle confezioni commerciali di henné un solo ingrediente è presente: Lawsonia inermis. Alcune analisi hanno confermato che in quelle due parole sono raccolte altre specie chimiche (per citarne alcune: 2-idrossi-1,4-naftochinone; composti aromatici; zuccheri; acidi carbossilici ecc…).

In Unione Europea, la sperimentazione sugli animali per gli ingredienti dei cosmetici è vietata dal 12.004 EU (2004 d.C.). Si possono però chiedere delle deroghe, per verificare le condizioni di sicurezza di un ingrediente. Per questo è fondamentare lo sguardo scientifico sull’henné!

Le autorità francesi hanno chiesto una deroga per verificare la sicurezza del lawsone e l’hanno ottenuta.

Una foto di polvere di henné non ancora mescolata con acqua per l’utilizzo. Da un punto di vista scientifico essa contiene come ingrediente più importante il lawsone. © Fonte

Prime considerazioni sulla sicurezza

Le conclusioni dell’SCCS mostrano che una concentrazione massima di 1,4% di lawsone può essere considerata sicura. Questa valutazione riguarda 100 grammi di polvere di henné mescolati con 300 ml di acqua a temperatura elevata. Per concentrazioni superiori non esistono (ancora) studi.

Sulla preparazione della miscela a uso cosmetico esistono tantissime opinioni e ricette. C’è chi aggiunge limone, tè, aceto o addirittura uovo e yogurt.

La sicurezza dei composti tatuaggi è molto più difficile da determinare, poiché si taglia la miscela con parafenilendiammina: una sostanza che può creare un precedente di allergia. Gli stati membri dell’UE devono attenersi a una concentrazione massima di PPD del 2%.

Gli studi condotti sul lawsone

Lo sguardo delle autorità si è soffermato sul lawsone e gli studi scientifici sono stati condotti principalmente su di esso.

Sono stati effettuati due diversi tipi di test per le verifiche di sicurezza: in vivo e in vitro. In un test in vitro si cerca di osservare “in provetta” un fenomeno biologico; in un test in vivo invece si seguono i processi e le risposte dell’organismo vivente.

I primi test, in vitro su pelle umana e pelle di maiale e in vivo sui ratti, hanno dimostrato che il lawsone penetra nello strato corneo della pelle. Non è stato rilevato alcun effetto avverso irreversibile, fortunatamente.

Nei test su campioni umani è stato riscontrato che il lawsone ha apportato mutazioni cromosomiche e genotossicità. Ciò significa che sono state portate modificazioni al DNA. Questo test è stato condotto in vitro, non in vivo, e vuol dire che la situazione per il consumatore potrebbe essere diversa da quella dei test, soprattutto per la ridotta esposizione alla tintura.

L’esposizione per il test è durata 24, 48 e 72 ore. Sono molte più delle due o tre ore che un consumatore impiega per tenere su la tintura. La posa consigliata di solito è di un’ora.

Le tinture in commercio quanto lawsone contengono?

Non esiste un obbligo di indicare la concentrazione di lawsone, poiché non è considerato un pigmento tintorio. Alcune ditte, però, decidono autonomamente di indicarne la concentrazione. Se si chiede a un’azienda quale sia la concentrazione di lawsone dei loro prodotti, questa può decidere di non rispondere. Su questo gli studi e gli sguardi scientifici sull’henné non possono intervenire.

Al momento, in Unione Europea, il lawsone non ha un limite di concentrazione, poiché non viene classificato come colorante. Si stima, però, che esso possa essere inserito a breve nella lista dei coloranti. In tal caso il limite di concentrazione esiterà.

Il limite imposto per la PPD invece deve essere tassativamente rispettato.

I tatuaggi all’henné

I tatuaggi non permanenti realizzati con l’henné sono rossi o neri. Essi sono popolari nei luoghi di villeggiatura, negli ultimi decenni, e da secoli nelle aree di origine dell’arbusto. Nelle misture per tatuaggi neri, la polvere di Lawsonia inermis si taglia con parafenilendiammina.

Olii e altre sostanze per rendere la miscela più semplice da utilizzare o più profumata spesso possono comparire come sostanze aggiuntive.

Dando sguardi agli studi scientifici e metanalisi si evince come anche i tatuaggi all’henné possano non essere così innocui. Campioni di henné nero (un misto di henné rosso e PPD) hanno evidenziato come un’esposizione alla PPD possa causare sensibilità in un soggetto. Una volta esposti alla PPD, si potranno scatenare reazioni avverse alle successive esposizioni alla stessa sostanza.

Alcuni fattori possono influenzare l’aumento di rischio di sensibilizzazione, come l’uso di aghi per fare i tatuaggi o uno strato superficiale della pelle rovinato.

Ovviamente non tutti sviluppano reazioni indesiderate a questa pratica decorativa; solo il 2,3-2,5% dei partecipanti agli studi ha infatti riscontrato una dermatite da contatto.

Un tipico tatuaggio creato con l’henné. Un sguardo scientifico ha dimostrato che è necessario mescolarlo con PPD per ottenere il colore nero.

In conclusione: questo henné si può usare?

Per un tatuaggio all’henné è necessario affidarsi a un professionista che utilizzi una miscela di henné nero con una concentrazione bassa di PPD. Si dovrebbe evitare la decorazione del corpo in luoghi non controllati e di effettuare la pratica su lembi di pelle rovinati e/o con l’uso di aghi. Fondamentale è l’esecuzione di un test su un lembo di pelle per verificare se si è allergici alla miscela.

La presenza di PPD può portare sensibilizzazione e questo effetto, poco comune, è comunque riducibile al minimo.

Per la tintura, se si seguono le indicazioni dell’SCCS non dovrebbero verificarsi gravi conseguenze. Non si è esenti da eventuali reazioni allergiche o indesiderate. Prima della tintura bisogna eseguire un test per scongiurare reazioni allergiche, applicando una piccola quantità di henné misto ad acqua su un lembo di pelle.

La scelta di esporsi a una tintura o a un tatuaggio è sempre e solo personale. L’importante è usare studi e sguardi scientifici per fare una scelta consapevole e informata.

Fonti

Opinion on Lawsonia inermis (Henna) – SCCS (pdf) [eng]

Mengoni, T., Vargas Peregrina, D., Censi, R., Cortese, M., Ricciutelli, M., Maggi, F., & Di Martino, P. (2016). SPME-GC-MS analysis of commercial henna samples (Lawsonia inermis L.). Natural product research30(3), 268-275. doi: 10.1080/14786419.2015.1055491

de Groot, A. C. (2013). Side‐effects of henna and semi‐permanent ‘black henna’tattoos: a full review. Contact dermatitis69(1), 1-25. doi: 10.1111/cod.12074

FDA, Richiamo dal mercato di prodotti cosmetici – Cosmeto vigilanza regione Campania [ita]

Mautino, B. (2020). La scienza nascosta dei cosmetici. Chiarelettere.

Celleno, L. (2008). Dermatologia Cosmetologica. Tecniche Nuove.

Melissa Collacciani

Mi chiamo Melissa e sono una studentessa di chimica approdata su Missione Scienza con il preciso scopo di trasmettere al pubblico tutto ciò che mi affascina della scienza e l'amore per gli scoiattoli. Uh, se mi piacciono gli scoiattoli. Li adoro!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *