Göbekli Tepe: la città che ha riscritto la storia
Per decenni, tra i banchi di scuola ci è stato insegnato come la più antica civilizzazione umana sia quella mesopotamica. Ma è davvero così?
A metà anni ’90, una spedizione archeologica riporta alla luce un sito straordinario con le premesse di cambiare per sempre la nostra visione storica. Prima di scoprire i segreti di Göbekli Tepe, facciamo un rapido ripasso di storia!
[Nota: come ormai d’abitudine, e a maggior ragione per il tema dell’articolo, utilizziamo la datazione temporale in formato Era Umana, EU, perché riteniamo che permetta di meglio comprendere gli avvenimenti passati come parte della storia umana. La data convenzionale di inizio è fissata al 10.000 a.C. e con l’articolo di oggi dettagliamo proprio l’evento su cui questa convenzione si basa.]
A partire dal 6000–6500 EU (4000–3500 a.C.), quella “Mezzaluna fertile” situata tra Tigri ed Eufrate ha dato i natali a civiltà come Sumeri, Babilonesi, Assiri, Persiani e moltissime altre città–stato, monarchie e imperi. I traguardi di queste civiltà nella scrittura, legge, matematica, astronomia e architettura sono ancora oggi alla base della moderna società umana.
Da quei primi, ma grandi passi verso il progresso, numerose civiltà altrettanto straordinarie si sono susseguite a noi, come quella indiana ed egiziana del 7.000 EU (3000 a.C.), quella cinese dell’8.000 EU (2000 a.C.), sino a quelle precolombiane dell’8.800 EU (1200 a.C.).
Per anni, storichз e antropologhз poterono collegare attraverso un filo rosso gli estremi della civilizzazione umana: da Uruk situata nella mezzaluna fertile, alla più moderna metropoli contemporanea. Ciascun secolo e ciascun millennio caratterizzato dalle sue piccole, ma inesorabili scoperte tecnologiche.
Nell’ottobre del ’94, una squadra archeologica guidata da Klaus Schmidt sposta quella data indietro di almeno seimila anni, all’anno 1 del calendario olocenico (10.000 a.C.). Di fatto, riscrivendo tutti i libri di storia e aggiungendovi un nuovo capitolo: Göbekli Tepe.
La scoperta di Göbekli Tepe
Ci troviamo ai piedi della catena del Tauro, nella Turchia meridionale. L’aspetto di quest’area sembra noioso: una vasta macchia desertica intervallata da qualche arbusto solitario, un paio di collinette a dare al territorio un aspetto irregolare.
Già nel ’63 un gruppo di ricerca turco-statunitense, dalle Università di Istanbul e Chicago, notò nella regione un numero piuttosto alto di cumuli di frammenti di selce, un tratto tipico di aree frequentate da umani durante l’età della pietra. Queste prime scoperte, sebbene promettenti, vennero bollate come attribuibili a un’attività non più antica di quella medioevale. Ovviamente si sbagliavano.
Bisognerà attendere un’altra trentina d’anni, sino al ’94, prima che un pastore locale noti affiorare da quelle collinette menzionate prima una struttura insolita, come stessero celando qualcosa di “artificiale”.
I sospetti del pastore verranno confermati dalla spedizione guidata da Klaus Schmidt, archeologo presso l’Istituto di Archeologia tedesco, che proprio nella regione riconosce un vastissimo tell. Un tell, dall’ebraico per “collina”, rappresenta in gergo archeologico altopiani di origine antropica.
Sepolto nel terreno
Gli scavi si concentrano dapprima nel versante meridionale di questo promontorio, e fin da subito i primi rinvenimenti sono incoraggianti: affiorano numerosi strumenti da costruzione.
Ma non solo, quelle strutture notate dal pastore locale si rivelano essere niente meno che pilastri simili ad altre strutture megalitiche dell’area, ma con una grande caratteristica: la presenza di bassorilievi riguardanti animali come serpenti, volpi, cinghiali, ma anche rappresentazioni più “figurative” di falli umani in erezione.
Questi primi elementi forniscono uno spunto riflessivo interessante che solleva domande sulla quantità di forza lavoro che possa essere servita per trasportare, lavorare e infine innalzare questi pilastri, molti della lunghezza di sette metri e un peso fino a cinquanta tonnellate.
Alla luce di quanto già noto dalle costruzioni megalitiche dell’isola di Rapa Nui o da Stonehenge, Schmidt teorizzò la cooperazione di almeno un centinaio di persone. La presenza di ipotetici corsi d’acqua, artificiali o meno, avrebbe potuto semplificare il percorso di trasporto di questi massi, magari dal sito di estrazione.
Sfruttando dunque i pilastri come punti di riferimento strutturali, la squadra guidata da Schmidt identifica almeno quattro aree a struttura circolare, spesso concentriche, che egli definisce “recinti” intervallati da aree a base rettangolare.
Oltretutto, l’intero altopiano rivelava una struttura sviluppatasi in altezza e che permetteva di suddividere l’intero complesso megalitico in tre strati, o layer.
Il terzo layer, il più profondo, contiene le prime strutture a base circolare, intervallate dai pilastri rocciosi, molti di questi presentano già incisioni, altri sono più grezzi nella lavorazione. Attraverso un’analisi condotta al radiocarbonio-14 si scoprirà come queste strutture megalitiche risalgano a oltre dodicimila anni fa: l’anno 1 del calendario olocenico, per definizione (è infatti su questo sito archeologico che si basa il calendario olocenico).
Ciò rende Göbekli Tepe il più antico insediamento umano sul Pianeta ad oggi noto. Circa un migliaio di anni dopo, nel 1000 EU (9000 a.C.) questo livello verrà completamente sotterrato, per motivi tutt’oggi ancora sconosciuti.
Questo sotterramento ha forse gettato le fondamenta per il secondo layer, realizzato attorno al 1200EU (8800 a.C.), che abbandona le strutture circolari concentriche del piano precedente e seguirà geometrie più rettangolari permettendo all’insediamento di gestire più efficacemente gli spazi.
I pilastri si abbelliscono di bassorilievi più curati, molti richiamano una fantasia antropomorfa con braccia e gambe. Anche il pavimento di questo secondo layer fa un importante salto di qualità rispetto al precedente, divenendo simile al battuto/terrazzo.
Giungiamo dunque al primo layer, il più elevato. Rispetto ai precedenti, esso sembra fare un passo indietro in termini di complessità architettonica; sebbene il suo utilizzo sembri essere stato più duraturo, segnerà anche un importante transizione per il sito di Göbekli Tepe che vedremo più tardi.
Quest’ultimo livello subirà il destino dei precedenti, venendo deliberatamente sotterrato attorno al 2000 EU (8000 a.C.), per poi essere abbandonato definitivamente insieme all’intero complesso. I materiali impiegati per riempire le strutture sono variegati: da resti di costruzione, a strumenti in pietra, persino resti animali e umani.
Göbekli Tepe: proto-città o sito cerimoniale?
Per Klaus Schmidt, la rappresentazione nei bassorilievi dei megaliti di animali predatori come leoni e vipere, unito al rinvenimento di ossa animali frutto di probabili riti sacrificali non lascia spazio a interpretazioni: Göbekli Tepe ha rappresentato un sito cerimoniale volto al culto della Morte.
A sostenere l’idea vi sarebbero proprio i recinti tipici del terzo layer, forse adibiti a un proto-allevamento volto a fornire un continuo apporto di animali sacrificali per i vari rituali. A questa teoria se ne affianca un’altra, che vede invece in Göbekli Tepe un primo punto di raccolta per le numerose popolazioni nomadi dell’epoca.
L’idea è che col tempo, sempre più comunità abbiano deciso di stabilirsi in maniera permanente nel sito, il che giustificherebbe la necessità di meglio organizzare gli spazi, anche a discapito di rinunciare alla detenzione di animali sacrificali, come visto nel secondo layer.
Nulla vieta che entrambe le teorie possano coesistere. Secondo le più recenti supposizioni, infatti, il sito di Göbekli Tepe potrebbe essere nato come santuario, seguendo la visione proposta da Schmidt, ma che col tempo sempre più popolazioni, forse attratte proprio dai riti sacrificali, abbiano deciso di stanziarsi nelle aree limitrofe trasformandolo in un villaggio.
Questo spiegherebbe non solo le differenti stratificazioni frutto di un’azione premeditata, ma anche la presenza di siti di sepoltura, spazi a uso domestico e sistemi di raccolta dell’acqua piovana.
Imperi caduti e accaduti
Cosa abbia spinto quella misteriosa popolazione ad abbandonare definitivamente l’area ci è ancora ignoto. Possono esserci ragioni sociali e culturali, ad esempio l’allontanamento dal culto della Morte per lasciare spazio ad altro, forse a seguito di influenze religiose provenienti dalle aree limitrofe.
Oppure l’avvento di carestie, malattie o conflitti interni che possano aver spinto gli abitanti dell’area a cercare fortuna altrove. D’altronde, è bene ricordarsi si parla di popolazioni nomadi, o semi–nomadi, come in questo caso.
Nei millenni, decine e decine di imperi hanno sollevato al cielo i propri stendardi proclamandosi eterni, invincibili davanti ai loro nemici.
Tutti hanno perso eventualmente l’ultima guerra, quella contro il tempo. I più fortunati sono giunti ugualmente a noi sotto forma di testimonianze scritte, architettoniche, persino leggende. Chissà quanti altri giacciono ancora sotto metri e metri di polvere e rocce, condannati all’oblio della storia.
Göbekli Tepe col suo silenzio trasmette una lezione inestimabile: il nostro passaggio sul pianeta è effimero e soggetto a una miriade di variabili pronte a cambiare i nostri piani da un momento all’altro, non importa quanto lungimiranti.
Per la sua straordinaria rilevanza storica, Göbekli Tepe è stato definito dall’UNESCO patrimonio dell’umanità nel 2018.
Fonti
Çelik, B. (2000). An early neolithic settlement in the center of Sanliurfa, Turkey. The Newsletter of Southwest Asian Neolithic Research, Neo-Lithics, 2(3), 4-6. https://www.researchgate.net/publication/289251724_An_Early_Neolithic_Settlement_in_the_Center_of_Sanliurfa_Turkey
Schmidt, K. (2010). Göbekli Tepe–the Stone Age Sanctuaries. New results of ongoing excavations with a special focus on sculptures and high reliefs. Documenta Praehistorica, 37, 239-256. DOI: 10.4312/dp.37.21
Laureato in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi di Ferrara e studente magistrale in Molecular and Cell Biology presso l’Alma Mater Studiorum di Bologna. Profondamente innamorato della Scienza in tutte le sue diramazioni, di musica elettronica e cyberpunk.