Fossa delle Marianne: alcuni dei suoi segreti
La nostra esplorazione della vita negli abissi continua. Nell’articolo precedente abbiamo visto alcuni pesci e invertebrati che trascorrono la loro vita a profondità incredibili, ma oggi ci spingeremo ancora più in giù. Là dove le creature vivono e nuotano a stretto contatto con i fondali più profondi. Un esempio? La Fossa delle Marianne!
La fossa delle Marianne
La Fossa delle Marianne è sicuramente la depressione oceanica più conosciuta al mondo, e anche la più profonda. Si trova nell’oceano Pacifico a est delle isole omonime tra Giappone, Filippine e Nuova Guinea. Ha una forma ad arco ed è lunga circa 2500 km, ma il punto più conosciuto e profondo si chiama abisso Challenger, profondo 10.920 ± 40 metri. Il suo nome deriva dalla spedizione Challenger di cui abbiamo già parlato nell’articolo precedente, la prima vera spedizione oceanografica avvenuta tra l’11.872 e l’11.876 EU (1872-1876 d.C.).
Come si è formata
La sua origine è avvenuta milioni di anni fa per effetto della subduzione della placca tettonica Pacifica al di sotto di quella delle Filippine. La placca pacifica è di “tipo oceanico” e possiede una densità maggiore della placca delle Filippine che è di “tipo terrestre”. Quando è avvenuto lo scontro tra queste due placche, la placca Pacifica è sprofondata in profondità, originando la depressione e diversi vulcani sottomarini.
Discese negli abissi
Il tenente di Vascello Don Walsh e l’oceanografico Jacques Piccard furono i primi esseri umani a raggiungere il fondale della depressione. Lo fecero il 23 gennaio del ’60 alle ore 13:06 all’interno del batiscafo Trieste, progettato in Svizzera e prodotto in Italia.
Nel 12.012 EU (2012 d.C.) fu il turno del regista James Cameron, che riuscì a “portare a galla” immagini ad alta definizione del fondale più famoso, e profondo, del mondo. Il prodotto di questa discesa è “James Cameron: Sfida negli Abissi”, un documentario che ripercorre tutto il lungo percorso fatto per arrivare al 26 marzo 12.012 EU, oltre che la discesa vera e propria.
Cosa videro gli esploratori degli abissi?
“È un posto lunare, molto desolato e isolato. Mi sono sentito come se nello spazio di un giorno fossi andato su un altro pianeta e fossi tornato indietro. È un mondo assolutamente uniforme, del tutto alieno. Precipitare nel baratro spalancato dell’oceano, attraverso l’oscurità, è un qualcosa che un robot non è in grado di descrivere”. Così James Cameron descrive la sua discesa.
Un gamberetto e una sogliola
Piccard rimase invece sorpreso dal vedere animali considerati normali nel punto più profondo dell’oceano. “Rimanemmo sul fondo venti minuti. Fummo inoltre straordinariamente fortunati perché potemmo vedere due animali, un gambero e una specie di sogliola. Quest’ultima potei osservarla per circa un minuto. Non aveva l’aspetto di un pesce abissale (…) ma era proprio come una sogliola comune, lunga una trentina di centimetri, bianca. Nuotava adagio, vicino al fondo, forse in cerca di cibo, poi sparì nel buio, oltre il raggio della nostra lampada”.
Abitanti delle fosse oceaniche
Ma arriviamo al punto: quali bizzarri animali sono in grado di vivere nei fondali oceanici, dove la pressione sarebbe così intensa da distruggere i sottomarini pressurizzati? Molte scoperte degli scienziati sono state effettuate grazie a robot e droni, che resistono a pressioni mille volte superiori a quelle presenti in superficie.
Uno di questi si chiama Nereus e, nel 12.009 EU (2009 d.C.), è arrivato nel punto più profondo della fossa delle Marianne. Più recentemente, invece, il NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) ha organizzato una spedizione oceanografica di 3 mesi, durante i quali sono state scoperte una moltitudine di specie animali.
L’impatto umano arriva sui fondali più profondi
Gli scienziati del NOAA a bordo della nave Okeanos Explorer hanno constatato una triste realtà: i rifiuti umani sono presenti anche in località considerate incontaminate, come le fosse oceaniche. A 5000 metri di profondità, nel Sirena Canyon, presso la Fossa delle Marianne, i ricercatori si sono imbattuti più volte in rifiuti come sacchetti in plastica e capi di abbigliamento.
I rifiuti umani che finiscono nell’oceano sono destinati a effettuare un lungo viaggio, trasportati dal vento, le onde e le correnti, possono raggiungere qualsiasi parte dell’oceano.
Eurythenes plasticus
A conferma di questo, nel 12.020 EU (2020 d.C.) è stata scoperta una nuova specie di anfipode, un crostaceo simile a un gamberetto che vive a profondità notevoli. Gli esemplari catturati sono stati infatti catturati a profondità comprese tra i 6010 e 6949 metri. Purtroppo, però, all’interno dell’intestino di un individuo sono state trovate particelle di plastica.
Da questa scoperta sconcertante deriva il suo nome scientifico: Eurythenes plasticus, che vuole denunciare l’impatto negativo dell’uomo sulla natura.
Il pesce lumaca
Un altro animale scoperto dagli scienziati è il pesce lumaca delle Marianne (Pseudoliparis swirei), il pesce osseo marino osservato alle profondità più alte. Infatti, nel 12.017 EU (2017 d.C.) è stata documentata la sua presenza a una profondità di 8178 metri. Il suo corpo è molto diverso dai pesci che pensiamo abitino i fondali marini.
Non presenta denti aguzzi, organi luminosi per attirare le prede, e in generale un aspetto… mostruoso! La sua pelle ha un aspetto trasparente e gelatinoso, mentre il suo corpo è giriniforme. Si nutre di piccoli crostacei, ed è per questo uno dei principali predatori presenti nella fossa delle Marianne.
Una medusa aliena
Un altro predatore che potremmo incontrare in questo luogo è una medusa, i cui colori e movenze la rendono un vero e proprio alieno sul pianeta Terra.
L’immagine che possiamo osservare è stata effettuata dal sottomarino a comando remoto Deep Discoverer della nave di ricerca Okeanos Explorer a 3700 m di profondità in una zona chiamata Enigma Seamount, della Fossa delle Marianne. Si tratta di un’idromedusa cacciatrice. Aspetta le sue prede immobile, finché non finiscono direttamente all’interno della sua bocca.
Una foto-trappola a 6500 metri di profondità
Alcuni ricercatori australiani hanno posizionato una telecamera sul fondale della Fossa Diamantina, nell’Oceano Indiano, a più di 6500 metri di profondità. Per farlo hanno usato un tubo in PVC, una trappola da 30 $ per “yabby”, termine con cui si intende un gambero marino usato come esca, e attrezzature di monitoraggio scientifico resistenti a pressioni estreme per 100 mila dollari.
Risultati
I risultati sono stati straordinari. Oltre a un video in cui possiamo osservare alcune delle creature marine dal fascino alieno che vivono a queste profondità, sono state scoperte due nuove specie di specie lumaca, ancora senza nome.
La scoperta risale al 24 marzo dell’12.022 EU (2022 d.C.), ed è stata effettuata durante la seconda spedizione del Centro di ricerca Deep-Sea della Minderoo-University of Western, Australia. I pesci, lunghi 15-25 cm sembrano avere corpi ricoperti di gel traslucido e sono i pesci osservati alle profondità più elevate nelle acque a largo dell’Australia.
I pesci sono arrivati… sciolti
Una volta che i pesci sono stati portati in superficie, il tempo per la loro osservazione è stato poco. Infatti, le temperature presenti in superficie sono molto diverse da quelle a 6,5 km di profondità, che sono di circa 2°C. Per questo motivo, l’animale ha iniziato a sciogliersi, perché “mentre i pesci sono nella trappola, vengono praticamente cotti in quanto non sono mai stati a 25 gradi negli ultimi 10 milioni di anni” come sottolinea Alan Jamieson, direttore e fondatore del Deep-Sea Research Center.
Vermi tubo abissali
Ma andiamo avanti e parliamo di altri animali presenti nelle profondità abissali degli oceani. Esistono animali come i vermi tubo abissali (Riftia pachyptila), degli anellidi in grado di sopportare le alte concentrazioni di idrogeno solforato e le elevate temperature che si raggiungono in prossimità delle sorgenti idrotermali sottomarine, chiamate fumarole nere o black smokers.
Animali senza intestino
Sono animali molto importanti degli habitat che si formano intorno a questi ambienti particolari perché sono associati a batteri endosimbionti. Questi anellidi non possiedono infatti un intestino e una bocca, e per nutrirsi utilizzano i batteri che vivono all’interno dei loro tessuti. Possiedono una sacca di alimentazione che raccoglie le sostanze chimiche sulfuree utilizzate dai batteri chemioautotrofi per il loro metabolismo, grazie a cui producono nutrienti assimilabili dai vermi.
Polpo Dumbo
E, infine, una menzione d’onore va al polpo Dumbo (famiglia Opisthoteuthis), adorabile animale che vive tra i 350 e i 7000 metri di profondità negli oceani Pacifico, Atlantico e Indiano. Sulla testa presenta pinne, da noi scambiate per orecchie, che gli permettono spostarsi mentre nuota. Il lato un po’ meno carino e coccoloso di questo animale è che divora le sue prede ingoiandole interamente. Perciò, il polpo crea delle correnti che portano la preda direttamente nella sua bocca.
Conclusioni
Questo viaggio nel mondo degli abissi si conclude qua. Come ho già scritto, conosciamo meglio il nostro satellite, la luna, che gli abissi marini. Nonostante il nostro pianeta sia ricoperto da oceani, sappiamo così poco della vita presente al di sotto dei 200 metri di profondità. Quali misteriose creature celano le profondità oceaniche? Noi non vediamo l’ora di scoprirlo!
Mi chiamo Erika, sono laureata in Scienze dei Sistemi Naturali all’Università di Torino e mi diverto a scrivere.
Mi piace creare nuovi contenuti originali: grafiche, video, articoli al fine di spiegare la scienza in modo semplice ai “non addetti ai lavori”.
Le scienze della natura sono interessanti, ricche di piccoli segreti e misteri da portare alla luce. Conoscere la natura significa anche rispettarla e migliorare il proprio rapporto con l’ambiente, in modo da cambiare, di conseguenza, la nostra società.