Fibromialgia: la sindrome del dolore

La signora P ha 64 anni e lamenta un dolore muscolare diffuso e una spossatezza cronica. Il suo mal di schiena risale al 1991.

Da allora nessun miglioramento, anzi, in seguito a un piccolo incidente, la signora P ha iniziato ad accusare un dolore alla caviglia che non è mai più andato via.

Nel 2009, la signora P ha sviluppato un nuovo dolore che interessa le estremità di braccia e gambe che si aggrava quando si applica una leggera pressione. Il dolore cronico le impedisce di svolgere esercizio fisico e, a volte, anche le normali attività quotidiane.

Alla signora P è stata diagnosticata la fibromialgia, una condizione clinica caratterizzata da un dolore muscoloscheletrico diffuso.

Secondo i dati dell’Associazione Italiana Sindrome Fibromialgica, questa malattia colpisce circa il 2,7% della popolazione mondiale con una prevalenza nelle donne (4,2%) rispetto agli uomini (1,3%).

Sulla fibromialgia si sa ancora molto poco. In occasione della giornata mondiale sulla fibromialgia cerchiamo di capire qualcosa in più su questa malattia.

Diagnosi

L’American College of Rheumatology elenca dei punti chiave per permettere la diagnosi di fibromialgia. Non esistono test di laboratorio, pertanto la diagnosi è basata esclusivamente su manifestazioni cliniche.

Tra le manifestazioni cliniche più evidenti c’è il dolore muscolare diffuso e la dolorabilità positiva di almeno 11 su 18 “tender points”.

I tender points sono punti del corpo sensibili al dolore in seguito a digitopressione. Il test dei tender pooints è usato per la diagnosi di fibromialgia.

Altri sintomi tipici della fibromialgia sono l’affaticamento cronico, disturbi del sonno, cefalea e alterazione del tono dell’umore.

L’eziologia della patologia è tuttora ignota. Si suppone che alcuni fattori esterni e altre malattie possano rappresentare un trigger, ossia la causa scatenante della manifestazione clinica.

Ipotesi patogenica

Un’ipotesi patogenica prevede che la malattia scaturisca dall’alterazione dei livelli di alcune molecole prodotte nel nostro corpo, chiamate neurotrasmettitori del sistema neuro-endocrino.

Queste molecole funzionano da messaggeri chimici tra le cellule neuronali e possono, in alcuni casi, funzionare anche come ormoni.

L’ipotesi più accreditata pone come causa dell’insorgenza della fibromialgia una riduzione dei livelli di amine biogene, un aumento della concentrazione di neurotrasmettitori eccitatori e, infine, una deregolazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene.

Nonostante i meccanismi patogenici restino ancora ignoti, si pensa che alla base dell’insorgenza della fibromialgia ci sia un’aberrazione dei processi fisiologici legati alla nocicezione, ossia una disfunzione nella rilevazione e nella trasmissione dei segnali nervosi che ci rendono sensibili al dolore.

A questo, si aggiungono dei fattori psicologici e ambientali che contribuiscono al profilo clinico che include, oltre al dolore muscolo-scheletrico, astenia, disturbi del sonno, deficit di memoria, instabilità emotiva e, a volte, anche fenomeni allergici.

Trattamento farmacologico

Il miglior approccio terapeutico alla fibromialgia consiste nell’integrazione di trattamenti farmacologici e terapie alternative.

La terapia farmacologica utilizza composti normalmente usati nel trattamento di altre patologie, come disturbi dell’umore ed epilessia.

Pur non essendo una terapia specifica, essa mira a ristabilire l’equilibrio dei livelli e delle funzioni dei neurotrasmettitori, che sono il bersaglio principale colpito dalla fibromialgia.

Tra i farmaci più efficaci ci sono i composti triciclici (ad esempio l’amitriptilina) che, di norma, sono usati nel trattamento della depressione.

Perché questi farmaci funzionano?

Come detto già, nella fibromialgia, si intacca l’equilibrio di alcuni messaggeri chimici dei neuroni, tra cui la serotonina e la noradrenalina, che regolano anche il tono dell’umore.

Si suppone che, nei pazienti che soffrono di fibromialgia, queste molecole siano degradate in modo tempestivo e non riescano a connettere i neuroni in modo efficiente.

Gli antidepressivi triciclici sono in grado di prolungare il segnale serotoninergico e noradrenergico, consentendo una migliore connessione neuronale.

Un altro farmaco usato è il gabapentin che amplifica l’attività del GABA (acido gamma-amminobutirrico), un neurotrasmettitore che riduce l’eccitabilità neuronale ed è coinvolto nella percezione del dolore.

Questo farmaco è particolarmente efficiente nel diminuire il dolore neuropatico, una condizione difficile da trattare, poiché i normali analgesici e persino la morfina sono spesso inefficaci.

Terapie non-farmacologiche

In associazione alle cure farmacologiche, la terapia della fibromialgia comprende una serie di terapie alternative complementari.

Le migliori terapie non-farmacologiche sono la terapia cognitivo-comportamentale e l’esercizio fisico. Questi due approcci tendono a migliorare lo stato psicologico, del paziente e ridurre il livello di stress.

La fibromialgia, infatti, è fortemente influenzata dalla funzione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, che è alla base della risposta biologica allo stress psicologico.

Ci sono poi anche approcci alternativi come, ad esempio, la manipolazione chiropratica e l’agopuntura. Sebbene queste non siano riconosciute come terapie con basi scientifiche solide, alcuni pazienti ne possono trarre giovamento.

La scienza moderna, infatti, non esclude che gli approcci “terapeutici” alternativi possano contribuire al benessere del paziente sfruttando l’effetto placebo, una risposta psicologica, ma anche biologica, che libera specifiche sostanze (endorfine, oppioidi endogeni e neurotrasmettitori) utili a ridurre la sensazione di dolore.

Fibromialgia: esiste davvero?

Esiste una fetta (spero ormai esigua) di medici, psicologi e specialisti del settore sanitario che “non credono” alla fibromialgia.

Spesso, i pazienti stessi sono diffidenti e increduli che il loro dolore cronico sia dovuto a una sindrome così poco conosciuta e di cui si sa veramente poco.

I motivi dello scetticismo risiedono nella complessità di questa malattia: non se ne conosce la causa, la diagnosi richiede molto tempo e non esiste una cura. Inoltre, il fatto che coinvolga la psiche e non solo il corpo è, a volte, motivo di vergogna e diffidenza.

Okay, diciamolo chiaramente!

La fibromialgia è una patologia riconosciuta dall’organizzazione mondiale della sanità e dalla società italiana di reumatologia. Inoltre, ci sono criteri diagnostici precisi basati sull’analisi clinica per determinare se un paziente soffra di fibromialgia.

Fonti:

Marta

Scienziata italiana, ricercatrice nel Regno Unito. Impiego sempre troppo tempo a spiegare che, pur essendo un dottore, non sono un medico. Mi occupo di ricerca sul cancro, immunoterapia e cerco di capire come funziona lo stress nel corpo umano.

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