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Favismo: quando le fave fanno (molto) male

Ti è mai capitato di vedere al supermercato l’annuncio in questo esercizio commerciale sono esposte fave fresche sfuse?

A me una volta.

Ho pensato: “Ci sarà qualche offerta speciale, del resto è periodo di raccolta! Ne prenderò un po’, così stasera si fa aperitivo con fave e salame!” (i liguri apprezzeranno).

Malauguratamente, non c’era alcuno sconto. Anzi, il prezzo di quelle fave non era proprio quel che si dice “a buon mercato”.

Ma come mai quel cartello? Era un avvertimento.

Sì, perché alcune persone farebbero meglio a stare alla larga dalle fave: potrebbero anche morire!

Vicia faba

La fava (Vicia faba) è una pianta annua di origine incerta, coltivata sin da tempi antichissimi in tutti i paesi del bacino Mediterraneo, appartenente alla famiglia delle Leguminose (o Fabacee).

Il frutto è un legume allungato contenente dai 2 ai 10 semi, i quali possono avere diverse dimensioni e colori diversi a seconda della varietà della pianta. I più comuni sono verdi.

Il periodo di raccolta è la primavera. Tra le ricette più caratteristiche ricordo il macco di fave, molto apprezzato in Puglia, Calabria e Sicilia.

Specialmente in queste zone, fino al secolo scorso, le fave secche, cucinate nei modi più disparati, hanno costituito la principale base proteica alimentare della popolazione meno abbiente.

Pitagora non mangiava fave

Forse non tutti sanno che Pitagora, oltre a essere stato un celebre matematico dell’antichità, fu anche il fondatore di una delle scuole di pensiero più importanti della storia dell’umanità: la Scuola Pitagorica. I suoi discepoli dovevano seguire le 39 regole del “βίος Πυθαγορικός” (Bìos Pythagorikos), precetti incentrati per la maggior parte su temi comuni, alcuni molto semplici da seguire, mentre altri sono metafore e non vanno prese alla lettera.

La trentasettesima di queste regole vietava ai discepoli di cibarsi di fave.

Perché mai? Abbiamo visto prima come questi legumi siano molto validi come alimento, in virtù del basso costo e dell’alto contenuto proteico.

Il carattere segreto della Scuola Pitagorica non ci consente di rispondere a questa domanda con assoluta certezza.

Tuttavia, una delle teorie più quotate vede dietro al divieto una motivazione profilattica-sanitaria: il favismo, un disturbo caratterizzato da una crisi emolitica in risposta al consumo di fave, diffuso nella zona del crotonese (dove Pitagora fondò la sua Scuola) e in gran parte del Mediterraneo.

Secondo la leggenda, Pitagora non infranse il divieto nemmeno in punto di morte. Inseguito dagli scherani di Cilone di Crotone, ai quali poco prima aveva cercato di vendere una fontana con un quadrato costruito sopra, una volta raggiunto, preferì farsi uccidere piuttosto che mettersi in salvo in un campo di fave.

Stampa di un autore francese (sec. XVI) che ritrae Pitagora e uno dei suoi nemici più temuti: le fave. © Fonte

Favismo o carenza di glucosio-6-fosfato deidrogenasi

Ma vediamo meglio cos’è questo favismo. Perché io posso mangiarle indisturbato (a meno di qualche scompenso intestinale), mentre un altro sfortunato può rimetterci la pelle? Tutto è dovuto a un carattere recessivo legato al cromosoma X, che consiste nella carenza di glucosio-6-fosfato deidrogenasi, l’enzima che catalizza la prima reazione della via dei pentoso fosfati:

D-glucosio-6-fosfato + NADP+  D-glucono-1,5-lattone-6-fosfato + NADPH + H+

La via dei pentoso fosfati è una via metabolica che permette di rifornire la cellula di precursori per la sintesi dei nucleotidi e di prevenire lo stress ossidativo.

La carenza di glucosio-6-fosfato deidrogenasi (che, per amore verso le mie dita, d’ora in poi chiamerò G6PD) rende i globuli rossi suscettibili allo stress ossidativo, vedendo così ridotta la loro sopravvivenza.

Ciò si verifica perché la scarsità di NADPH non consente di mantenere glutatione in forma attiva a sufficienza per proteggere i globuli rossi dalle sostanze ossidanti. Il glutatione è un po’ il Chuck Norris tra le molecole antiossidanti del nostro corpo, che prende a calci tutti i composti ossidanti cattivi.

E particolarmente cattivi sono due composti contenuti nelle fave: la vicina e la convicina. All’interno del nostro corpo, questi due mascalzoni reagiscono producendo radicali liberi che, se il glutatione attivo non è sufficiente a contrastarli, provocano la frammentazione dei globuli rossi.

Si verifica quindi un’anemia emolitica acuta, pericolosa per la vita stessa del paziente. La crisi emolitica esordisce bruscamente poco dopo l’ingestione delle fave, e i principali sintomi sono:

  • pallore;
  • ittero sclerale;
  • emoglobinuria (urine con colore tendente al rosso);

Nei casi più gravi, si arriva all’insufficienza renale acuta e alla morte.

Il favismo è diffuso soprattutto in Africa (nella popolazione bantu raggiunge una frequenza di circa il 20%), nelle popolazioni dell’Asia meridionale e in quelle del bacino mediterraneo, dove in alcune zone (Grecia, Sardegna) raggiunge una frequenza variabile dal 4 al 30%.

Formula di struttura del glutatione
Formula di struttura del glutatione, uno dei più importanti antiossidanti del nostro organismo. © Fonte

Non solo fave

L’arma principale per evitare le manifestazioni cliniche della G6PD-carenza è rappresentata dalla prevenzione, che consiste nell’evitare le sostanze che possono innescare la crisi emolitica, che non sono solo quelle contenute nelle fave, ma anche:

  • alcuni farmaci antimalarici (es. primachina, pamachina, clorochina);
  • alcuni farmaci antinfiammatori non-steroidei (es. aspirina, fenazopiridina, acetanilide);
  • alcuni antibiotici (es. sulfamidici, acido nalidixico, nitrofurantoina).

È inoltre importante vaccinarsi verso i più comuni patogeni (es. virus dell’epatite A e B) in grado di provocare malattie infettive che, a causa dell’elevata quantità di radicali liberi rilasciati dai globuli bianchi durante la risposta infiammatoria, potrebbero mettere in serio pericolo la salute.

Fonti

Pitagora: un genio tra miracoli e fave – MaddMaths

Carenza di glucosio-6-fosfato deidrogenasi – Wikipedia

Che cos’è il favismo – Associazione Italiana Favismo

Sintomi del favismo – iDoctors.it

Angelo Ermelindo

Da bambino volevo fare il paleontologo. Da adolescente il fisioterapista. Oggi mi ritrovo con una laurea magistrale in Scienze Chimiche, ma non chiedetemi come abbia maturato questa scelta. Fatto sta che ora lavoro come analista chimico. E anche se non sono diventato un paleontologo, la curiosità del bambino per indagare sulle origini di tutte le cose non mi ha mai abbandonato. Nel tempo libero pratico arti marziali (e vado dal fisioterapista).

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