Farmacologia del caffè
Ristretto, macchiato, amaro, fatto con la moka o l’espresso del bar. Il caffè è, per molti, un piacere a cui non si sa dire di no.
Vivendo all’estero, non ho facile accesso a un buon espresso. Così, quando torno in Italia, parenti ed amici mi seducono con un continuo “vieni a prendere un caffè?”, “dai, ci prendiamo un caffè!”, “ti offro un caffè!”.
Poi mi ritrovo a fissare il soffitto, alle 3 di notte, con il cuore a mille!
Quali sono gli effetti del caffè sul nostro corpo? Eccovi, una breve ed efficace guida alla farmacologia del caffè.
Il caffè
Il caffè è una bevanda ottenuta dalla macinazione dei semi di alberi tropicali appartenente al genere Coffea. Tipica del nostro paese è la preparazione del caffè espresso, attraverso un processo di percolazione sotto alta pressione di acqua calda, ma il caffè viene consumato in tutto il mondo secondo preparazioni diverse.
Quando il caffè è ingerito, la caffeina contenuta in esso viene metabolizzata nel fegato. La caffeina entra poi nel circolo sanguigno e, poiché liposolubile, attraversa la barriera ematoencefalica e raggiunge il sistema nervoso centrale.
Per quanto tempo, la caffeina resta in circolo nel nostro corpo?
In farmacologia si usa una misura, chiamata emivita, che indica il tempo necessario per eliminare metà (50%) della sostanza nell’organismo. L’emivita della caffeina è di circa 5-6 ore, ma può variare di persona in persona sulla base di fattori come l’età o il peso corporeo.
Effetti biologici della caffeina
La caffeina appartiene alla famiglia degli alcaloidi purinici (come la teofillina e la teobromina) ed è la sostanza psicoattiva più usata al mondo. È, infatti, un potente stimolante del sistema nervoso centrale con effetti analgesici e vasocostrittori.
La struttura molecolare della caffeina è simile a quella dell’adenina, una base azotata presente nel DNA. Questa somiglianza molecolare fa sì che caffeina e adenina si legano agli stessi recettori sulla membrana cellulare.
Tuttavia, l’azione della caffeina (antagonista competitivo) è opposta a quella dell’adenina e innesca il rilascio di adrenalina e noradrenalina che stimolano il sistema nervoso simpatico.
I risultati sono un aumento della concentrazione, del battito cardiaco, del metabolismo corporeo, della pressione arteriosa e del flusso di sangue ai muscoli.
Insomma, la caffeina ci dà una bella botta di vita!
Effetti collaterali della caffeina
La caffeina, come tutte le sostanze psicoattive, può determinare assuefazione e dipendenza. Il consumo di più di 400 mg al giorno di caffeina (circa 5 caffè espresso) porta a spiacevoli effetti collaterali tra cui nervosismo, irritabilità, insonnia, mal di testa e palpitazioni.
L’overdose da caffeina determina una sovra-stimolazione del sistema nervoso centrale, che si manifesta con tremori, ansia, disturbi gastrointestinali, battito cardiaco irregolare e agitazione psico-motoria.
Caffeina per dimagrire
Poiché la caffeina stimola il metabolismo basale, viene spesso consigliata come rimedio per la perdita di peso. Tuttavia, non ci sono prove inequivocabili che il consumo di caffeina possa garantire la perdita di peso (no, ingozzarti di caffè non aiuta a farti dimagrire).
La caffeina viene assunta anche sottoforma di pillole che sostengono di stimolare la perdita di peso. Questa pratica, oltre ad essere del tutto basata su falsi miti, e anche piuttosto pericolosa. Infatti, ogni pillola contiene circa 200-250mg di caffeina, una dose di gran lunga maggiore rispetto a quella ingerita con un semplice caffè (circa 85mg per un caffè espresso).
Caffeina e asma
Una serie di studi ha preso in considerazione gli effetti farmacologici della caffeina, indicando un potenziale effetto in soggetti affetti da asma. La caffeina è, infatti, un blando broncodilatatore, in grado di ridurre l’affaticamento respiratorio. La molecola di caffeina è molto simile alla teofillina, farmaco usato nella terapia dell’asma.
Il meccanismo d’azione con il quale la teofillina esercita il suo potere broncodilatatore è noto solo in parte. Si sa che questa molecola funziona come inibitore di enzimi, chiamati fosfodiesterasi, coinvolti nei processi di broncocostrizione.
Inoltre, esattamente come la caffeina, la teofillina è un antagonista dei recettori dell’adenina, stimolando la produzione di adrenalina e noradrenalina che contribuiscono all’effetto broncodilatatore.
Caffeina e teofillina
La teofillina viene somministrata a pazienti asmatici in compresse orali con una dose compresa tra i 200 e i 350 mg, due volte al giorno.
È importante sottolineare che questo farmaco ha un ristretto indice terapeutico. Ciò significa che la dose necessaria per avere l’effetto farmacologico non si discosta molto dalla dose che provoca anche gli effetti collaterali e tossici.
Gli effetti della caffeina, seppure paragonabili a quelli della teofillina, non sono del tutto sovrapponibili.
Sconsigliamo sempre di affidarsi ai rimedi casalinghi e di rivolgersi sempre al proprio medico per un’adeguata consultazione.
È comunque interessante sapere che, anche a basse dosi, il consumo di caffè può influire sulla funzionalità polmonare. Per questo motivo, non si dovrebbe assumere caffè prima di un test di funzionalità polmonare in quanto potrebbe alterarne i risultati.
In conclusione, il fascino del caffè è quello di unire il suo potere farmacologico ad un gusto deciso e un aroma inconfondibile.
Ora, però, la pausa caffè è finita, mettiamoci a lavoro.
Fonti:
Scienziata italiana, ricercatrice nel Regno Unito.
Impiego sempre troppo tempo a spiegare che, pur essendo un dottore, non sono un medico. Mi occupo di ricerca sul cancro, immunoterapia e cerco di capire come funziona lo stress nel corpo umano.