Facebook ci rende delle persone orribili?

L’articolo che segue è basato su uno studio dei ricercatori Karsten Müller e Carlo Schwarz dell’università di Warwick che correla l’utilizzo di Facebook con gli attacchi contro migranti e rifugiati [1]. Il paper è stato pubblicato nel gennaio del 2018 ed è salito alla ribalta dopo che il New York Times ha scritto un lungo, ma non imparziale, articolo su di esso. Cercherò di riportare in maniera fedele sia lo studio, sia le critiche che gli sono state mosse, cercando di evitare il più possibile il pantano fecale che potrebbe derivare da un’interpretazione politica di questi. Naturalmente non si vuole condannare nessuna tipologia di pensiero, si può essere favorevoli o contrari alle politiche di accoglienza. Però credo sia assodato che chi va in giro ad offendere e pestare gente, che ha l’unica “colpa” di appartenere ad un’altra etnia, sia un coglione. Buona lettura.

 

 

La mano invisibile di Facebook

Negli ultimi tempi, come vi sarà capitato sicuramente di vedere, Facebook si è riempito di utenti poco educati che insultano, denigrano ed augurano ogni sorta di orrore agli immigrati. Come direbbe Trucebaldazzi: “C’è tvoppo odio”. Per qualcuno potrebbe essere sintomo di un rincretinimento generale della popolazione e per altri invece il sintomo di una società esasperata. Per i ricercatori Müller e Schwarz è il sintomo che c’è qualcosa che non va con l’algoritmo di Facebook.
Il social network di zio Mark infatti è pensato per massimizzare le interazioni. La mano invisibile che lo muove non è dotata di intelligenza, ma ha un’incredibile capacità analitica che le permette di determinare quali post ricevono più like e commenti e di massimizzarne la presenza sulle nostre bacheche. Esempio: è il 28 dicembre e tutti stanno impazzendo per l’incredibile concerto di peti presente nel nuovo filmone di Natale. A voi i cinepanettoni non piacciono, anzi, ogni volta che ne vedete uno spezzone su Facebook correte a commentare citando film indipendenti e tirando giù bestemmioni. Bene, state pur certi che prima o poi il video “Boldi scorreggia per 20 minuti” apparirà sulla vostra bacheca. Perché? Perché Mark fa i big money per ogni secondo che passiamo ad esprimere i nostri inutili pensieri su Facebook.

Mark Zuckerberg se la spassa con i soldi guadagnati grazie alla tua indignazione [drammatizzazione]

Peti e razzismo

Ora immaginiamo che, invece di parlare delle marroni brezze natalizie, si parlasse di un argomento dagli spinosi aspetti sociali, come ad esempio l’immigrazione. Considerando poi che i messaggi che attingono ad emozioni negative come rabbia e odio massimizzano le interazioni [2] ciò che otteniamo è un mix potenzialmente pericoloso. Ora però la domanda che sorge spontanea è: lo tsunami rancoroso che si è abbattuto sui social network è dovuto ad un reale disagio sociale oppure è lo shit-posting continuo su Facebook che ci sta trasformando in una manica di trogloditi arrabbiati? Per dirla in parole povere: siamo razzisti su Facebook perché lo siamo nella vita reale o siamo razzisti nella vita reale perché lo siamo su Facebook?
Per rispondere a questa domanda i nostri amici Müller e Schwarz nell’arco di due anni hanno analizzato 3.335 attacchi contro i rifugiati in Germania, correlandoli con una vasta gamma di dati: demografia, numero dei rifugiati nelle zone interessate, statistiche sul crimine, risultati delle elezioni e frequenza d’utilizzo di Facebook nelle rispettive regioni.
Lo studio è giunto alla conclusione che c’è stato un aumento significativo della violenza contro i rifugiati, indipendentemente dall’orientamento politico, dalla ricchezza e dalle dimensioni delle comunità, se l’uso medio di Facebook in queste zone era superiore alla media nazionale. Inoltre, è stato evidenziato che nei comuni in cui ci sono stati black-out gli attacchi xenofobi sono diminuiti del 35% [1]. In breve: chi sta troppo tempo su Facebook, diventa violento contro i rifugiati, o per lo meno lo diventa di più.
Il motivo per cui ciò accadrebbe va ricercato nella nostra evoluzione sociale. L’uomo nel tempo ha imparato a modellare il suo comportamento in base ai feedback che gli venivano dati dai loro simili. Tutti noi sappiamo che urlare parolacce nel cuore della notte potrebbe esporre la nostra persona ad ingiurie e revolverate da parte di terzi, quindi evitiamo di farlo. Ma se un giorno iniziassero ad applaudirci e a farci i complimenti state pur certi che lo faremmo ogni giorno. Questo è ciò che succede su Facebook, alcuni atteggiamenti normalmente poco accettati vengono sdoganati ed alle volte esaltati.

Grafico preso dallo studio in esame che correla il numero dei post anti-rifugiati con il numero di attacchi agli stranieri. Il numero di post anti-rifugiati è stato preso dalla pagina Facebook del partito tedesco di estrema destra AfD [1].

 

Conclusioni

Ma ora veniamo al sodo: Facebook ci rende davvero delle persone orribili? .
Le opinioni su questo studio sono abbastanza discrepanti, le maggiori critiche sono state fatte sulla metodologia usata per rilevare il traffico di utenti sul social network. Per farlo Müller e Schwarz hanno monitorato commenti, mi piace e condivisioni su una pagina politicamente neutra: quella della Nutella. I due studiosi sono stati costretti a utilizzare questo escamotage poiché Facebook non rende pubblici i dati relativi al traffico degli utenti.
Altre critiche sono state fatte sul fatto che le correlazioni tra percentuale di commenti violenti e aggressioni xenofobe siano piuttosto da legare ad avvenimenti chiave come gli episodi di abusi contro le donne durante la notte di Capodanno a Colonia o ad altri episodi di cronaca legati a migranti e rifugiati. I detrattori inoltre spiegano la diminuzione del tasso di aggressioni durante il black-out con la mancanza di mezzi di comunicazione che avrebbero permesso ai gruppi neonazisti di organizzarsi per le aggressioni.
Per farla breve: lo studio è un po’ grezzo, ma ha messo in luce un fenomeno che andrebbe ulteriormente indagato. Sarebbe bello poter accedere ai dati di Facebook per analizzarne il traffico senza dover ricorrere ad espedienti come quello della Nutella. Quindi Mark cosa aspetti? Esci i dati, che qui dobbiamo fare roba di scienza!

Mario Di Micco

Sono laureato in chimica all'Università degli Studi dell'Aquila ma mi appassiona qualsiasi forma di conoscenza, dall'astrofisica al senso della moda nell'Impero Bizantino. Nella vita lavorativa mi occupo di consulenze mediche, mentre in quella privata di viaggi, birra e fotografia. Probabilmente utilizzerò questa descrizione anche su Tinder 🌰

4 pensieri riguardo “Facebook ci rende delle persone orribili?

  • 18 Maggio 2020 in 12:59
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    Tutto molto interessante però vi prego, non scrivete articoli cercando anche di far ridere: solitamente la cosa non funziona e rende il tutto imbarazzante da leggere. In generale ostentare umorismo è una cosa che non funziona mai.

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  • 18 Maggio 2020 in 13:21
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    Ciao Eric, sono l’autore del post. Il modo di divulgare di Missione Scienza è proprio questo, e lo è da anni. Cerchiamo di scrivere in modo naturale, cercando di rimanere noi stessi parlando di argomenti complessi in modo divertente. Ti assicuro che non ho ostentato umorismo, sono proprio così di mio 😁

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  • 19 Maggio 2020 in 07:30
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    E fatti na risata che magari domani ti svegli freddo e vestito a festa.

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  • 1 Novembre 2021 in 21:13
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    Argomenti scientifici spiegati in modo divertente ma anche facilmente comprensibile. Il tutto sempre molto preciso e ampiamente esaustivo. Complimenti a me questo modo di divulgare piace 💪👍

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