Esperienza di pre-morte
Introduzione:
Tratta da “Musicofilia” di Oliver Sacks
“(…) «Stavo parlando con mia madre al telefono. Pioveva appena, si sentiva tuonare in lontananza. Mia madre riattaccò. Il telefono era a una trentina di centimetri da dove mi trovavo io, quando fui colpito. Ricordo un lampo di luce uscire dall’apparecchio. Mi prese in pieno viso. La prima cosa che ricordo, subito dopo, è che stavo volando all’indietro».
«Poi» e qui sembrò esitare prima di raccontarmelo «stavo volando in avanti. Stupefatto. Mi guardai intorno. Vidi il mio corpo per terra. Dissi a me stesso: “Cazzo, sono morto”. (…) Salii fluttuando le scale, e la coscienza mi venne dietro; vidi i miei figli ed ebbi la percezione che sarebbero stati bene. Poi mi ritrovai circondato da una luce bianco-azzurra … una sensazione di enorme benessere e di pace. Vidi scorrere velocissimi, vicino a me, i momenti migliori della mia vita e quelli peggiori. Non erano associati ad alcuna emozione … puro pensiero: estasi pura. Ebbi la percezione di accelerare, di essere attirato verso l’alto … percepii velocità e direzione. Poi, mentre stavo dicendo a me stesso: “Questa è la sensazione più splendida che abbia mai provato” – PAM! Ero tornato».Il dottor Cicoria capì di essere tornato nel suo corpo perché sentì dolore – il dolore causato dalle bruciature al volto e al piede sinistro, dove la scarica elettrica era entrata e uscita – e, si rese conto, «solo un corpo prova dolore». Voleva tornare indietro, pensava, voleva dire a quella donna di smetterla con la rianimazione, di lasciarlo morire; ma ormai era troppo tardi: era stabilmente tornato fra i vivi.”
Esperienze pre-morte ed esperienze extracorporee
Le esperienze pre-morte descritte nella letteratura medica sono tantissime e, spesso, si è cercato di dare una risposta in termini scientifici.
Generalmente, i soggetti che testimoniano di aver vissuto questa esperienza raccontano di aver abbandonato il proprio corpo, con la possibilità di guardarlo dall’esterno e assistendo all’eventuale attività di medici intorno ad esso. Il problema, però, è che testare che l’esperienza vissuta sia effettivamente reale non è per niente semplice.
Sono stati effettuati alcuni studi per fare fronte a questo interrogativo, ma con scarsi risultati. A questo scopo, sono state allestite le camere operatorie con immagini posizionate in modo tale da essere visibili solo dall’alto. In questo modo, se il soggetto avesse effettivamente abbandonato il suo corpo e avesse osservato la scena dall’alto, avrebbe potuto vedere queste immagini.
I risultati, però, sono stati deludenti; infatti, di quei pochi pazienti che avevano avuto un’esperienza extracorporea, nessuno aveva notato queste immagini.
Alcune persone che hanno vissuto questa esperienza raccontano di avere attraversato un tunnel buio, in fondo al quale si intravedeva una luce. Inoltre, raccontano di aver provato una sensazione di pace e tranquillità indescrivibile, spesso anche il timore di tornare indietro.
L’ambiente da loro immaginato era colmo di luci, colori e suoni meravigliosi; fuori dal tempo e dallo spazio e non raccontabili con il linguaggio umano. Spesso erano presenti anche parenti o amici morti in precedenza, con i quali si comunicava mentalmente, in modo istantaneo e non verbale.
Conseguenze dell’esperienza pre-morte
Vivere un’esperienza simile può veramente cambiare la vita. Si prova sicuramente un senso di rimpianto per non essere rimasti in quel luogo descritto; si osserva anche una completa scomparsa del timore della morte, vista come il felice passaggio ad una realtà superiore.
Il ritorno alla vita terrena, inoltre, può portare ad una riconsiderazione dei veri valori della vita, con a capo l’amore verso tutti gli esseri viventi e la ricerca dell’armonia con essi. Come direbbe il creatore di 007, Ian Fleming: “Si vive solo due volte: una volta quando si nasce e una volta quando si guarda la morte in faccia”.
Descrizione scientifica dell’esperienza pre-morte
Giunzione temporo-parietale
Anche se, purtroppo, la letteratura scientifica in merito è veramente scarsa, esistono alcune teorie che possono essere considerate speculative, ma sono stati effettuati troppi pochi studi empirici. Alcuni dati hanno indicato che sia gli aspetti visivo-spaziali (vedere luci, colori, immagini) che quelli vestibolari (la sensazione di sollevarsi dal suolo) possono essere legati ad un disturbo della funzione corticale.
Infatti, è noto che una stimolazione della corteccia cerebrale, tra il lobo parietale e l’occipitale, può produrre allucinazioni percettive e flashback della memoria. Inoltre, studi di neuroimaging hanno dimostrato che le esperienze extracorporee derivano da una carente integrazione multisensoriale a livello della giunzione temporo-parietale.
Tutto questo significa che, venendo a mancare l’integrazione dei diversi sensi (vista, udito, propriocezione ecc.), è possibile sperimentare allucinazioni.
La giunzione temporo-parietale è un’area del cervello dove si incontrano i lobi temporale e parietale e che possiede tantissime funzioni: è fondamentale per l’empatia, per la percezione dell’ambiente che ci circonda; è coinvolta nell’amnesia, nell’Alzhemier, nella sindrome di Down, nella schizofrenia. Inoltre, è fondamentale per integrare tra loro le diverse informazioni che provengono dall’ambiente.
Riceviamo continuamente dall’esterno informazioni legate alla distinzione del nostro corpo, grazie alle quali riusciamo a capire dove questo inizia e finisce e a mantenere l’equilibrio. Quindi, se è presente una lesione a livello di quest’area o se si assiste ad una sua ridotta funzione, avremo la sensazione che il nostro sé si trovi al di fuori del nostro corpo fisico, proprio come avviene in una esperienza pre-morte.
Sistema limbico
Sono stati anche proposti modelli neuroanatomici, in cui è stato ipotizzato il ruolo del sistema limbico, un insieme di strutture site nella parte più profonda del cervello ed evolutivamente antiche.
È la sede delle emozioni, della memoria a lungo termine, dell’apprendimento, dell’attenzione, dell’olfatto e ha tantissime altre funzioni. Probabilmente durante le esperienze pre-morte sono richiamati alla mente bei ricordi, le cui informazioni sono situate proprio in questa struttura. Quindi è plausibile che un’attivazione di quest’area possa permettere di rivivere alcuni bei momenti della nostra vita, evento che spesso accompagna l’esperienza pre-morte.
Questi bei ricordi avranno un ruolo di “protezione”, permettendo al nostro organismo di resistere ad una condizione di stress.
Studi neurochimici
Altri studi, di tipo neurochimico, hanno spiegato che queste esperienze possono essere legate all’uso di farmaci durante la rianimazione o l’anestesia, come la ketamina; o da sostanze chimiche rilasciate dal sistema nervoso in condizioni di stress, come le endorfine e le encefaline.
Le endorfine sono sostanze chimiche rilasciate dal nostro organismo per inibire la sensazione dolorifica. Il loro ruolo, quindi, sarà quello di impedire la percezione del dolore quando il nostro organismo è sottoposto ad uno stress. Le encefaline sono neurotrasmettitori della famiglia delle endorfine, per cui anch’esse sono prodotte a livello cerebrale e sono coinvolte nella regolazione della sensazione dolorifica.
La ketamina, invece, è un farmaco anestetico ma che in realtà è usato anche a scopo stupefacente per via dei suoi effetti allucinogeni e dissociativi. Per cui è proprio la ketamina che potrebbe essere alla base del meccanismo che induce le esperienze pre-morte, determinando l’insorgenza di allucinazioni dissociative. Come la ketamina anche le endorfine e le encefaline sembrerebbero avere un ruolo allucinogeno, ma sono in corso molti studi per confermare il loro ruolo.
Ipossia cerebrale
Anche l’ipossia cerebrale (il ridotto apporto di ossigeno al cervello) potrebbe indurre allucinazioni e, quindi, causare l’esperienza pre-morte.
Infatti, sono state riportate esperienze simili a quelle pre-morte dai piloti di caccia. Essi sperimentano un’accelerazione molto rapida, che si traduce in un ridotto afflusso di sangue al cervello. Questi piloti sperimentano esperienze che coinvolgono visione a tunnel e luci intense, sensazioni fluttuanti, esperienze extracorporee, paralisi, sogni vividi di luoghi belli e persone care.
Tuttavia, i sintomi primari indotti dall’ipossia sono: scatti ritmici degli arti, memoria degli eventi appena precedenti l’inizio dello stato d’incoscienza compromessa, formicolio all’estremità… tutti sintomi che non si osservano nell’esperienza pre-morte.
Riflessione Personale dell’Autore
Il concetto di esperienza pre-morte potrebbe spaventare, perché potrebbe farci sorgere un bel punto interrogativo: “Cosa c’è dopo la morte?”.
Una domanda che l’uomo si è posto da sempre, attanagliato nella sua psiche freudiana e contorto nelle membra del es. Spesso però, per la paura della morte, non siamo in grado di vivere la vita. Per cui smembrati da ciò che potrebbe figurare l’esperienza pre-morte, chiniamoci a raccogliere il fiore della vita e respiriamo a pieni polmoni il mondo, finché resteremo con i piedi per terra.
“La morte non è la più grande perdita nella vita. La più grande perdita è ciò che muore dentro di noi mentre stiamo vivendo.” (Norman Cousins)
FONTI
https://www.resuscitationjournal.com/article/S0300-9572%2814%2900739-4/pdf
“Musicofilia” di Oliver Sacks
“The Neurology of Consciousness” Steven Laureys and Giulio Tononi
https://infoscience.epfl.ch/record/154867
Sono Tommaso Magnifico, studente di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Bari e Socio Mensa (The high IQ society).
Scrivo articoli specialmente riguardati la medicina in tutte le sue sfaccettature: dal pronto intervento alla psicologia.
Potere alla scienza!!!