Le donne sono più emotive degli uomini, è vero?
I veri uomini non piangono. Il distacco dalle emozioni è prerogativa della mascolinità. Abbandonato lo stereotipo del maschio figo alla James Bond, ora è il tempo del maschio un po’ sfigato, ma comunque senza emozioni. Pensiamo a Dr. House o a Sheldon Cooper (il fisico teorico di “The Big Bang Theory”): uomini che fanno del cinismo e della misantropia le loro peculiarità. Essere razionali e non farsi trasportare dalle emozioni è sinonimo di superiorità intellettiva e – diciamocelo – è anche ciò che li rende così divertenti.
L’emotività invece è femmina. Un concetto che, per molti, ha basi biologiche, piuttosto che culturali. Le donne sono più complicate, irrazionali, a volte addirittura isteriche. Ma, tralasciando innumerevoli stereotipi, le donne sono davvero più emotive rispetto agli uomini?
Cosa sono le emozioni?
Nonostante tutti (uomini e donne) provino emozioni, non è semplice darne una definizione. In psicologia, l’emozione viene definita come uno stato mentale e fisiologico, determinato da stimoli interni ed esterni. Anche la filosofia ha cercato di affrontare l’annoso problema delle emozioni. Nell’antica Grecia, si tendeva a distinguere la ragione dalle emozioni, affermando la superiorità della prima sulle seconde. Platone, ad esempio, sosteneva che le emozioni fossero ostili e che la ragione dovesse mantenere il dominio sull’emotività. La contrapposizione tra ragione e sentimento fu poi ripresa anche da Cartesio, il quale suddivise la res extensa (la realtà fisica) dalla res cogitans (la realtà psichica). Cartesio, però, fu il primo a risolvere questo dualismo, sostenendo che, negli uomini, esiste una comunicazione tra l’anima e il corpo. Questa interazione era possibile, secondo Cartesio, attraverso una regione fisica del cervello, chiamata ghiandola pineale, oggi conosciuta come epifisi.
Fattori esterni, quindi, provocano emozioni e queste hanno una conseguenza fisiologica sul nostro corpo. A chi la morte di Mufasa ne “Il re leone” non fa scendere la lacrimuccia? Tuttavia, gli esseri umani si contraddistinguono per la capacità di modulare la risposta alle emozioni. Questa abilità è definita dallo psicologo Daniel Goleman come “intelligenza emotiva” e rappresenta la facoltà di controllare i sentimenti propri e di riconoscere quelli degli altri, determinando i propri pensieri e le proprie azioni. Qual è la differenza tra uomini e donne, quando si parla di intelligenza emotiva? Un’analisi, effettuata sull’espressione emotiva in entrambi i sessi, ha rilevato che le donne mostrano più empatia e fiducia negli altri, mentre gli uomini sono più sicuri di loro stessi. Goleman sottolinea, però, che, in termini di intelligenza emotiva complessiva, non esistono differenze di genere [1].
La scienza delle emozioni
Nel 1872, Charles Darwin pubblicò il libro “The expression of emotions in man and animals”, nel quale si confrontano le espressioni facciali e il linguaggio del corpo degli animali con quello dei bambini. Darwin apprese un concetto, poi ribadito dallo psicologo Paul Ekman: le emozioni di base, come la felicità, la paura, il disgusto e la tristezza, sono comuni a diverse specie animali (incluso l’uomo) e senza distinzioni di genere [2].
Dalla ghiandola pineale di Cartesio, la neurobiologia ha fatto eccezionali passi avanti e le emozioni sono state associate con l’attivazione di specifiche aree del cervello. In particolare, due regioni cerebrali collaborano nella modulazione delle emozioni: la corteccia prefrontale, che regola le funzioni cognitive (la nostra parte razionale), e le strutture subcorticali che formano il sistema limbico (il cervello emotivo).
Oltre che dal cervello, le emozioni sono elaborate anche da strutture esterne all’encefalo, in particolare dal sistema nervoso autonomo (SNA). Il SNA è l’insieme di fibre nervose che controllano organi interni e ghiandole e gestisce le funzioni involontarie del nostro organismo. Fanno parte del SNA il sistema nervoso simpatico e il sistema nervoso parasimpatico. Il primo controlla gli stati di emergenza ed è dominato dalla funzione regolatrice dell’adrenalina, un neurotrasmettitore che aumenta la frequenza cardiaca e la contrazione muscolare. Il sistema nervoso parasimpatico, invece, controlla le cosiddette funzioni viscerali, come la secrezione salivare o la diminuzione della pressione sanguigna.
Uomini vs donne: una questione ormonale
La connessione tra mente e corpo è governata da un’intricata rete neurale, che comunica attraverso stimoli nervosi e molecole biologiche. La psicofarmacologia ha riconosciuto più di 50 molecole che sono la chiave delle emozioni. La maggior parte di queste biomolecole sono le stesse sia negli uomini che nelle donne.
Ma una diversità biologica tra uomini e donne esiste, inutile negarla. Una differenza sostanziale tra i due generi risiede nella produzione degli ormoni sessuali, che influiscono sulle funzioni emotive e le risposte socio-comportamentali. Gli ormoni femminili seguono, per natura, un andamento ciclico, che regola la fertilità. Gli estrogeni sono ormoni sessuali femminili prodotti dai follicoli ovarici ed hanno un alto potere antidepressivo, in quanto aumentano la produzione di serotonina, l’ormone del buon umore. Il progesterone è sintetizzato nelle ovaie ed ha effetti sedativi ed ansiolitici. La diminuzione drastica di estrogeni e progesterone, nel periodo che precede le mestruazioni, determina un’alterazione degli stati d’animo nella donna, con una marcata irritabilità e destabilizzazione emotiva. Questa alterazione ormonale, in combinazione con le modificazioni fisiologiche che precedono le mestruazioni, prende il nome di sindrome premestruale. Pertanto, possiamo senza dubbio affermare che le donne sono influenzate fisicamente ed emotivamente dagli ormoni.
Cosa succede agli uomini?
Il più importante ormone maschile è il testosterone, uno steroide prodotto dalle cellule di Leydig, nel testicolo. Un uomo produce, in media, tra i 3mg e i 7mg di testosterone al giorno. Ma qual è l’impatto di questo ormone sulle emozioni? Il testosterone lega i recettori per gli androgeni, situati nell’amigdala e nell’ipotalamo, ed è responsabile dell’alterazione dell’attività emotiva. In uno studio condotto in Germania, uomini con una maggiore concentrazione di testosterone nei bulbi capilliferi hanno dimostrato un’aumentata sensibilità in risposta alla visione di immagini emotivamente forti [3]. Un altro studio ha dimostrato che alti livelli di testosterone sono associati con un diminuita attività della corteccia prefrontale ed un aumento della funzionalità dell’amigdala [4]. Questi esperimenti confermano che il testosterone diminuisce il controllo cognitivo/razionale, a favore della sfera emotiva guidata dall’istinto. Meno razionali e più impulsivi, quindi. Questo spiega, forse, le reazioni esagerate quando la squadra del cuore prende un goal al novantesimo minuto.
Anche la scienza può essere retrograda
In un recente articolo pubblicato nella rivista Neuroscience, si sottolinea come la maggioranza degli studi di neuroendocrinologia sia condotta in animali di sesso maschile, basandosi sul concetto erroneo che, nelle femmine, i dati sarebbero “danneggiati” dall’influenza degli ormoni. L’autrice evidenzia come, anche in campo scientifico, ci siano ancora influenze culturali ed impliciti stereotipi, che dipingono il genere femminile come schiavo degli ormoni, trascurando che anche gli uomini ne sono dotati. E visto che la ricerca ha molto spesso ripercussioni sulla clinica, c’è un disequilibrio di genere a favore degli uomini, nello studio di malattie neurologiche e dei potenziali approcci terapeutici. Cosa si può fare? Un passo avanti nella ricerca scientifica è quello di includere esperimenti con modelli animali di entrambi i sessi e di verificare se i dati dello studio che si sta effettuando possano essere influenzati dal genere [5].
In conclusione, uomini e donne sono entrambi in grado di provare, processare e rispondere alle emozioni. L’idea di uomo imperturbabile e distaccato è un retaggio culturale e può essere modificato, a favore di una distinzione di espressione e gestione delle emozioni nei due generi. Se è vero che le donne sono spesso criticate per le loro intense risposte emotive, gli uomini sono altrettanto soggetti a giudizio se mostrano una spiccata sensibilità. Ciò conferma che oggi, come nell’antica Grecia, esiste ancora la convinzione che la razionalità sia superiore all’emotività invece di considerarle entrambe parti del nostro essere.
Fonti
- Perloff, R. Daniel Goleman’s Emotional intelligence: Why it can matter more than IQ. Psychol. J. (1997) doi:10.1037/h0095822.
- Adolphs, R. Emotion. Current Biology (2010) doi:10.1016/j.cub.2010.05.046.
- Klein, S. et al. Increased neural reactivity to emotional pictures in men with high hair testosterone concentrations. Soc. Cogn. Affect. Neurosci. (2019) doi:10.1093/scan/nsz067.
- Volman, I., Toni, I., Verhagen, L. & Roelofs, K. Endogenous testosterone modulates prefrontal-amygdala connectivity during social emotional behavior. Cereb. Cortex (2011) doi:10.1093/cercor/bhr001.
- Shansky, R. M. Are hormones a “female problem” for animal research? Science (80-. ). (2019) doi:10.1126/science.aaw7570.
Scienziata italiana, ricercatrice nel Regno Unito.
Impiego sempre troppo tempo a spiegare che, pur essendo un dottore, non sono un medico. Mi occupo di ricerca sul cancro, immunoterapia e cerco di capire come funziona lo stress nel corpo umano.