COVID-19, isolamento sociale e psicofisiologia

La pandemia di coronavirus (covid-19) ha avuto effetti devastanti per la salute, per l’attività economica e per le relazioni sociali.

Dopo l’attuazione di misure di contenimento del virus, si è ridotta drasticamente la possibilità di socializzazione. Questa nuova realtà ci ha costretti a stare in casa per un lungo periodo di tempo e fare a meno di abitudini che abbiamo sempre dato per scontato: andare al bar per un caffè, girare per negozi o anche soltanto condividere un pasto con amici o familiari.

Il distanziamento sociale è indispensabile per il contenimento del virus SARS-Cov2.

Mi sono chiesta se questo nuovo assetto sociale, per molti aspetti simile ad un isolamento, abbia degli effetti a livello neurobiologico e, dopo alcune ricerche, questo è quello che ho trovato.

L’impatto sociale del COVID-19

Avete mai pensato che, ad un certo punto della vostra vita, qualcuno potesse vietarvi di abbracciare un’altra persona? O di uscire di casa? Se avessimo pensato ad una cosa del genere un anno fa, avremmo gridato allo scandalo e fatto subito riferimento ai nostri diritti.

È pur vero che un anno fa ci mancava il contesto. Ora, nel contesto di una pandemia, queste privazioni, seppur difficili, non ci appaiono più così assurde.

Chiunque dotato di senso civico sa che rispettare il distanziamento sociale è indispensabile per ridurre la diffusione del virus ed è importantissimo che tutti si adeguino alle norme e alle direttive governative per cercare di migliorare la situazione.

Facile? No, assolutamente.

Ripetiamo fino allo stremo che siamo tutti nella stessa situazione. Niente uscite, mesi senza vedere le persone care, feste e matrimoni annullati e chi più ne ha più ne metta. È, però, evidente che, in seguito alle restrizioni sociali, abbiamo tutti un senso di frustrazione e stress.

Stress da isolamento sociale

L’isolamento sociale e il senso di solitudine sono stati cognitivi che ci affliggono a livello psicologico e che sono stati riconosciuti come fattori stressanti sia negli animali che nell’uomo.

L’isolamento sociale concorre ad aumentare il senso di stress e frustrazione.

È possibile riscontrare degli effetti biologici e fisiologici dovuti allo stress da isolamento sociale.

Studi sui ratti hanno dimostrato che l’isolamento sociale aumenta il comportamento ansiogeno. Ratti tenuti in isolamento sociale per 6 settimane si mostrano più diffidenti, non esplorano l’ambiente circostante e hanno una ridotta capacità locomotrice (McCool and Chappell, 2009; Chappell et al., 2013).

Altri studi su topi, tenuti in isolamento per un mese, hanno dimostrato degli effetti neurologici, con alterazione del rilascio di neurotrasmettitori, come la dopamina, la serotonina e il glutammato, nel cervello degli animali. Lo stress da isolamento sociale ha avuto anche effetti sulla struttura della corteccia dorsolaterale, che regola, tra le altre cose, il comportamento e l’attenzione, e la corteccia orbitale frontale, implicata nella conduzione dei rapporti sociali (Liu et al., 2016).

Effetti neurobiologici

L’ipotesi, supportata dai dati sugli animali, suggerisce che l’isolamento sociale produce dei cambiamenti nell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (Hypothalamic-Pituitary-Adrenergic axis, HPA), il coordinatore dei sistemi di risposta endocrina allo stress.

Nel sistema nervoso centrale, le componenti ipotalamiche endocrine sono responsabili della produzione di ormoni come l’ossitocina e la vasopressina, implicati nella regolazione dei nostri comportamenti sociali. Questi ormoni regolano il modo in cui instauriamo i legami sociali e, addirittura, producono una sensazione di piacere in risposta al contatto fisico.

L’ipotalamo produce anche il fattore di rilascio della corticotropina (CRF). Questo ormone stimola l’ipofisi (o ghiandola pituitaria) a rilasciare un altro ormone, chiamato ormone adrenocorticotropo (ACTH) che va, a sua volta, a stimolare la corteccia surrenale. Il prodotto finale di questa lunga e complessa risposta è il cortisolo, noto come “ormone dello stress”.

Riassunto schematico dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene.

Isolamento sociale e cortisolo

In uno studio nel 1984, soggetti in isolamento sociale, o che soffrivano di solitudine, presentarono elevati livelli di cortisolo nelle urine rispetto a pazienti che avevano avuto più supporto sociale (Kiecolt-Glaser et al., 1984). Altri studi hanno riportato che le persone che soffrono di solitudine hanno elevati livelli di cortisolo nel circolo sanguigno (Doane & Adam, 2010; Matias, Nicolson, & Freire, 2011).

Questi dati potrebbero, però, essere poco indicativi per due ragioni: per prima cosa, la percezione di solitudine è individuale (ci si può sentire soli anche se si è circondati da persone); secondo, i livelli di cortisolo variano fortemente nel corso della giornata (i livelli di cortisolo alle 8 del mattino sono completamente diversi da quelli alle 8 della sera). Quest’ultimo punto è cruciale e, per una valutazione corretta, si necessitano campioni estremamente accurati.

È interessante notare che, se i livelli di cortisolo nel sangue restano alti per un lungo periodo di tempo, hanno effetti negativi sulla salute mentale e fisica. Questa condizione, nota come ipercortisolismo, produce anche danni al cervello e al sistema neuroendocrino.

Conseguenze dell’isolamento sociale

La risposta emotiva all’isolamento sociale è, quindi, del tutto normale e scaturisce dall’aumento dei livelli degli ormoni dello stress (come il cortisolo) e dall’alterazione della produzione degli ormoni che regolano i rapporti sociali (ossitocina e vasopressina).

Sentirsi agitati, irritabili e ansiosi è una risposta del nostro organismo all’isolamento sociale; un modo per dirci che quello che stiamo vivendo non rientra nella normalità. Le percezioni emotive negative e lo stato di stress si acuiscono, considerando l’incertezza di questo periodo e il fatto che molte persone hanno riscontrato gli effetti della pandemia, in modo diretto o indiretto.

La soluzione, purtroppo, non c’è. Bisogna soltanto tenere duro e, in caso di necessità, chiedere aiuto ad un professionista del settore che sarà in grado di assisterci al meglio.

Fonti:

  • Faiza Mumtaz, Muhammad Imran Khan, Muhammad Zubair, Ahmad Reza Dehpour – Neurobiology and consequences of social isolation stress in animal model—A comprehensive review, Biomedicine & Pharmacotherapy, 2018.
  • Butler TR, Ariwodola OJ, Weiner JL. The impact of social isolation on HPA axis function, anxiety-like behaviors, and ethanol drinking. Front Integr Neurosci. 2014;7:102. Published 2014 Jan 2. doi:10.3389/fnint.2013.00102.
  • Ben J Smith, Michelle H Lim – How the COVID-19 pandemic is focusing attention on loneliness and social isolation, Published 30 June 2020. https://doi.org/10.17061/phrp3022008.
    Daniel M. Campagne – Stress and perceived social isolation (loneliness), Archives of Gerontology and Geriatrics, 2019.

Marta

Scienziata italiana, ricercatrice nel Regno Unito. Impiego sempre troppo tempo a spiegare che, pur essendo un dottore, non sono un medico. Mi occupo di ricerca sul cancro, immunoterapia e cerco di capire come funziona lo stress nel corpo umano.

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