Caffè: macchiato, al vetro o supercritico?
Non so come la prenderebbe il vostro barista di fiducia se, invece di ordinare un caffè decaffeinato, ne chiedeste uno “supercritico”.
Eppure la caffeina ha qualcosa a che fare con i fluidi supercritici.
Ma andiamo con ordine.
Che cavolo è un fluido supercritico?
Molto banalmente, un fluido posto in condizioni di temperatura superiore alla sua temperatura critica e pressione superiore alla sua pressione critica, si trova in uno stato, definito “supercritico”.
Detta così, con tutti questi “supercritico” di qua e “supercritico” di là, viene da pensare a qualche evoluzione dei super saiyan.
Con un’aura potentissima.
In effetti, le transizioni di fase giocano un ruolo chiave.
Per semplificare
Una sostanza posta contemporaneamente a valori molto elevati di temperatura e di pressione raggiunge il cosiddetto “punto critico” (ci risiamo) ed esiste come miscela bifase liquido/vapore.
Se superiamo la coppia di tali valori otteniamo il nostro affascinante fluido supercritico.
E quali sono le sue particolarità? Innanzitutto è uno stato ibrido della materia: a pressioni elevate gli atomi sono così vicini come se fossero in fase liquida e, contemporaneamente, le alte temperature conferiscono agli atomi un’energia cinetica tale da vincere le forze di attrazione e comportarsi come un gas.
Tra le tante caratteristiche di questo particolare stato della materia (alta densità e bassa comprimibilità tipica dei liquidi aggiunta all’elevata diffusività e bassa viscosità tipica dei gas) ce n’è una molto interessante dal punto di vista industriale: quella di essere degli ottimi solventi che, in parole povere, sciolgono alcune sostanze.
Uno dei fluidi supercritici largamente utilizzati è il diossido di carbonio (anidride carbonica): alla temperatura di 31°C e alla pressione di 74 atm si trasforma in super saiy… ehm… in fluido supercritico.
In queste condizioni la CO2 è in grado di estrarre la caffeina dai chicchi di caffè, con un procedimento relativamente semplice.
In una colonna di estrazione sono inseriti i chicchi di caffè (precedentemente umidificati per favorire l’estrazione della caffeina) e dal basso viene insufflata l’anidride carbonica supercritica.
A questo punto si estrae la caffeina, che passa nella CO2 e, insieme a quest’ultima, si allontana da un’apertura laterale che la congiunge ad una colonna di purificazione: qui, tramite acqua, la caffeina viene separata dal diossido di carbonio, che può ritornare in circolo e continuare a estrarre caffeina nella colonna di estrazione, e viene raccolta per altri usi (ad esempio nelle bevande gassate).
I chicchi rimanenti sono, quindi ,privi di caffeina e pronti a fornirvi del delizioso, per i non caffeinomani tradizionalisti, caffè decaffeinato!
La CO2 supercritica estrae anche olii, fragranze, essenze (tipo quella di luppolo), tè, eccetera.
Non rilascia sostanze residue tossiche, ha limitati costi di produzione ed è riutilizzabile, minimizzando quindi i consumi.
E voi? siete più per i distillati di caffeina per riuscire a svegliarvi a bomba in questi tempi di quarantena, o avete riscoperto il piacere del deca?
FONTI:
http://www.mater.it/sibsac/index.php?option=com_content&view=article&id=6&Itemid=115
https://biologiawiki.it/wiki/fluido-supercritico/
https://it.wikipedia.org/wiki/Stato_supercritico
https://www.focus.it/scienza/salute/come-si-fa-la-decaffeinizzazione
https://www.avantech.it/tools/processo/
PHOTO CREDITS: http://www.supercritico.it/p/blog-page.html
Fin da bambino le mie più grandi passioni sono la natura e i libri: ho fuso le due cose nella divulgazione scientifica e dal 2018 faccio parte del Team di MissioneScienza.
Sono un Perito Agrario iscritto al CdL in Scienze Agrarie all’Università degli Studi di Udine e mi piacerebbe specializzarmi in Agricoltura di Precisione.
Mentre completo gli studi, lavoro come Insegnante Tecnico-Pratico in una scuola superiore in provincia di Pordenone. Insomma, la divulgazione è parte integrante della mia vita!