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Bellezza ed endometriosi: lo studio e lo scandalo

Un aspetto fisico non convenzionale è bastato ad Armine Harutyunyan, modella di origini armene che ha posato per Gucci, per scatenare una pioggia di commenti riguardanti l’idea di bellezza.

Armine Harutyunyan è una modella di 23 anni. Il suo aspetto non convenzionale ha attirato l’attenzione del web. Un caso virale che ha innescato una vera e propria diatriba social sull’idea di bellezza.

Ebbene, la ricerca scientifica non è immune da stereotipi sulla bellezza fisica e, come prevedibile, nemmeno da numerose critiche.

Un articolo scientifico, intitolato Attractiveness of women with rectovaginal endometriosis: a case-control study, ha creato grande scalpore nella comunità scientifica. Il motivo? Si mette in correlazione la bellezza estetica delle donne con la probabilità di soffrire di endometriosi

È giusto valutare la bellezza fisica delle donne in modo scientifico? In aggiunta, è idoneo correlare la bellezza con la probabilità di avere una malattia? Andiamo con ordine e vediamo cosa è successo.

Il caso

Nel 2013, uno studio (https://www.fertstert.org/article/S0015-0282(12)02127-9/fulltext#%20), condotto all’Istituto “Luigi Mangiagalli” dell’università di Milano, ha valutato il grado di bellezza delle donne con endometriosi rettovaginale. La pura avvenenza estetica delle donne con endometriosi è stata paragonata con quella delle donne sane. Inutile dire che le critiche sono arrivate da parte di numerosi studiosi. 

In prima linea, la dottoressa Jennifer Gunter, una ginecologa americana che ha fatto notare come fosse “osceno” (queste le sue parole) che dottori e scienziati abbiano valutato il livello di avvenenza delle pazienti. 

Nel blog della dottoressa si legge il suo duro attacco: le donne sono state “giudicate” (e qui si cita direttamente l’articolo) da un gruppo di medici che ha preso in considerazione il loro indice di massa corporea, la grandezza del loro seno e l’età del primo rapporto sessuale.

La dottoressa Gunter sbotta nel suo blog dicendo che, se le avessero chiesto di partecipare a questo studio, avrebbe risposto con un sonoro “Vaffa…”. 

Lo studio

Nel suddetto studio, donne nullipare (che non hanno mai partorito) sono state valutate, per la loro avvenenza, da 4 osservatori indipendenti di sesso maschile e femminile.

31 donne (su un totale di 100) che soffrono di endometriosi vaginale sono state giudicate “attraenti” o “molto attraenti”, mentre soltanto 9 donne (su 100) senza endometriosi, sono risultate “attraenti”.

In aggiunta, le donne con endometriosi presentano anche una silhouette più snella, un seno più abbondante e un più precoce coitarca (il primo rapporto sessuale).

Cos’è l’endometriosi?

Endometrio è il nome della mucosa che, di norma, riveste la cavità dell’utero. Se l’endometrio è presente in zone diverse (dette zone ectopiche) come, ad esempio, le ovaie, le tube, la vagina o l’intestino, si parla di endometriosi

Questa malattia causa un forte dolore durante le mestruazioni e, a volte, anche durante i rapporti sessuali, la minzione o la defecazione. Inoltre, 30-40% dei casi, l’endometriosi è anche causa di infertilità. Conseguentemente, ha un grande impatto sulla qualità della vita delle pazienti, causando spesso fenomeni depressivi.

L’endometriosi è una malattia caratterizzata dalla presenza di endometrio in sedi ectopiche, come le tube, la vagina o l’intestino.

Lo scopo della ricerca

Ora, verrà forse da chiedervi, ma che ce frega a noi di quanto sono attraenti le donne con l’endometriosi? (Eh, infatti…).

Secondo gli autori, la correlazione tra le caratteristiche fisiche e lo sviluppo della patologia è basata su un’associazione tra genotipo (ciò che è scritto nel nostro DNA) e fenotipo (le caratteristiche morfologiche e funzionali del nostro organismo). In sostanza, ci stanno dicendo che esiste un’associazione tra determinate caratteristiche fisiche e la probabilità di soffrire di endometriosi. 

Nell’ articolo, la bellezza assume un significato biologico ed è interpretato in termini di selezione sessuale associata con un presunto svantaggio sulla salute. Infatti, sempre secondo gli autori: “I soggetti più attraenti hanno più probabilità di essere selezionati da potenziali compagni, in quanto sono identificati come portatori del miglior insieme di geni”. 

Si conclude affermando che le caratteristiche fisiche delle donne con endometriosi rettovaginale possono essere indicative di caratteristiche genetiche associate con la malattia.

Limitazioni scientifiche

Ignorando completamente l’aspetto etico dello studio, rimangono, comunque, grossi dubbi riguardo i risultati e lo scopo della ricerca in questione.

Gli stessi autori sottolineano che esistono comprovate caratteristiche genetiche associate con lo sviluppo dell’endometriosi. Il bell’aspetto delle pazienti non aggiunge, quindi, un notevole beneficio alla diagnosi dell’endometriosi rettovaginale.

Il fatto che una donna sia avvenente dà informazioni utili riguardo la possibilità che possa soffrire di endometriosi? No.

Si porta poi come esempio il significato biologico di bellezza, sostenendo che essere esteticamente piacevoli sia un vantaggio sia per la selezione da parte del partner sessuale, sia per tramandare un corredo genetico sano. Tuttavia, i risultati dello studio non sono in linea con questa ipotesi. Infatti, se è vero che le donne più avvenenti sono quelle che soffrono di endometriosi, saranno potenzialmente anche quelle che procreano più facilmente e, di conseguenza, continuano a trasmettere le caratteristiche genetiche della patologia.

Limitazioni epidemiologiche

L’articolo incriminato è basato su un case-control study. Che significa? 

Gli studi di questo tipo sono spesso usati per identificare fattori che possono contribuire ad una patologia o condizione medica. Negli studi “case-control” si mettono in comparazione due gruppi di pazienti: in uno, definito “controllo”, ci sono pazienti sani; nell’altro, detto “caso”, i pazienti presentano, invece, la patologia.

I fattori ipotizzati come determinanti per quella patologia vengono analizzati sulla base di quanto essi sono frequenti nel gruppo “caso” rispetto al gruppo “controllo”.

È importante sottolineare che gli studi “case-control” producono dati in cui si crea un’associazione potenziale tra uno, o più fattori, e la condizione medica. Infatti, uno studio case-control non determina con certezza che un fattore sia sempre presente in pazienti affetti da quella specifica patologia. 

Nel nostro esempio, quindi, si crea un potenziale nesso tra la bellezza delle donne e la possibilità che esse siano affette da endometriosi rettovaginale. Tuttavia, lo studio non afferma con certezza che esiste una relazione di causa-effetto.

La pubblicazione e la richiesta di ritiro

Nonostante tutto, l’articolo scientifico è stato pubblicato sulla rivista “peer reviewed” Fertility and Sterility, ma che vuol dire peer reviewed?

Nell’ambito della ricerca scientifica, prima della pubblicazione di articoli, è necessaria una valutazione del contenuto della ricerca. Questo processo è chiamato “revisione dei pari”, in inglese “peer review”. La procedura vede la selezione di articoli basati su progetti di ricerca da parte di membri della comunità scientifica. La ricerca viene valutata da specialisti del settore (pari, o allo stesso livello degli autori) che ne verificano l’idoneità alla pubblicazione. Il processo di valutazione include una lunga lista di criteri scientifici che la ricerca deve soddisfare controllando, inoltre, che i dati non siano contraffatti, che non ci siano plagi, truffe, errori, distorsioni o conflitti di interesse.

La peer review è, in sostanza, una garanzia che la ricerca pubblicata sia conforme alle norme della comunità scientifica. Tuttavia, molti articoli pubblicati tramite peer review vengono ritratti, perché?

Le motivazioni sono molteplici e spesso riguardano imprecisioni scientifiche (sbagliare è umano, anche per gli scienziati!). 

Nel caso dell’articolo sull’endometriosi, invece, gli autori hanno richiesto all’editore della rivista di ritrarre il proprio articolo sulla base di una scelta etica più che scientifica. Infatti, gli autori scrivono di come il loro studio abbia causato sofferenza e si scusano per il grande scontento che la loro pubblicazione ha generato.

La richiesta, da parte degli autori, di ritirare l’articolo. Nella loro nota si legge che, pur avendo condotto la ricerca in buona fede, essa è stata male interpretata.

Etica nella scienza

Il caso di questo articolo fa sorgere un importante dubbio: è giusto, in ambito scientifico, avere delle remore riguardo la sensibilità personale? 

Possiamo ormai affermare con certezza che il la “scienza senza morale” abbia fatto il suo tempo. Sebbene la scienza (e gli scienziati) non siano responsabili delle applicazioni o delle conseguenze etiche delle loro ricerche, è essenziale che il fattore umano sia preso in considerazione. 

In un mondo sempre più attento al “body shaming”, la “valutazione scientifica” della bellezza è un concetto che suona così strano da farci storcere il naso. 

Quello che si conclude è che, in questo studio, non solo le donne sono state trattate con poco rispetto personale, ma, di fatto, la ricerca non ha contribuito ad ampliare la conoscenza scientifica del settore. 

 

Fonti:

Paolo Vercellini, M.D.Attractiveness of women with rectovaginal endometriosis: a case-control study. Fertility and Sterility. September 17,2012 DOI:https://doi.org/10.1016/j.fertnstert.2012.08.039

 

https://drjengunter.com/2012/09/20/a-study-rating-female-attractiveness-the-journal-fertility-and-sterility-publishes-misogyny/

 

http://www.salute.gov.it/portale/donna/dettaglioContenutiDonna.jsp?lingua=italiano&id=4487&area=Salute%20donna&menu=patologie

 

https://www.fertstertdialog.com/posts/8288-attractiveness-of-women-with-rectovaginal-endometriosis-a-case-control-study

 

Marta

Scienziata italiana, ricercatrice nel Regno Unito. Impiego sempre troppo tempo a spiegare che, pur essendo un dottore, non sono un medico. Mi occupo di ricerca sul cancro, immunoterapia e cerco di capire come funziona lo stress nel corpo umano.

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