Allucinogeni: come funzionano?

Funghi, composti chimici e, addirittura, tecniche di meditazione possono causare allucinazioni.

Recenti ricerche scientifiche hanno mostrato cosa succede nel cervello durante i trip allucinogeni e in che modo si può aprire la porta a esperienze che vanno oltre la nostra coscienza.

Cosa sono gli allucinogeni?

Gli allucinogeni, come la psilocibina, la DMT (dimetiltriptamina) o l’LSD (dietilamide dell’acido lisergico), sono composti organici noti con il nome di triptamine.  Le triptamine sono alcaloidi  costituiti da un anello indolico, strutturalmente simili all’amminoacido triptofano. Una triptamina, la serotonina, si trova naturalmente nel nostro cervello dove è prodotta da neuroni serotoninergici e svolge numerose fuznioni biologiche.

La struttura chimica delle triptamine è caratterizzata dall’indolo, un composto eterociclico aromatico, con un anello benzenico e uno pirrolico condensati.

 

Le triptamine hanno alta affinità per un recettore presente nel nostro cervello chiamato 5-HT2A. Questo recettore lega, di norma, la serotonina prodotta dal nostro organismo. Grazie alla loro simile struttura chimica, gli allucinogeni si legano al recettore per la serotonina per un periodo di tempo molto più lungo e provocando effetti molto diversi.

Quando gli allucinogeni si legano al recettore 5-HT2A, si innesca una cascata molecolare che causa una diminuzione delle connessioni tra le regioni del default mode network. Ciò fa provare al soggetto un’esperienza che prende il nome di “dissoluzione dell’io” in cui si ha una perdita temporanea dell’identità personale e soggettiva.

Ma andiamo con ordine.

Cos’è il default mode network?

È una rete cerebrale è costituita da diverse regioni del cervello che interagiscono tra di loro in modo efficace per creare associazioni. Le funzioni di questo network sono disparate e sono alla base della percezione di sè stessi e degli altri.

Il default mode network è implicato anche nella rievocazione di esperienze passate che plasmano, attraverso le nostre capacità di ragionamento e le abilità di riflessione personale, le nostre azioni presenti e la pianificazione del futuro. Immaginiamo, quindi, che questa rete neurale riceve informazioni dalla nostra esperienza passata, le filtra e crea quella che chiamiamo la nostra coscienza, il nostro “io” come individuo.

Le regioni che creano il default mode network comprendono la corteccia cingolata posteriore e anteriore, la corteccia prefrontale e il lobo temporale.

Il trip: la dissoluzione dell’io

Quello che accade, durante un trip allucinogeno, è la diminuzione delle connessioni del default mode network che portano a una alterazione della coscienza e di sé stesso come soggetto individuale. Ciò è descritto da chi fa uso di sostanze allucinogene come un’esperienza in un cui si sentono più connessi con gli altri, con l’ambiente che li circonda e con la natura.

La risonanza magnetica funzionale e la magnetoencefalografia hanno mostrato che, durante l’assunzione di sostanze psichedeliche, si ha una diminuzione del flusso sanguigno nelle regioni cerebrali che costituiscono il default mode netwrok.

Inoltre, il pattern cerebrale di soggetti sotto effetto allucinogeno è simile a quello di monaci buddhisti che, grazie alla meditazione, riescono a “spegnere” le parti del cervello coinvolte nel default mode network. Anche altre esperienze, come la preghiera o le cosiddette esperienze di pre-morte (la luce in fondo al tunnel), possono portare ad una riduzione delle connessioni del default mode network.

Network neurali sostitutivi

Il nostro cervello cerca sempre di dare un senso alla realtà e, di norma, usa il default mode netwrok per farlo. Se questo strumento viene meno, come nel caso dell’assunzione di sostanze allucinogene, il cervello attiva altri network neurali per “spiegare” le cose.

Con la riduzione della funzionalità del default mode network, il cervello non riesce ad elaborare in modo coerente le informazioni che riceve e inizia a creare allucinazioni. L’alterazione della percezione è, quindi, un modo per gestire qualcosa che, altrimenti, non avrebbe alcun senso.

L’attività funzionale del cervello è un sistema complesso che gli scienziati semplificano con rappresentazioni di network che traslano la moltitudine di dati che si ottengono attraverso le tecniche di neuroimaging. Le reti neurali, infatti, vengono studiate attraverso le loro proprietà di creare dei collegamenti, nodi di giunzione, gradi di distribuzione etc.

Uno studio del King’s College di Londra ha studiato l’attività cerebrale attraverso la risonanza magnetica funzionale di soggetti volontari che hanno ricevuto una dose di psilobicina, un allucinogeno presente nei funghi, o un blacebo. I risultati hanno mostrato che la struttura dei pattern funzionali del cervello subisce un drammatico cambiamento, dopo la somministrazione della sostanza allucinogena, con la creazione transiente di nuove strutture di comunicazione neurale.

a) Rappresentazione grafica dei network neurali dei pazienti a cui è somministrato un placebo. b) Network neurali dei pazienti a cui è somministrata psilocibina.

Il bad trip

Nella moltitudine di reazioni che avvengono nel nostro cervello dopo aver assunto sostanze allucinogene, alcune possono portare il soggetto a sensazioni spiacevoli accompagnate da uno stato di paura, panico e ansia.

Non si sa ancora spiegare il motivo per il quale si va incontro ai cosiddetti “bad trip” e l’esperienza è sempre imprevedibile. Il bad trip non è pericoloso in sé, ma può essere dannoso per il soggetto stesso o per coloro che gli sono accanto. In uno stato alterato della coscienza, infatti, i soggetti potrebbero avere comportamenti aggressivi o pericolosi contri se stessi e gli altri.

Ne sa qualcosa Alfred Hoffman, un chimico svizzero che sintetizzò l’LSD e, per primo, lo ingerì. Nel suo primo trip, Hoffman ebbe un’allucinazione che la sua vicina di casa si fosse trasformata in un demone maligno, quando invece la donna stava solo provando a salvargli la vita.

Fonti:

López-Giménez JF, González-Maeso J. Hallucinogens and Serotonin 5-HT2A Receptor-Mediated Signaling Pathways. Curr Top Behav Neurosci. 2018;36:45-73. doi:10.1007/7854_2017_478

Nour Matthew M., Evans Lisa, Nutt David, Carhart-Harris Robin L. Ego-Dissolution and Psychedelics: Validation of the Ego-Dissolution Inventory (EDI). Frontiers in Human Neuroscience DOI:10.3389/fnhum.2016.00269

Petri G., Expert P., Turkheimer F., Carhart-Harris R., Nutt D., Hellyer P. J. and Vaccarino F. 2014Homological scaffolds of brain functional networksJ. R. Soc. Interface.1120140873

Marta

Scienziata italiana, ricercatrice nel Regno Unito. Impiego sempre troppo tempo a spiegare che, pur essendo un dottore, non sono un medico. Mi occupo di ricerca sul cancro, immunoterapia e cerco di capire come funziona lo stress nel corpo umano.

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