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Al Naslaa: la roccia spaccata in due

Nel profondo dell’oasi di Tayma, nella provincia di Tabuk, in Arabia Saudita, si trova un’antichissima roccia chiamata Al Naslaa con una caratteristica insolita: è divisa a metà da un taglio netto che sembra fatto con un laser.

Lato posteriore della roccia. Fonte.

Le antiche origini di Tayma

Tayma è una grande oasi che ha origini antichissime. È situata nella parte nord-occidentale dell’Arabia, in una posizione strategica in quanto è l’ultima città sulla rotta commerciale fra Medina e al-Jaws prima di entrare nel deserto del Nefud.

I primi insediamenti in questa oasi risalgono addirittura all’età del bronzo. Proprio nella città sono stati trovati alcuni dei pochi oggetti di metallo rinvenuti nell’area, risalenti a diverse centinaia di anni prima di Cristo. Recentemente è stata inoltre scoperta una roccia con un’iscrizione del faraone egiziano Ramses III. Presumibilmente la città faceva parte di un’importante rotta terrestre tra la costa del Mar Rosso della penisola arabica e la valle del Nilo.

La stele di Tayma scoperta nel 1883, e ora al Louvre, fornisce l’elenco delle divinità di Tayma nel VI secolo a.C.: Ṣalm di Maḥram, Shingala e Ashira. Fonte.

Quest’area è anche famosa per la presenza di antiche tracce di incisioni rupestri (petroglifi) rappresentanti scene di caccia e di combattimenti. È difficile datare questo tipo di reperti, data la loro natura e la loro costante esposizione agli agenti atmosferici, è verosimile che molti di essi risalgano a circa un millennio a.C.

Petroglifo nei pressi di Tayma raffigurante tre cavalli Arabi. Fonte.

Troviamo riferimenti all’oasi già in iscrizioni assire risalenti all’VIII secolo a.C., viene menzionata nell’antico testamento e sappiamo che l’ultimo re babilonese, Nabonedo, riuscì a conquistarla e vi si stanziò per dieci anni. La città è stata anche abitata da una importante comunità ebraica durante il I secolo d.C., comunità che ha prosperato per molte centinaia di anni.

La strana roccia

Nel deserto del Nefud non è raro imbattersi in rocce dall’aspetto particolare. Questi depositi sedimentari si sono formati in ambienti marini poco profondi. Nell’attuale deserto arabo, secoli di vento, azione abrasiva della sabbia e piogge periodiche hanno scolpito la roccia arenaria e calcarea nelle forme più disparate. Fra tutte le rocce però ce n’è una in particolare che non passa inosservata, quella di Al Naslaa.

In questa immagine capiamo meglio la scala delle dimensioni. Fonte.

Questo blocco di arenaria poggia su di un piedistallo naturale, una base erosa dall’azione del vento e della sabbia che sembra debba cedere da un momento all’altro ma che invece continuerà a sorreggere il blocco per ancora molto tempo.

Ma la vera peculiarità sta nella spaccatura che divide a metà la roccia. Il taglio netto sembra artificiale data la sua perfezione ma, per quanto difficile da credere sia, non è così.

Come se non dovesse bastare, la roccia presenta uno dei petroglifi menzionati precedentemente con la figura di un uomo che tiene un cavallo per le briglie. Insomma, equilibrio delle forme, misteri geologici e archeologia, cosa cercate di più?

Lato frontale della roccia. Notate i petroglifi sulla parte destra.

Le teorie scientifiche sulla spaccatura

Non è difficile immaginare come Al Naslaa sia stata al centro delle peggiori teorie del complotto su alieni che tagliano rocce a caso con i laser perché boh, qualche migliaio di anni fa andava di moda.

Ma come si spiega il taglio netto?

Per i ricercatori non è stato un puzzle semplice da risolvere e, spoiler alert, al momento abbiamo solo teorie. Al Naslaa presenta non solo una spaccatura centrale, ma anche un lato, quello con il petroglifo, molto levigato a differenza del resto della roccia, cosa che rende ancora più difficile credere che non ci sia lo zampino dell’uomo.

Proviamo però a isolare queste caratteristiche e analizziamole una per una.

La superficie liscia di uno dei lati non è così strana, molte rocce nello spaccarsi lo fanno su linee di frattura più o meno lisce. Millenni di erosione hanno poi levigato qualsiasi irregolarità, donando ad Al Naslaa l’aspetto odierno.

E la spaccatura centrale?

Dettaglio della spaccatura centrale. Fonte.

Secondo i geologi, l’ipotesi più probabile è legata ai movimenti tettonici del terreno. Secondo questa ricostruzione, sembra che tali movimenti abbiano spostato uno dei due piedistalli che sorreggono la parete rocciosa creando una tensione tanto forte da spaccarla. Altri ricercatori hanno teorizzato che la scissione sia essa stessa una linea di faglia e, poiché il materiale che circonda le faglie tende ad essere più debole e ad erodersi più facilmente, questa sia stata erosa dal vento lasciando intatta la roccia circostante. Le due teorie non si escludono a vicenda ma la prima viene ritenuta più probabile della seconda.

Conclusione

Oggi Al Naslaa non si è spostata dalla posizione in cui è rimasta negli ultimi millenni. È visitabile da tutti ed è raggiungibile in auto. La roccia è così spettacolare che affascina noi così come ha affascinato secoli fa un viandante che ha lasciato, impresso sulla roccia, il disegno di un uomo che tiene un cavallo per le briglie e di un ibex.

Dalla prospettiva della roccia, centinaia di migliaia di persone si saranno fermate a guardarla, e molti ancora lo faranno nel futuro, tutti accomunati da una faccia sorpresa di fronte a questa scultura naturale così perfetta e particolare.

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Giovanni Cagnano

Plant Breeder di mestiere, divulgatore per hobby. Nato sotto una foglia di carciofo e cresciuto a orecchiette e cime di rape, sono sempre stato interessato alla genetica. Ho studiato biotecnologie agrarie e, dopo un erasmus in Danimarca, ho proseguito con un industrial PhD nella stessa azienda sementiera presso cui stavo scrivendo la tesi. Dal 2019 sono rientrato in Italia e lavoro attivamente come plant breeder, realizzando varietà di ortaggi che molto probabilmente avete mangiato :)

2 pensieri riguardo “Al Naslaa: la roccia spaccata in due

  • Dario Giacoletto

    Non condivido le spiegazioni fornite o ipotizzate; indice di una superficialità stucchevole se non trattasi di strumentalizzazione del pensiero di massa. In natura la roccia quando si spacca, lo fa in base alle venature. In questo caso le venature sono orizzontali e la spaccatura è verticale. Se eventualmente, ma solamente per ipotesi, una forza fosse stata in grado di spaccare in senso contrario alla venatura, lo spacco sarebbe irregolare. Poi vi è tutto il resto a dimostrazione che trattasi di azione tecnologica e non naturale.

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    • Giovanni Cagnano

      Ciao Dario, quelle che ho fornito non sono ipotesi mie, visto che la geologia non è il mio ambito. Sono ipotesi formulate da un team composito di archeologi e geologi che hanno studiato la formazione in questione. Non essendo un esperto nel settore non posso risponderti nel merito, ma suppongo che i geologi che hanno effettuato gli studi non avrebbero avuto nessun tipo di problema ad ammettere che il fenomeno fosse legato all’azione tecnologica piuttosto che a eventi naturali, se le loro analisi avessero portato in quella direzione. Evidentemente non è stato così.

      Rispondi

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