Oggi, 20 Aprile 2020, Ricordiamo una delle menti eccellenti del secolo scorso, Marie Curie.
Chi era Marie Curie?
Maria (Marie) Curie Skłodowska è stata una chimica e fisica polacca naturalizzata francese. Vincitrice di due premi Nobel (onore riconosciuto a sole 4 persone in tutta la storia dell’umanità), e l’unica ad aver ricevuto questi due premi in due rami diversi della scienza. Un premio Nobel per la fisica nel 1903 e un per la chimica nel 1911.
Oggi, 20 Aprile, è il 118° anniversario della scoperta che le garantì il secondo dei suoi due premi Nobel.
Maria Skłodowska nacque il 7 novembre 1867 a Varsavia. Dopo aver iniziato la sua educazione con il padre, da autodidatta, partì per la Francia e si laureò in matematica e fisica all’università di Parigi. A Parigi conobbe Pierre Curie, un istruttore della Scuola di Fisica e Chimica Industriale. Pierre e Marie convolarono a nozze nel 1895 ma decise di non rinunciare totalmente al suo cognome, mantenendo il suo cognome di origine polacca. A seguito del loro matrimonio, Marie e Pierre dedicarono il loro tempo allo studio dell’uraninite. Questo minerale radioattivo, anche detto pechblenda (da “pitchblende” che era il nome datogli dai minatori tedeschi), è ancora oggi la principale fonte naturale di uranio.
Perché l’uraninite?
L’uranio è un elemento radioattivo, ed è la fonte della radioattività che si osserva nei campioni di uraninite. Tuttavia i coniugi Curie si accorsero che alcuni campioni di pechblenda mostravano una radioattività maggiore di quella teorica. Non solo, anche dopo la rimozione dell’uranio, il materiale restante era ancora radioattivo. Marie e Pierre decisero quindi di approfondire questa stranezza apparentemente inspiegabile. Esaminando grandi quantità di pechblenda, nel luglio del 1898, riuscirono ad isolare una piccola quantità di un elemento completamente nuovo e 330 volte più radioattivo dell’uranio. Questo elemento venne chiamato “polonio”, in onore della terra di origine di Marie.
Nuovi esperimenti operati sullo stesso minerale portarono i coniugi Curie a concludere che la pechblenda dovesse necessariamente contenere un altro elemento sconosciuto. Nel 1898 infatti, Marie e Pierre scoprirono che all’interno del minerale esisteva un ulteriore elemento radioattivo, che fu nominato appunto “radio”. La scoperta di questi due elementi permise a Marie Curie di ottenere il titolo di dottorato in scienze all’università di Parigi.
C’è un ma…
Sfortunatamente, per quanto il radio si trovi nella pechblenda (come l’uranio e il polonio), è troppo poco e troppo poco puro per poterlo caratterizzare e per poterne stabilire il peso atomico. Per ottenerne abbastanza sarebbe stato necessario trattare tonnellate di pechblenda.
E fu così che Marie iniziò un instancabile viaggio nel suo laboratorio-capannone. Un viaggio costituito da sacchi di pechblenda da venti chili l’uno, gas tossici di acido solfidrico, separazioni, filtrazioni e misurazioni. Marie dedicò vari anni della sua vita a separare il radio dagli altri minerali nell’uraninite, utilizzando un metodo ideato e messo a punto da lei stessa.
Il 28 marzo 1902 annotò sul suo quaderno: “RA = 225,93. Peso di un atomo di radio.”
Era il 20 aprile di quell’anno quando la scoperta venne ufficialmente comunicata, 118 anni fa.
Gli anni dopo la scoperta.
Un anno dopo questa scoperta (nel 1903), Marie e Pierre Curie (insieme a Antoine H. Becquerel) ricevettero il premio Nobel per la fisica per i loro studi sulle radiazioni. Nel 1906 Marie Curie fu la prima donna a insegnare all’università della Sorbona e nel 1908 la prima donna a ottenere una vera e propria cattedra come professoressa a Parigi.
A seguito delle scoperte dei coniugi Curie, molti medici iniziarono ad usare i materiali radioattivi come cura sperimentale per il cancro, mettendo le basi per quella che oggi è la radioterapia. Marie Curie, invece di pensare al suo tornaconto economico, decise intenzionalmente di non depositare alcun brevetto per il processo di isolamento del radio da lei sviluppato. Preferendo lasciarlo libero per dare alla comunità scientifica la possibilità di progredire in questo campo senza ostacoli.
Sfortunatamente, all’epoca non era noto quanto l’esposizione continua e non controllata alle radiazioni fosse dannosa per il corpo umano.
Marie e Pierre Curie passavano le ore in laboratorio ad ammirare affascinati il verde lucente dei sali di Radio nelle boccette di vetro, ignari della loro pericolosità. Ancora oggi, tutti i suoi appunti di laboratorio successivi al 1890, persino i suoi ricettari di cucina, sono considerati pericolosi a causa del loro continuo contatto con sostanze radioattive. Sono conservati in apposite scatole piombate e chiunque voglia consultarli deve indossare specifici abiti di protezione. Dato che le vie del caso sono infinite, mentre Marie cadde vittima di una anemia aplastica (quasi certamente causata dall’esposizione alle radiazioni) nel 1934, Pierre perì a Parigi nel 1906 travolto da una carrozza.
Oggi, 20 Aprile, abbiamo la possibilità di ricordare una donna di scienza indipendente, geniale, devota al progresso scientifico e pronta al sacrificio del proprio tornaconto. Un vero esempio per chiunque si affacci al mondo della scienza e della ricerca.
Laurea in chimica-fisica dei sistemi biologici, ottenuta all’università “La Sapienza” di Roma, PhD in Chimica Organica ottenuto all’università di Twente (Paesi Bassi), attualmente parte dell’Editorial Office di Frontiers in Nanotechnology e Frontiers in Sensors, a Bologna. Mi identifico come napoletano (anche se di fatto a Napoli ci sono solo nato). Un ricettacolo di minoranze (queer, vegano, buddista…) con una grande passione per la divulgazione.
Laurea in chimica-fisica dei sistemi biologici, ottenuta all'università "La Sapienza" di Roma, PhD in Chimica Organica ottenuto all'università di Twente (Paesi Bassi), attualmente parte dell'Editorial Office di Frontiers in Nanotechnology e Frontiers in Sensors, a Bologna. Mi identifico come napoletano (anche se di fatto a Napoli ci sono solo nato). Un ricettacolo di minoranze (queer, vegano, buddista…) con una grande passione per la divulgazione.
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